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Benevento, 06-03-2025 14:38 ____
Non fu esente dal collezionare autografi anche un famoso beneventano dell'800 quel Federico Torre al quale era intitolata la scuola media abbattuta
Nella sua non banale collezione di ben 2.500 lettere, ce n'era una di Giacomo Leopardi. E cosi', Benevento puo' o potrebbe se ne avesse coscienza, vantarsi di possedere un autografo del poeta italiano, il piu' grande e famoso dopo Dante. Alla donazione della raccolta alla Biblioteca "Pacca" ci mise lo zampino anche "Gazzetta di Benevento" con l'allora direttore Enrico Isernia. Corsi e ricorsi storici...
di Francesco Morante
  

Era un collezionismo molto in voga, nel XIX secolo, quello degli autografi delle personalità celebri.
Del resto siamo in un'epoca in cui si scriveva molto, le lettere vergate a mano su carta erano il mezzo di comunicazione più diffuso, e quindi collezionare lettere, soprattutto di personaggi importanti, era un vezzo che non risparmiava assolutamente i collezionisti del tempo.
Anche una celebre dama di Firenze, di nome Fanny Targioni Tozzetti, aveva tale passione, e tra le sue conoscenze c'era il grande Giacomo Leopardi.
Come è noto, il poeta di Recanati si innamorò perdutamente della nobile fiorentina, e, pur di avere un pretesto per incontrarla, si diede da fare per alimentare la sua brama di lettere di famosi personaggi.
Grazie alle sue conoscenze, chiese e ottenne diversi autografi importanti, per farne dono alla sua amata. Ma fu tutto vano.
L'avvenente signora era sì attratta, ma dal più fascinoso Antonio Ranieri, l'amico napoletano del Leopardi.
Così sfumò anche quest'ultima illusione.
Il poeta seguì l'amico Ranieri a Napoli e lì trascorse i suoi ultimi quattro anni di vita, prima di morire nel 1837, a soli 39 anni.
Fu un periodo singolare, ma anche molto importante nella evoluzione del pensiero del grande poeta. A raccontarcelo, di recente, è uscito un bel libro di Michele Ruggiano.
Lo studioso, originario di Frasso Telesino, è di certo uno dei massimi esperti viventi di Leopardi, al quale ha dedicato un’intera vita di studi.
Si tratta di una storia di amori delusi, ma anche di sublimazione, come solo i grandi mistici o pensatori sanno fare, per trascendere dal particolare dall’universale.
Così la delusione portò il Leopardi a quel vero amor, che canta nella Ginestra, uno dei componimenti poetici più famosi di tutti i tempi.
Ma torniamo agli autografi e alla mania di collezionarli.
A quanto pare non fu esente da questa passione anche un famoso beneventano dell’Ottocento, quel Federico Torre al quale era intitolata la scuola media or ora abbattuta.
Torre era un ingegnere, un letterato, un patriota e anche un generale. Partecipò alla Repubblica Romana del 1849.
Fu costretto ad andare in esilio a Torino dove, per passare il tempo, compose un vocabolario latino-italiano e collaborò anche al dizionario di italiano di Tommaseo.
Dopo l'Unità d'Italia, fu parlamentare per più legislature, nonché addetto alla leva nel Ministero della Guerra (allora si chiamava così, prima di dargli il più rassicurante nome di Ministero della Difesa).
Grande passione per la letteratura, dicevamo, nonché grande bibliofilo, Torre. Ma oltre a collezionare libri, fu anche lui un collezionista di autografi e, nella sua non banale collezione di ben 2.500 lettere, ce n’era una proprio di Giacomo Leopardi (nella foto in basso).
La lettera è datata 12 aprile 1825, fu spedita da Bologna, ed era diretta al padre Monaldo.
In realtà non ha un grande valore storico o letterario. Se vogliamo, è una banale lettera di saluti, ma è pur sempre di mano di Leopardi.
Come è finita questa lettera a Benevento?
In effetti in questa operazione ci fu lo zampino anche di "Gazzetta di Benevento" e dell'allora direttore Enrico Isernia.
A Benevento, nei decenni successivi all'Unità d’Italia, l’unica biblioteca esistente era quella arcivescovile.
Era una biblioteca davvero pubblica e non ad usum delphini, ad uso del Delfino il figlio del re della Francia dove era stata coniata la frase, ma il suo patrimonio librario era alquanto datato, oltre che molto tematico.
Fu così che "Gazzetta" si attivò per una campagna di donazioni librarie alla biblioteca Francesco Pacca.
E, il personaggio più illustre a rispondere a questo appello, fu proprio il generale Federico Torre.
Da Roma iniziò a inviare prima i libri da lui scritti, poi quelli “moderni”, poi quelli più antichi e rari. Infine donò l’intera sua biblioteca, compresa la collezione di autografi, nella quale c’era anche la lettera di Leopardi.
Così, Benevento può (o potrebbe se ne avesse coscienza) vantarsi di possedere un autografo del poeta italiano, il più grande e famoso dopo Dante.
Nel mese della poesia, potrebbe essere un volano per inedite iniziative.

ap - Il bell'articolo di Francesco Morante ci dimostra, ancora una volta, che sembra esserci un filo sottile che forse lega le cose della storia e che nulla è lasciato al caso.
"Gazzetta di Benevento", ovviamente la prima edizione, quella edita per la prima volta nel 1864, (il 1° gennaio 2027 si entra nei Cento anni di presenza tra i suoi lettori) spinse tanto acché la raccolta di autografi di Federico Torre fosse donata, assieme ai libri, alla Biblioteca "Pacca".
Il direttore di oggi di questo giornale è anch'egli, notoriamente visto che è stato immortalato impietosamente sui social mentre raccoglieva l'autografo anche di Belen Rodriguez..., tra i collezionisti di questi piccoli ma significativi gesti grafici.
Non ha i numeri di Federico Torre, ma sta per tagliare il traguardo dei 300. Niente male.
L'autografo non è un gesto freddo soprattutto se accompagnato da una frase carina o legata all'avento. Talvolta vengono fatti anche dei disegnini o si riceve sul cartoncino anche il timbro della zampa del cane di proprietà dell'autore che era venuto appena a mancare, il cane.
Tra gli autografi dell'attuale direttore di "Gazzetta", che partono da Umberto II di Savoia, ci sono quelli di personaggi indimenticabili tra cui Pietro De Vico, il "balbuziente" (lo ricordate, voi sessanta-settant'enni quale Nicolino in "Giovanna la nonna del corsaro Nero", trasmissione che allietò la tv dei ragazzi dal 1961 al 1966), o Sergio Fantoni, Carla Fracci, Gianni Morandi, Orietta Berti, Al Bano e via dicendo.

                                                     
Corsi e ricorsi storici...

comunicato n.169419



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