Benevento, 28-09-2025 09:26 |
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Mimmo Nazzaro rappresento' una inconfondibile figura di ortopedico poi destinato al servizio di riabilitazione che l'Ospedale cittadino ebbe
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Nostro servizio |
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Questa domenica, Peppino De Lorenzo ricorda i medici Domenico Nazzaro ed Enzo Feleppa.
Domenico Nazzaro (nella foto di apertura).
Per tutti i colleghi Mimmo, rappresentò una inconfondibile figura di ortopedico, successivamente, destinato al servizio di riabilitazione, che l'Ospedale cittadino ebbe.
Detentore di una mitezza caratteriale senza eguali, in ogni occasione, si distingueva per incarnata preparazione professionale.
Mai una frase fuori posto, un discorso sopra le righe. In definitiva, un vero medico.
Era nato nella nostra città il 15 gennaio 1940 e, dopo avere frequentato la scuola media nell'Istituto "Giuseppe Alberti" e, poi, il liceo Scientifico "Rummo", si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia all'Università di Napoli.
Raggiunta la laurea, dopo il previsto tirocinio, entrò a fare parte, quale assistente, dell'Ospedale "Rummo", ricoprendo, poi, successivamente, a specializzazione raggiunta, il ruolo di ortopedico che proseguì, ininterrottamente, fino al 31 dicembre 2002, giorno del suo pensionamento anticipato.
Senza entrare nei particolari che, in questo momento, apparirebbero inopportuni, sono ancora in molti a ricordare che a Mimmo Nazzaro, come è capitato a tanti professionisti da bene e detentori di spirito libero, non mancarono le amarezze.
Fu anche lui vittima delle angherie della politica che, agli inizi del nuovo millennio, raggiunsero un indiscusso soverchio.
Mimmo Nazzaro si spense pochi mesi dopo e, con precisione, il 4 giugno 2003.
Enzo Feleppa
La storia umana e professionale di Enzo Feleppa ha un significato particolare valutando le vicende, non poche, liete e tristi, intimamente legate all'Ospedale "Rummo".
Enzo trascorreva la sua vita nel Pronto Soccorso, un turno dopo l'altro, cercando, tante volte, di strappare il malato alla morte in agguato.
In quel tempo, diversamente da oggi, non si rimaneva per settimane sulla barella.
E fu proprio concludendo un difficile turno che, d'improvviso, fu colpito da una severa emorragia cerebrale finendo così, ancora giovane, i suoi giorni in poche ore.
I nostri contatti erano stati frequenti, direi quotidiani. Quando io ed i miei medici lo invitavamo per una consulenza nel nostro reparto, lui si rendeva sempre disponibile e pronto ad intervenire senza indugio.
Il caso volle che una notte, solo qualche giorno prima dell'incidente che lo portò alla morte, colpito da una delle mie frequenti crisi asmatiche, più forte del solito, fui costretto a ricorrere al Pronto Soccorso.
Enzo era di turno. Si prodigò con tutto se stesso, mi stette accanto fino a quando non fosse convinto che i farmaci avessero agito.
In precedenza tante erano state le mie lotte solitarie che, negli anni addietro, avevo portato avanti al fine che il "Rummo" fosse dotato di un reparto di Neurochirurgia.
Quelle rivendicazioni erano dettate dalle storie dei tanti pazienti, molto spesso ragazzi, che, dopo accidenti vascolari o incidenti stradali, dovevano essere tasferiti a Napoli.
Le mie proteste, poi, fors'anche recepite tardi, raggiunsero il vertice quando Enzo Feleppa venne colpito, appunto, da un ictus cerebrale.
Oggi, il Pronto Soccorso, giustamente, è a lui intitolato.
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