Benevento, 13-09-2025 09:41 |
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Citta' piccole come Benevento hanno in comune la contiguita' con i centri di prossimita' che fino ad anni fa non hanno avuto il giusto rilievo
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Redazione |
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Raccogliamo un nuovo intervento di Vincenzo Carbone (foto), architetto, che pone alcune sue riflessioni partendo da quanto si è discusso all'Expo 2025 di Osaka.
"Le scoperte scientifiche, i ritrovati della medicina, l'innovazione tecnologica, la transizione digitale ed energetica, rappresentano - scrive - i contesti del rinnovamento.
Questi contesti modificheranno la quotidianità pur conservando e rafforzando, nel contempo, i frammenti urbani, cuori pulsanti delle comunità.
Ancor di più, se riusciamo ad incrociare gli effetti, il rinnovamento è partecipe delle rinascite e dell'inversione di tendenze negative come lo spopolamento.
Il punto di partenza è cambiare la prospettiva.
Iniziando dal tema di Expo 2025 di Osaka "progettare la società futura delle nostre vite", che è l'impegno futuro per le influenze che avrà sulle comunità.
Possiamo affermare che questi temi sono una sfida potente, un invito a mettere in campo azioni straordinarie per un nuovo progetto territoriale, un nuovo equilibrio e un nuovo welfare insediativo, come fu nel novecento dopo la guerra, dove l'impegno fenomenale di tutti tenne coeso il Paese.
Il futuro non è facile intravederlo, la cultura può aiutare.
Comprendere come far diventare le città future, reti di centralità e sistemi di funzioni, di connessioni naturali e infrastrutturali, è tanta roba.
Qual è la direzione?
Un inizio, ad esempio, è considerare, come in parte già avviene ma con maggiore vigore, la città come un moderno ecosistema territoriale.
Da anni l'ecosistema è conosciuto grazie all'impegno di studiosi, associazioni e partiti. Rimane un punto chiave.
Comprende insediamenti umani, centralità urbane anche non vicine, naturalità e organismi viventi che interagiscono.
Anche le questioni del clima, dei beni pubblici e dei rischi incidono sull'ecosistema.
Anche i temi di Expo: "Salvare vite, potenziare vite, connettere vite" condizionano l'ecosistema.
L'interazione culturale (cross-culturale), la longevità, l'intelligenza artificiale e la transizione digitale, che fanno parte della nostra vita e i cui effetti non sono neutri, se monitorati e approfonditi, possono generare positività dentro l'ecosistema.
La cultura è promotrice di nuove visioni della società, la diffusione dell'interazione culturale e delle diversità rafforzano nelle comunità inclusione e responsabilità.
Il rafforzamento animerà il dibattito, orienterà la politica, il civismo e l'imprenditoria, modificherà il modello economico verso l'economia etica, che è una benefica prospettiva.
Ancor di più, l'economia etica spingerà verso il partenariato pubblico-privato e le sinergie potranno favorire le trasformazioni.
Ad esempio, nell'edilizia accessibile (affordable housing).
E' un tema su cui il partenariato pubblico-privato può diventare strutturale.
L'edilizia accessibile ha radici antiche, fu introdotta nei primi del '900 negli Stati Uniti. Un modello italiano di welfare insediativo, presto dimenticato, è quello di Ivrea delle architetture Olivettiane.
Rappresenta ancora oggi un primato, perché Adriano Olivetti seppe unire profitto, qualità della vita, solidarietà e architettura.
Oggi la mancanza di disponibilità di abitazioni accessibili riguarda tutte le comunità.
Peraltro è più avvertita rispetto al passato anche per i prezzi degli immobili riqualificati e la gentrificazione nelle città medio-grandi.
Così con il partenariato e l’affordable housing le città possono affrontare il nodo della crisi dell’edilizia accessibile e del rinnovamento urbano, proponendo tra l'altro una "gentrificazione gentile" che non presenta né vinti, né vincitori e dove il valore aggiunto creato è distribuito alle imprese e alla collettività.
Altra questione è la longevità.
Si calcola che entro il 2050 circa i due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città e, di questi, due miliardi avranno più di 60 anni.
E' una prospettiva che impone un cambio di passo anche nell'urbanistica.
L'aumento delle aspettative di vita genera anche una maggiore richiesta di ricreatività e fruibilità di aree naturali.
Quindi, la rete degli spazi naturali è l'opportunità per disegnare le città come sistema policentrico aperto, disponibile ai nuovi bisogni.
Il cambio di prospettiva è impegnativo.
Soprattutto per le grandi città, dove periferie, polarità e interessi rendono lento l'adattamento.
Le città piccole o intermedie, invece, sono più permeabili all'adattamento; gli studi lo confermano dall'Eurispes a Mecenate 90.
Dalla pandemia in poi le città piccole hanno rappresentato coesione, hanno stretto accordi, costruito piattaforme di area vasta.
Hanno organizzato i servizi su scala sovra comunale, migliorato l'offerta formativa, il trasporto, le politiche ambientali e infrastrutturali (L'Italia Policentrica).
Spesso queste città piccole o intermedie, come Benevento, hanno in comune la contiguità con i centri di prossimità, contiguità che fino ad anni fa non ha avuto il giusto rilievo.
Nei centri minori lo spopolamento si somma alla dispersione urbana e alla bassa densità abitativa che aumenta il rischio della saldatura edilizia con le città.
Le iniziative della città dell’area vasta, compresa quella di Benevento promossa dal sindaco Mastella (borghi, ruralità, arte e cultura), hanno finalmente dato rilievo all'idea dell'ecosistema territoriale della città e dei comuni, comprendendo appieno il fermento che l'unità territoriale esprime.
In questo nuovo paradigma, la richiesta di aree della naturalità si salda alle esigenze della longevità, il rinnovamento immobiliare si unisce all'affordable housing e al partenariato per dare risposte inclusive, il contrasto allo spopolamento chiede centralità alla cultura, alla transizione digitale, al lavoro a distanza (nomadi digitali) ai servizi.
In questo quadro le comunità, sfidano la forma del presente. L'unità territoriale è il dato di partenza".
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