Benevento, 20-04-2025 09:18 |
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Di Claudio De Rienzo serbo un piacevole ricordo. Con lui il destino non fu di certo benigno ricorda Peppino De Lorenzo
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Nostro servizio |
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Sono Claudio De Rienzo e Mimma Greco, due giovani anestesisti del "Rummo", che, questa settimana, Peppino De Lorenzo ricorda.
Claudio De Rienzo (foto di apertura).
Di Claudio serbo un piacevole ricordo. Con lui il destino non fu, di certo, benigno.
Mio coetaneo, iniziò la sua attività al "Rummo" nello stesso periodo insieme a me.
Dopo essersi laureato, brillantemente, uno dei suoi primi incarichi, da giovane medico, fu la sostituzione del sanitario di Buonalbergo, ove fu da tutti benvoluto, così come, qui da noi, in città.
Poi, l'arrivo al "Rummo", la collaborazione alla Clinica "Santa Rita", nonché alla Casa Circondariale nella ex sede di viale degli Atlantici, prima, e a contrada Capodimonte, poi.
Un lavoro, quest'ultimo, non, di certo, facile, ma che da lui venne svolto nel migliore dei modi.
L'ultimo incontro che ebbi con Claudio fu nel corso di un convegno medico organizzato in città. A cena sedemmo accanto e furono tanti i nostri discorsi, già allora speranzosi di una sanità migliore.
Quella sera, eravamo nel 1993, gli confidai che fossero in corso le trattative per una mia candidatura alle imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale.
Ricordo mia moglie, seduta al tavolo insieme a noi, che, sebbene mite di carattere, andò su tutte le furie, non essendo favorevole ad un mio ingresso in politica. Il tempo le ha dato ragione, devo ammetterlo.
In seguito, giovanissimo, l'insorgere per Claudio di un male incurabile, ribelle anche a delicati interventi chirurgici praticati all'estero.
Nulla riuscì a fermare la morte che lo inseguì senza dargli scampo, con sofferenze indescrivibili.
Si spense, appunto, nel novembre 1993. Aveva 45 anni.
Mimma Greco
Probabilmente, oggi, il nome di Mimma Greco, considerando che lei non fosse beneventana ed anche per la sua breve permanenza all'Ospedale "Rummo", dica ben poco.
Tuttavia, ricordando i colleghi che hanno operato nel nostro territorio, mi è difficile non rivolgere a lei un pensiero affettuoso.
Mimma era dirigente dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione.
In poco tempo era riuscita a stabilire un bellissimo rapporto non solo con i colleghi, ma con tutti gli operatori del settore.
Gli stessi colleghi ed il personale parasanitario cui mancò, d'improvviso, l'infaticabile allegria che metteva nel suo lavoro quotidiano quando una mattina appresero che Mimma, ritornando a casa dopo un faticoso turno di guardia, si era addormentata per non svegliarsi più.
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