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Benevento, 14-03-2025 14:52 ____
Le fiere beneventane. Una tradizione antichissima che risale a migliaia di anni fa, ai tempi dei fenici e degli etruschi
Precedettero quella che oggi e' chiamata Fiera di San Giuseppe, quella dell'Annunziata, di Sant'Onofrio, di San Bartolomeo e di San Francesco. Poi giunsero quelle della Vergine e di Sant'Andrea. Solo nel secondo Dopoguerra a via XXV Luglio l'esposizione, dall'aspetto piu' industriale che agricolo, assunse il nome che ancora oggi rimane
di Francesco Morante
  

Le rotte dei commerci furono fissate dagli antichi fenici, anche per quelle aree interne che erano raggiungibili dai fiumi.
Furono loro, con un po' di romanticismo, a portare, ai piedi della dormiente, esotiche merci da vendere, prima ancora dei sanniti e dei romani.
Ma furono i romani a fare di Benevento uno dei principali mercati del meridione d’Italia, e non per i fiumi, ma per le strade che vi passavano.
La rete viaria dei romani serviva soprattutto ai commerci.
Senza le strade lastricate, era impossibile per i carri con le ruote percorrere lunghe distanze con grandi carichi di merci e derrate che servivano ai commerci.
E così la centralità di Benevento, nel passato, fu soprattutto la sua potenzialità di luogo di mercati e di fiere.
Per la nostra città sembra valere quel principio della scuola urbanistica continentale che vedeva nei mercati l'embrione dell'urbanizzazione dei territori.
Ma cosa c'entrano gli etruschi in tutto ciò?
Nei primi tempi dell'Urbe, i romani adottarono il conteggio dei giorni usato dagli etruschi, che si basava su una settimana di otto giorni.
In effetti, dato il loro sistema numerico, di tipo cardinale e non ordinale, per i romani la settimana intera era composta di nove giorni, in quanto il primo coincideva con l'ultimo della settimana precedente.
Così nacque il termine nundinae, per indicare la settimana e, strano a dirsi, questo termine fu adottato anche per indicare i mercati, che di regola si succedevano ogni otto giorni.
Secondo la Lista di Poggio Luculliano, ritrovata lo scorso secolo a Napoli, a Benevento le nundinae, ossia i mercati, si tenevano il martedì.
Singolare è che questa lista, che in genere veniva murata nel foro o in altro luogo pubblico, elenca, da Roma a Benevento, città che erano collegate dalla via Appia, a testimonianza dell'importanza strategica che questa strada aveva per i commerci.
La cosa straordinaria è che questo termine, nundinae, di origine etrusca, fu utilizzato a Benevento fino al XVIII secolo, per indicare le fiere che si tenevano in città.
Una specie di sopravvivenza archeologica linguistica.
E' il caso, a questo punto, di fare un po' di chiarezza su quante e quali erano le fiere beneventane del passato. Nel tardo medioevo gli eventi fieristici si erano concentrati in quattro periodi dell’anno e presero i nomi che ora elencheremo.
In corrispondenza dell’equinozio di primavera, 21 marzo, si teneva la Fiera dell'Annunziata.
Nella prima decade di giugno la fiera era detta di Sant'Onofrio.
Nei giorni che seguivano il Ferragosto si teneva la fiera di San Bartolomeo.
In ultimo, tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre c'era la fiera di San Francesco.
In genere le fiere duravano una settimana e i commercianti, che provenivano da fuori città, avevano a disposizione fino a sei giorni prima e sei giorni dopo per l'allestimento e lo smontaggio degli stand.
Per Benevento possiamo ritenere che quello fieristico, con i suoi quattro appuntamenti annuali, era il settore di punta dell'economia locale.
Le fiere andarono in crisi nell'Ottocento, soprattutto per lo sviluppo delle strade ferrate.
Simbolo delle ferrovie del tempo era proprio il carro bestiame, al punto che possiamo ritenere che, nell'Ottocento, furono più gli animali che gli esseri umani a viaggiare sulle rotaie.
Inoltre, dal 1851, con la Grande Esposizione Universale di Londra, il modello fieristico ebbe un radicale cambio di rotta: Non fu più il luogo del grande commercio agricolo, ma quello della celebrazione del settore manifatturiero e industriale.
Dai mercati si era passati alle fiere, e dalle fiere si era passati alle expo.
Forse, proprio per ovviare a questo calo del settore, il Comune, dopo l'Unità, decise di istituire altre due fiere rurali: Quella della Vergine, nei primi giorni di febbraio, e quella di Sant'Andrea, alla fine di novembre.
Ma fu un tentativo velleitario, che non frenò il declino del settore che, agli inizi del Novecento, era ormai del tutto scomparso.
Fu solo nel secondo dopoguerra che, timidamente, in via XXV Luglio, dove sorgeva il Consorzio Agrario, ricomparve la fiera primaverile.
Non ebbe più il nome di Fiera dell’Annunziata ma quello di Fiera di San Giuseppe.
Ma anche in questo caso, la fiera assunse un aspetto più industriale che agricolo, dove a farla da padrone erano ora i trattori e le grandi attrezzature meccaniche per la lavorazione del terreno e per la trasformazione dei prodotti agricoli.
Così, anche le fiere agricole hanno trovato una nuova ragion d'essere e una nuova strada per il futuro.
Per Benevento, la cui principale vocazione rimane ancora quella agricola, è di certo un fatto positivo.
[gallria]
  

comunicato n.169598



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