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Benevento, 27-01-2025 17:15 ____
Lo sterminio ebraico e' divenuto un oggetto pop, proposto al pubblico degli spettatori nelle forme commerciali, talvolta anche banalizzate
La "Giornata della Memoria" e' stata celebrata dagli studenti del Liceo Classico "Pietro Giannone" che nel loro piccolo oggi hanno fatto la differenza ricordando cio' che e' stato e sopratutto imparando quello che spesso per la scuola e' difficile a insegnare. Hitler scrisse di essersi lasciato ingannare dagli ebrei che erano talmente bravi nel camuffarsi e costruire menzogne che sembravano umani e addirittura tedeschi, ha ricordato Francesco Vespasiano
di Maria Gabriella Russo
  

In occasione della "Giornata della Memoria", il Liceo Classico "Pietro Giannone" ha fatto sentire la sua voce, con un evento, tenutosi al Teatro San Marco.
Alle ore nove, infatti, via Traiano, nel cuore della città, pullulava di giovani studenti che attendevano ansiosi di prendere posto.
L'appuntamento ha avuto inizio con la presentazione di Teresa Simeone, docente di Storia e Filosofia del "Giannone", organizzatrice di questa importante giornata commemorativa, la quale si è mostrata profondamente orgogliosa, in quanto la sua scuola non viene mai meno dal ritagliare uno spazio per questi momenti fondamentali per l'educazione e la formazione degli studenti.
In seguito hanno preso la parola i rappresentanti degli studenti, che sono voluti intervenire con delle parole pensate e scritte da loro, per parlare direttamente con i loro coetanei e partecipare attivamente a questo evento.
Maria Carolina Russo ha aperto il suo intervento, sottolineando il grande valore della "Giornata della Memoria" ed ha provocatoriamente chiesto se a qualcuno fosse capitato di rivolgere il pensiero alle vittime dell'Olocausto, se non il 27 gennaio a scuola.
Ha così invitato i suoi compagni a non rendere vano lo scopo di questa Giornata, perché è importante non solo ricordare, ma anche comprendere e trasmettere il significato profondo degli eventi, soprattutto quelli più tragici.
In particolare in questi tempi, in cui il passato rischia di essere sepolto sotto la superficialità della modernità e dell'informazione istantanea.
A seguire è stato mostrato un estratto di "Austerlitz", film di Sergei Loznitsa in cui, come ha spiegato l'altra rappresentate degli studenti, Alessandra Marsullo, il regista, in una calda giornata estiva, aveva piazzato la macchina da presa ad altezza d'uomo all'ingresso del campo di concentramento di Sachsenhausen e l'ha lasciata lì, a riprendere i gruppi di turisti che passeggiavano per il campo e li ha ritratti mentre si facevano selfie nei crematori e nelle camere a gas, mettendosi in posa per la foto sul palo delle esecuzioni, passeggiando allegramente fra i viali delimitati da dormitori, baracche e celle di detenzione e mangiando il pranzo al sacco seduti sul lastricato che separa la strada dalle fosse comuni.
Hanno continuato Luca Giorgione e Chiara Conti, gli altri due dei quattro rappresentanti, spiegando che l'estratto mostrato dimostra la potenza commerciale della "industria della memoria", un processo battezzato
"Pop Shoah", in base al quale lo sterminio ebraico è divenuto un oggetto pop, proposto al pubblico degli spettatori nelle forme commerciali, talvolta anche banalizzate, che invadono quotidianamente il mercato delle merci culturali.
Così i quattro alunni hanno concluso il loro intervento, citando la frase della senatrice Liliana Segre, durante la discussione di una proposta di legge per istituire un fondo a favore delle scuole superiori per visitare i luoghi della Shoah: Nel lager si entra in silenzio, laicamente, a testa bassa, magari avendo saltato la colazione del mattino, non per "fare selfie".
A seguire, si è tenuta una presentazione della commissione legalità del "Giannone", che ha mostrato ancor più nel dettaglio ciò che avveniva nei campi di concentramento, analizzando, ad esempio, i diversi distintivi che venivano consegnati ai prigionieri per indicarne l'appartenenza a un determinato gruppo perseguitato, a partire dai prigionieri politici per arrivare agli immigrati e agli omosessuali e, per finire, con gli ebrei, la categoria più numerosa, caratterizzata dalla stella gialla.
E' stato, poi, il turno della commissione dell'arte, che ha mostrato dei collage, da loro realizzati, incentrati sul fenomeno di  deumanizzazione, attuato durante l'olocausto.
Evidenziando la differenza tra delle vite vissute e altre invece strappate con violenza con, ad esempio, l'immagine di una ragazza che corre per non perdere la metropolitana messa a confronto con un'altra di una donna che corre per non perdere la vita e non essere fucilata.
Ha poi preso la parola Francesco Vespasiano, professore di Sociologia all'Unisannio, che ha ripreso delle citazioni del libro "Mein Kampf", come quella dove Hitler scrisse di essersi lasciato ingannare dagli ebrei che erano talmente bravi nel camuffarsi e costruire menzogne che sembravano umani e addirittura tedeschi ma era riuscito comunque a smascherarli in tempo e ad eliminarli.
Con queste forti parole, il docente ha scosso tutti i presenti, mostrando la mentalità fascista in tutta la sua crudezza.
Ha continuato con alte citazioni come: "L'antisemitismo andrà a fondo solo dopo che sarà eliminato l'ultimo ebreo".
Ha così analizzato a fondo questa mentalità malata, che, però, non è tanto lontana da noi perché è purtroppo ancora radicata nella nostra società.
Vespasiano, per spiegarlo meglio ai giovani, ha fatto l'esempio calzante di una gara, in cui tutte le volte che perdiamo d'istinto incolpiamo gli altri, dicendo ad esempio che hanno imbrogliato, e così finiamo per prendercela con tutti al di fuori di noi stessi, invece dovremmo accettare la sconfitta e cercare di migliorarci, questa è la stessa cosa che dovremmo fare con il fenomeno dell'antisemitismo, che non appartiene solo al passato ma ancora oggi è una sconfitta per tutta l'umanità.
Vespasiano ha poi menzionato un esperimento di psicologia sociale noto come "esperimento di Milgram", dal nome del suo autore.
In breve, in questo esperimento venne chiesto ai soggetti coinvolti d'infliggere una scarica elettrica ad altri partecipanti ogni volta che questi sbagliavano la risposta a un esercizio.
I risultati mostrarono come molte delle persone arruolate, nonostante esprimessero disaccordo verso questa pratica violenta, obbedirono incondizionatamente agli ordini impartiti, scaricando la propria responsabilità su chi impartiva gli ordini.
Così il docente ha preso spunto da questo esperimento per dimostraci come il gruppo sia determinante nelle decisioni comportamentali, in quanto rafforza comportamenti distruttivi, proprio come quelli attuati dal popolo tedesco.
Inoltre, nell'esperimento si formarono quattro gruppi, a uno si tolse la possibilità di vedere i volti delle vittime e le espressioni di dolore e di sentire le urla strazianti, il secondo poteva solo sentire, il terzo vedere e sentire, e l'ultimo vedere sentire e anche toccare le vittime.
Al termine questo esperimento, dimostrò come più i gruppi di uomini venivano privati dei sensi più rilasciavano le scariche.
Così il professore è riuscito a spiegare, in poche parole, ai giovani studenti il costrutto di fondo che ha permesso l'olocausto, ovvero la deumanizzazione, perché per uccidere qualcuno gli devi torgliere la caratteristica umana.
Infine, l'evento si è concluso con delle domande degli studenti del Liceo Classico "Pietro Giannone" che, anche se nel loro piccolo, oggi hanno fatto la differenza, ricordando ciò che è stato e sopratutto imparando quello che spesso per la scuola è difficile a insegnare.

Le foto sono di Antonio Caporaso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.168680



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