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Benevento, 11-07-2025 18:44 ____
Una Tavola del Piano Urbanistico Comunale smentisce il racconto della delibera che approva il recupero delle Gallerie
La visione dello stralcio disvela il falso. I finanziamenti vanno devoluti per opere previste nel Puc, le gallerie non lo sono, scrivono Serafino De Bellis e Giovanni Giusti per il Comitato "Basta opere inutili e dannose. Difendiamo la vivibilita'. No alle gallerie"
Redazione
  

L'accordo di previsione del finanziamento all'Asse Interquartiere si basa su un falso.
A sostenerlo, in una nota, Serafino De Bellis e Giovanni Giusti per il Comitato "Basta opere inutili e dannose. Difendiamo la vivibilità. No alle gallerie".
"Gentile direttore - ci scrivono - il Piano Urbanistico Comunale (Puc), di Benevento fu prodotto e approvato nel 2012 ed è tuttora vigente.
L'elaborato "Tavola 3.2. - Le infrastrutture per la mobilità urbana - il sistema infrastrutturale" individua tre elementi: Viabilità esistenti da potenziare o di progetto da realizzare (segno di colore blu); Fasce di rispetto stradale (colore giallo); Aree destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale connessi alla mobilità ferroviaria con relativi servizi (colore arancio).
La figura 1 è uno stralcio della Tavola 3.2 citata, un focus sul sistema viario dell’area tra via delle Puglie e il fiume Sabato.
Con il cerchio verde è evidenziato l’estremo della strada, parzialmente costruita, denominata Asse Interquartiere, il cui altro estremo è collocato nella rotonda stadio.
Cosa evidenzia il cerchio verde?
Un terminale a via Avellino con un incrocio a raso. Delle gallerie non c'è manco l'ombra, né un segno che le richiami o le evochi.
A dimostrazione della persistenza nel falso, nel "Documento di fattibilità delle alternative progettuali", elaborato da Antonio Iadicicco, capo ufficio delle Opere Pubbliche del Comune di Benevento, alla pagina 1 - Premessa - terzo capoverso, si legge scritto; "Il completamento dell’opera già prevista negli strumenti urbanistici vigenti..."
Nel Puc la strada ha due estremi: Uno alla rotonda stadio, l'altro in via Avellino, ma il documento, composto di sette elaborati, denominato Studio di prefattibilità, approvato con delibera giunta comunale del 14 ottobre 2022, contiene una tavola, numero IT.2, che rappresenta le aree urbane, colorate con colori diversi.
Si sono guardati bene dall'allegare la Tavola 3.2. del Puc, che smentisce tutto il racconto; al contrario tutta la stima di spesa, si riferisce alle gallerie.
La visione dello stralcio disvela il falso: i finanziamenti vanno devoluti per opere previste nel Puc, le gallerie non lo sono. In alternativa, è obbligo dichiarare che non sono previste nel Puc, ma che saranno inserite con una variante. Nessuna delle due opzioni è presente nelle delibere né nell’accordo quadro.
Di conseguenza, la Regione Campania non può fare altro che disdire l'accordo perché basato su falsi presupposti e ritirare il finanziamento.
Il Comitato "Basta opere inutili e dannose. Difendiamo la vivibilità. No alle gallerie" ha formulato critiche all’idea, motivate e circostanziate; che hanno riguardato l'intendimento, non il progetto perché un progetto non esiste e chi dice o scrive che il progetto va realizzato non sa che cosa è un progetto né ha la benché minima idea di cosa significa produrre un progetto, oggi.
Ciò che è stato pensato, in quegli anni, ossia i collegamenti diretti tra quartieri, è fallito ed è totalmente inattuale.
Ciò che è stato seppellito in via Martiri d’Ungheria, negli anni '80‐'90, costato 30 miliardi di lire, è frutto di strumenti inidonei, è avvenuto in un quadro giuridico totalmente cambiato.
Abbiamo scoperto, ma ci riserviamo di approfondire, cosa difficile perché la documentazione dell'epoca appare irreperibile, che l'intendimento iniziale fosse di trivellare la galleria profonda, proposito abbandonato perché metteva a rischio gli edifici esistenti.
L'informazione appare credibile per analogia; infatti, proprio in quegli anni, le gallerie Anas, dette Gallerie Avellola, subirono diverse vicissitudini, che evidenziarono gli errori progettuali e i pericoli indotti agli edifici soprastanti.
La formazione, da attraversare in via Martiri d'Ungheria, è la stessa.
Pertanto, è credibile dedurre che la valutazione dei potenziali rischi all'intorno abbiano indotto ad abbandonare la tecnica dello scavo in galleria e ad adottare il metodo Morandi (formazione di setti verticali, poi orizzontali, poi scavo, tecnica elaborata da Morandi per la linea 1 della metro Roma).
Tutta questa materia sarebbe da riconsiderare ossia da progettare.
In ogni caso, nessuno ci ha spiegato cosa c'azzeccano le due gallerie superiori con il collegamento con il Rione Libertà (che si fa a piedi in 20 minuti).
Non regge neanche "l'ipotesi di uso di un volume" (siamo alle battute d’avanspettacolo, esilarante) perché gli stalli di parcheggio sono quelli che ci sono oggi in superficie, solo che li trasferisci sotto terra, con complicazioni enormi, a meno dell'osservanza dell'articolo 158 Codice della Strada.
In ogni caso, vorremmo capire perché una intera comunità deve essere costretta ad occuparsi di produzioni tipiche del periodo di Tangentopoli, in un quadro locale, nazionale e mondiale, totalmente cambiato, che impone problemi di natura e di dimensioni diverse, che, solo per essere affrontati, richiedono un'attrezzatura culturale, lontana dall'egotismo autorefenziale, di cui chi si titilla l'ego ipertrofico e vive, da anni, nel passato, è privo".

                   

comunicato n.171994



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