Benevento, 11-02-2025 20:53 |
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Celebrata nella chiesa di San Gennaro la XXXIII "Giornata mondiale del malato" nel giorno in cui e' anche la memoria della Madonna di Lourdes
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Nostro servizio |
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Celebrata nella chiesa di San Gennaro la XXXIII "Giornata mondiale del malato" nel giorno in cui è anche la memoria della Madonna di Lourdes di cui ricorre il 167esimo anniversario dalla prima apparizione.
A presiedere la concelebrazione l'arcivescovo monsingor Felice Accrocca. Con lui il parroco, monsingor Pasquale Maria Mainolfi, ed il diacono, don Pasquale Zagarese.
Quella di oggi è la giornata del malato e l'Unitalsi, presieduta da Umberto Caputo, la vive con particolare attenzione.
Presentiamo a Dio le malattie dell'anima e del corpo.
All'Omelia monsignor Accrocca ha parlato di un Vangelo evocativo, quello di Giovanni, alla narrazione storica ma il significato è anche altro.
Il Vangelo di Giovanni parla dei sette grandi segni sui quali si struttura tutta la narrazione.
Questo è il primo che avviene l'ultimo giorno della settimana.
Questo primo segno, il miracolo alle nozze di Cana, che prefigura l'ultimo che è quello della Resurrezione che sancisce le nozze di Dio con l'umanità.
E' in pratica il vino nuovo che fa in modo che la nostra vita sia una festa.
Questa fede dovrebbe immettere nella nostra esistenza un tono di festa.
La pienezza vera è quando saremo nella piena condivisione con Dio.
Non andiamo verso il nulla ma verso qualcuno, ha proseguito l'arcivescovo.
La morte è la porta che ci spalanca l'eternità.
Tutto questo rischia però di essere solo parole e basta e quando ci troviamo di fronte al dolore o alla morte la nostra fede vacilla e può finire nel nulla.
Maria invece ha tenuto salda la sua fede anche sotto la Croce.
Marco racconta nel suo Vangelo di un padre che si accompagna con il figlio che si diceva fosse posseduto dal demonio mentre invece era un epilettico.
Tutti guardavano al ragazzo ma Gesù si rivolse invece al padre che chiese gli fosse aumentata la sua fede.
Vogliamo insomma credere che il vino buono venga alla fine, come alle nozze di Cana.
La nostra vita è un'attraversata ma con una meta, ha detto ancora monsignor Accrocca.
La persona malata è la più tentata.
E' la malattia che ci cambia, nel bene o nel male, ma non ci lascia come ci ha trovati.
Ed allora Signore sostieni la fede quanto questa vacilla e ci aiuti le Vergine di Nazareth quando siamo tentati di deviare dal cammino.
Al termine dell'Omelia c'è stata l'unzione degli infermi con l'olio santo.
A questo punto l'arcicvescovo ha però avvertito: Non banalizziamo questo rito che è un sacramento. Esso va impartito solo a chi ne ha veramente bisogno.
La vecchiaia non si combatte e non si estingue con l'olio santo.
Un parlare chiaro ma che evidentemente non ha raggiunto l'intera assemblea visto che quasi tutti si sono messi in fila per ricevere il sacramento della unzione.
Non pochi però hanno lasciato il momento dell'unzione con il volto solcato dalle lacrime.
Nella gioia e nel dolore, come si diceva una volta ai matrimoni, la fede ci aiuti a sostenerci, ha aggiunto l'arcivescovo alla fine della Messa.
Le fasi più salienti della celebrazione sono state egregiamente sottolineate dal Coro della parrocchia.
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