Benevento, 22-03-2025 20:52 |
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La lettura dei libri e' presente nei bambini fino a quando non entrano in possesso del telefonino. Poi essa si interrompe. Bisogna trovare altre forme
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Nostro servizio |
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E' certamente una formula vincente e gradita dal pubblico quella ideata da Isabella Pedicini e Melania Petriello che, peraltro, occasionalmente perfettamente in tema con le giornata che il centro storico cittadino sta vivendo sulle streghe, hanno denominato "Stregonerie - Premio Strega tutto l'anno", la loro rassegna giunta alla VI edizione.
Il pubblico, che è in definitiva il giudice ultimo, ha dimostrato di gradire ed anche stasera il salone dello Strega era stracolmo al punto che alla portineria hanno fermato gli ingressi e chi non aveva prenotato non ha avuto accesso ed è dovuto andare via così come è successo ad Angelo Moretti ed alla sua famiglia.
Ospite della serata Melania Mazzucco, Premio Strega 2003 con "Vita", che ha conversato con la giornalista Mediaset, Claudia Marchionni.
Noi siamo riusciti a strappare una breve intervista a Mazzucco prima che la manifestazione avesse inizio ed è stato molto interessante acquisire la sua posizione su vari temi.
Il Premio Strega torna stasera nella città legata a filo doppio al concorso letterario oramai più importante d'Italia, in una città che ha visto sorgere proprio qui l'industria che da poi dato il nome al Premio, e così abbiamo avviato l'interlocuzione con Mazzucco.
Di tempo ne è passato da quel lontano 2003 quando vinse il Premio Strega con il suo romanzo "Vita", che trattava della storia dell'emigrazione in America del nonno paterno, Diamante, e dei suoi amici.
Da allora ad oggi cosa è cambiato?
"Vita", ci ha risposto la scrittrice, era la storia di mio nonno che come milioni di italiani emigrò in cerca di una vita partendo da un paesino, tra Roma e Napoli, in provincia allora di Caserta, Tufo di Minturno, oggi provincia di Latina, ma storia nel Regno di Napoli.
Lui, mio nonno, migrò all'inizio del Novecento e partì per l'America del Nord, New York in particolare, poi New Jersey, come fece del resto tutto il villaggio, tutti gli uomini dai 16 anni in avanti.
Una buona parte dei Mazzucco non sono più tornati, sono rimasti lì.
Sono poi stata recentemente a Toronto, in Canada, dove c'è stata la seconda ondata migratoria dopo la seconda guerra mondiale e lì c'è una comunità ricchissima di originari di Tufo di Minturno che sono in Canada e che poi si sono sparpagliati negli Stati Uniti.
Lei è stata a Benevento anche nel 2019, essendo stata già vincitrice dello Strega...
Sì, ci ha risposto Mezzucco, sono venuta proprio quando è nata la rassegna "Stregonerie", sono stata ad inaugurarla e mi piace pensare di averle anche portato fortuna.
E proprio di questo volevamo parlare, abbiamo detto noi, anche per dare il giusto merito a Pedicini e Petriello che l'hanno voluta questa rassegna con l'intento di dare rinnovato vigore e lustro a chi il Premio Strega lo ha faticosamente e con merito conquistato.
Anche il rapporto del Premio Strega con Benevento, ci ha detto la scrittrice, c'era già.
La prima volta che sono venuta qui in città, in assoluto, era il 1996 quando ho partecipato per la prima volta allo Strega con il mio primo romanzo "Il bacio della medusa".
All'epoca venire qui era ancora una trasferta abbastanza impegnativa, nel senso che i treni non avevano orari buoni e si doveva venire in macchina e quindi il ricordo è abbastanza epico. Da allora la città è cambiata tantissimo anche relativamente alle attività culturali.
C'è stata una vera rinascita.
Ed oggi la ritroviamo qui...
Sì, ci ha detto la scrittrice, oggi finalmente torno per me.
Di solito vengo tutti gli anni per il Premio Strega del quale oramai faccio parte nel Comitato direttivo di cui sono presidente, ma vengo sempre per i libri degli altri.
Dal 2019 non sono tornata a Benevento con un libro mio anche perché in definitiva romanzi non ne ho scritti da allora. Dopo sei anni ho scritto un nuovo libro, "Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne" e quindi sono nuovamente qua.
Si tratta di un romanzo dal vero, come quelli che a volte mi piace scrivere, nel senso che la protagonista è una donna realmente esistita, che assunse lo pseudonimo di Diana Karenne e con questo nome è stata una diva ed una grande attrice del cinema muto in Italia fra il 1916 ed il 1921.
Questa donna straniera, esule dalla Russia e dalla Ucraina, è rimasta fuori dalla sua patria per sempre a causa della guerra, della guerra civile, della rivoluzione che l'hanno convinta a restare incontrando tutti i grandi eventi della storia contemporanea, ma rimanendo in Italia.
La sua storia mi ha permesso di raccontare un secolo di vita del Novecento tramite una donna straordinaria per ambizione e per talento.
Era un'attrice ma sopratutto una regista, una scrittrice, una produttrice.
Un'ultima battuta. Che cosa possiamo fare per inculcare nei giovani il piacere della lettura?
Guardi, me lo chiedo anche io e non ho buoni consigli da dare, ci ha risposto Mazzucco.
Come tutti noi parliamo bene ma poi intorno a noi ci rendiamo conto che i ragazzi leggono poco al contrario dei bambini.
I piccoli leggono molto ma abbiamo una cesura che corrisponde quasi matematicamente all'inizio dell'uso dello smartphone.
Da quel momento, da quando cioè il bambino riceve il telefonino, la sua storia di lettore in molti casi si interrompe e dunque dobbiamo cercare di trovare il modo, visto che non possiamo distruggere gli smartphone, dobbiamo trovare il modo di restituire il piacere della lettura forse in forme diverse.
Io sto ragionando molto su questo.
Sono una frequentatrice di biblioteche e vedo che oramai i ragazzi in questi ambienti non riescono neanche a stare seduti.
Ci vanno solamente per incontrarsi.
L'idea di studiare in silenzio, senza guardare il telefono ma solo di leggere un testo, per molti di loro quasi impossibile in quanto se non sono connessi perennemente non riescono a leggere,.
Ed allora forse si dovrà tornare ad una lettura a voce alta come si faceva una volta, del resto la lettura silenziosa è nata nel Medioevo e non prima per cui alla fine può darsi che dobbiamo cambiare qualcosa.
Vedo anche nei sedicenni che conosco, che hanno il terrore di stare da soli ed in silenzio e la lettura è proprio questo e forse lì non li possiamo recuperare ed allora c'è bisogno, evidentemente, di un altro modo.di andare a loro con i libri.
Forse un messaggio ci potrebbe arrivare dai podcast perché le generazioni dei ventenni e trentenni li sentono molto e quello è forse un modo diverso di partecipare alla vita culturale che non è più la lettura che conosciamo e che amiamo noi.
Però non sono perduti al mondo delle lettere.
Penso che dobbiamo lavorare proprio in quella direzione, ha concluso Mazzucco.
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