Benevento, 27-01-2025 19:36 |
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Nel vecchio carcere di San Felice, Carmen Castiello nel "Giorno della Memoria" ha portato "Miserere. I bambini della guerra: Memoria e liberta'"
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Nostro servizio |
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E' proseguito anche quest'anno il giro itinerante voluto da Carmen Castiello, maestra di danza, in luoghi iconici della nostra città dove meglio sarebbe stato poter allestire uno spettacolo per rappresentare un momento terribile della vita della vecchia Europa del secolo scorso, la deportazione e la mattanza degli ebrei nei campi di sterminio nazisti.
L'occasione di questa rievocazione è stata utilizzata anche per dare la possibilità a tanti di scoprire luoghi che magari non da tutti sono conosciuti.
E così nel pomeriggio, nella data del 27 gennaio dedicata al "Giorno della Memoria", lo spettacolo ideato e curato da Carmen Castiello, "Miserere. I bambini della guerra: Memoria e libertà" si è svolto nella sede locale della Soprintendenza, al viale degli Atlantici, nello stabile che fu convento prima e carcere poi, al viale degli Atlantici.
Il pubblico è stato veramente numeroso e qualche difficoltà per assistere alla rappresentazione c'è stata, ma alla fine ciascuno si è trovato un posticino e poi in fila hanno potuto osservare i piccoli protagonisti disposti nelle varie celle del carcere dove hanno rappresentato i vari momenti antecedenti la loro tragedia.
La "Giornata della memoria", ci ha detto Carmen Castiello poco prima che lo spettacolo avesse inizio, l'abbiamo voluta dedicare quest'anno ai bambini che non sempre vengono nominati.
Non ha una collocazione temporale questo spettacolo e dunque non ci riferiamo solo ai bimbi delle deportazioni naziste ma anche a quelli di oggi e che sono parimenti coinvolti in tutte le guerre del mondo e che sono in corso.
Portiamo in scena, tra le condizioni di questi piccoli, anche quella dei bambini soldato.
Ce ne sono tanti che vengono reclutati per lanciare le mine, le pietre, proprio sfruttando il fatto che essi sono piccoli e si nascondono.
Poi, attraverso il percorso nelle celle, c'è in ciascuna di esse un gruppo di piccioli allievi che rappresenta la rinuncia e quindi, il patimento della fame, lo smarrimento ed altri argomenti che loro vivono.
E' questo, ha proseguito Castiello, anche un modo per educare i nostri bimbi di oggi a rispettare gli altri e capire quanto la guerra sia nefasta per la nostra vita.
Spesso con il corpo si arriva più lontano di dove giungono le parole, i libri di storia e così via.
Abbiamo fatto tanti laboratori in vista dell'allestimento dello spettacolo ed abbiamo visto che i nostri piccoli hanno percepito molto questi discorsi.
Quest'anno e proprio per la natura dell'evento, abbiamo deciso di farlo tenere qui, in questo carcere, per verificare anche i vari aspetti del dolore del bambino anche perché questo posto è anche un po' il luogo della redenzione ed avendo ospitato un carcere, appunto, e già di per sé nella posizione di porsi come una riflessione.
Aggiungo poi che i bambini, gli allievi, i genitori stessi, conoscono così vari posti della città dove probabilmente non sono mai venuti prima e la nostra funzione è anche quella di far amare e far conoscere questi posti.
Castello, infine, ha quindi avuto parole di ringraziamento per l'ospitalità ricevuta dalla Soprintendenza.
Per completezza d'informazione, diciamo che le coreografie sono state curate da Sara Scuderi e Maria Chiara Tedesco. La regia è stata di Linda Ocone mentre gli attori sono stati Maurizio Tomaciello ed Alda Parrella.
Sono stati 73 allievi del Centro Studi Danza Castiello che hanno interpretato l’addestramento dei bambini soldato e che lo hanno poi rappresentato nel quadro proposto nel chiostro.
Gli altri piccoli allievi, nelle varie celle al piano superiore, hanno rappresentato la sofferenza per la partenza, lo smarrimento, il freddo, la fame, il dolore, la rinuncia al gioco, alla musica, alla danza, e la lettura come rifugio.
Tutti hanno fatto un percorso educativo per arrivare ad una consapevolezza che ha reso i bambini liberi d'interpretare ciascun quadro.
I piccoli del quartiere teatro, infine, sono stati le voci di tutti.
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