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Benevento, 16-03-2025 09:11 ____
C'e' stata una giovane dottoressa che al Pronto Soccorso, anche se tra innumerevoli difficolta', almeno non mi ha fatto mancare il suo calore umano...
Il cognome della dottoressa scritto sul referto del mio assistito, era quello di un medico che ha lavorato con me nel reparto psichiatrico, mentre il nome Bianca ripeteva quello della madre di quest'ultimo. Si', era proprio lei, la piccola Bianca, che ricordavo bambina, figlia di Achille Caputo, ricorda Peppino De Lorenzo
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Peppino De Lorenzo, questa domenica, narra una esperienza, a suo dire, bella, veramente bella, avuta, solo qualche giorno fa, attraverso l'operato di una dottoressa al Pronto Soccorso del "Rummo".
La stessa, nella quotidiana ridda di notizie che evidenziamo lo stato precario in cui versa il Pronto Soccorso stesso, costituisce un raggio di sole, fors'anche tenue, su cui appare doveroso soffermarsi.
"Le condizioni in cui, oramai da tempo, versa il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino sono ben note ai più.
Il paziente che, suo malgrado, è costretto a rivolgersi lì si viene a trovare in uno stato di assistenza che, di certo, poco o nulla si addice ad un luogo ove debba essere alleviata la quotidiana sofferenza umana.
Nel contempo, appare difficile valutare appieno le difficoltà in cui operano, quotidianamente, medici ed infermieri. Tanti e ripetuti gli interventi, ma, ad oggi, nulla di concreto è stato fatto anche se, al degrado cui si è giunti, ritengo sia impossibile continuare in queste condizioni di estremo disagio.
La gente è stanca, impaurita, sfiduciata, con il timore, del resto giustificato, di essere costretta a rimanere sulla barella anche giorni, nella precarietà più assoluta.
Bene. In questo contesto di cui, come tanti, sono bene informato e che, per quanti sforzi faccia, non riesco a comprendere avendo trascorso la vita intera tra le mura del "Rummo", solo qualche giorno fa, senza volerlo, casualmente, mi sono imbattuto in una esperienza, imprevista ed inattesa, che ho vissuto con una emozione indescrivibile.
Un paziente, infatti, è giunto nel mio studio e, seguendo un copione stantio e ben conosciuto, mi ha narrato la realtà, da lui definita tragica, nel momento in cui è stato costretto a recarsi, per sue delicate problematiche organiche, al Pronto Soccorso.
Nella sua narrazione, che ha fatto il paio con quelle che ascolto ogni giorno, ad un tratto, il mio interlocutore ha aggiunto: "C'è stata una giovane dottoressa che, anche se tra innumerevoli difficoltà, almeno non mi ha fatto mancare il suo calore umano".
Nell'ascoltarlo, il mio sguardo, quasi per istinto, è andato alla firma del referto che avevo innanzi: "Dottoressa Bianca Caputo" (nella foto di apertura).
In quel momento, nel leggere il nome, forse senza neanche rendermi conto, mi sono bloccato, mentre un mare di ricordi sono emersi dai cassettini della mia memoria.
Il paziente, seduto dinanzi alla scrivania, ha notato il mio sguardo smarrito e fisso su quel foglio.
Il cognome della dottoressa era quello di un medico che ha lavorato con me nel reparto psichiatrico, mentre il nome Bianca ripeteva quello della madre di quest'ultimo.
Sì, era proprio lei, la piccola Bianca, che ricordavo bambina, figlia di Achille Caputo, uno dei miei medici, non solo preparato professionalmente, ma anche detentore di una bontà d'animo difficile da trovare.
Mi sono accorto che il tempo sia trascorso lasciando, comunque, lungo il percorso, ricordi indimenticabili.
Ho rivisto quando Achille, nel corso delle ore che insieme trascorrevamo in reparto, mi parlava di questa bambina, oggi divenuta medico, ed ho ricordato la preparazione che lui faceva, in occasione delle festività di fine anno, onde prendere accordi con un personaggio della città che, vestito da Babbo Natale, con i doni che i genitori gli fornivano, a tarda ora, la sera della vigilia, bussava alla porte delle case dei bambini. E, tra questi, c'era anche Bianca.
Quella piccola di un tempo, da medico, ora, come mi ha riferito il paziente, con il suo agire, ha permesso che questi mi dicesse: "...anche se tra innumerevoli difficoltà, una giovane dottoressa almeno non mi ha fatto mancare il suo calore umano...".
Bianca che non ho più rivisto, con il suo agire, segue il comportamento del padre meraviglioso che ha avuto.
Il che dimostra, qualora ce ne sia bisogno, che si debba ritornare alla famiglia tradizionale, allo stato, purtroppo, scomparsa.
Grazie, mia sempre piccola, cara Bianca, per l'emozione che, senza volerlo, mi hai fatto vivere, segnatamente, nel periodo difficile che attraversiamo.
Mi compiaccio con tuo padre, il mio indimenticabile Achille, inchinandomi commosso, in questo momento, innanzi alla memoria dei tuoi nonni, Antonio e Bianca, quest'ultima di cui tu rinnovi il nome, nel ricordo delle loro telefonate mattutine al tuo papà quando lavoravamo insieme.
Non cambiarti e cerca di rimanere quella che, oggi, sei.
Ti ringrazio ancora per il momento bello che mi hai fatto vivere".

comunicato n.169624



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