Benevento, 26-01-2025 09:22 |
____ |
|
E' di un altro medico, Vincenzo Collarile, che Peppino De Lorenzo, questa domenica, rinverdisce il ricordo, a tanti anni dalla scomparsa
|
|
|
Nostro servizio |
|
E' di un altro medico, Vincenzo Collarile, che Peppino De Lorenzo, questa domenica, rinverdisce il ricordo, a tanti anni dalla scomparsa.
"Nel momento in cui Mario Collarile (nella prima foto in basso), qualche giorno fa, rispondendo, cortesemente, ad una mia esplicita richiesta, mi ha fatto pervenire una foto del padre, Vincenzo, non sono riuscito, da subito, a scrivere di quest'ultimo.
D'improvviso, sono stato assalito da una quantità enorme di ricordi, uno più suggestivo dell'altro, tutti intimamente legati alla mia infanzia ed alla prima giovinezza.
Vincenzo Collarile (nella foto di apertura), nel periodo del dopoguerra, fu un altro medico di famiglia operante nel nostro territorio, nello specifico, al rione Ferrovia.
Il suo studio era frequentato, quotidianamente, da una vasta clientela della zona adiacente la Stazione Ferroviaria, in via Vittorio Veneto, al civico 2 (nella seconda foto in basso, gli edifici in questione durante la ristrutturazione a seguito dei danni provocati dall'alluvione del Calore, il 2 ottobre 1949).
In uno di questi appartamenti venni alla luce.
All'epoca, diversamente da oggi, per il parto non si faceva ricorso all'ospedale, ma l'evento si concretizzava in casa.
Per tale motivo, crescendo, la figura del dottore Collarile divenne per me, giorno dopo giorno, sempre più familiare.
Rivedo i pazienti che, ogni mattina, molti provenienti anche dalle campagne limitrofe, varcavano il cancello d'ingresso.
La sua auto sempre parcheggiata innanzi a quest'ultimo al fine di essere reperibile in caso di emergenza.
Non esistevano giorni di festa e Vincenzo Collarile si notava mettersi al volante, con la inseparabile borsa che conteneva medicinali, fonendoscopio ed apparecchio per rilevare la pressione, nelle ore più disparate. Non mancavano, inoltre, i casi in cui erano gli stessi familiari del malato che venivano a prenderlo con le proprie autovetture.
Allora, diversamente da oggi, non esisteva la guardia medica, nè il servizio offerto dal 118.
Il medico di famiglia interveniva in caso di necessità, anche di notte. L'Ospedale, in ogni situazione, rappresentava l'ultima spiaggia cui si faceva ricorso e solo nei casi veramente seri e gravi.
Ricordo una delle sue ultime auto, forse proprio l'ultima, prima di chiudere i suoi giorni. Una Vauxhall, di colore bianco, targata Bn 20684.
La concezione del medico, in quei tempi, era diversa, molto diversa, da quella odierna. Era considerato un familiare cui si faceva ricorso in ogni circostanza e lui seguiva, oltre i problemi di salute, anche quelli personali. Per questo, veniva chiamato medico di famiglia.
Il dottore Collarile morì, improvvisamente, una mattina del 1978, nel momento in cui si accingeva ad entrare nello studio dando così inizio ad un nuova giornata di lavoro.
I pazienti, in quel momento, erano nella sala di attesa.
Senza volerlo si verificò una circostanza particolare. In tanti, infatti, da un momento all'altro, si trovarono senza medico.
Non esistendo, come oggi, la presenza della segretaria, la funzione di quest'ultima, si fa per dire, per anni, era stata svolta dalla coppia, custodi dello stabile, la cui portineria, con alloggio annesso, era posizionata all'ingresso.
Antonio Bocchino ed Anna Compare (nella terza foto in basso) che indicavano ai pazienti, segnatamente ai nuovi, ove fosse ubicato lo studio del dottore, fornendo all'utenza, quando si ravvisava la necessità, anche notizie, le più disparate.
La portiera, Nannina per tutti noi, considerando che mi avesse visto nascere ed essendomi io laureato solo qualche giorno prima della dipartita del dottore Collarile, ai pazienti, stupiti ed increduli dell'accaduto, che continuavano a cercare il proprio medico, ripeteva: "La scomparsa del dottore, imprevista ed inattesa, rimarrà un dolore immenso per tutti noi, ma, purtroppo, voi avete necessità, senza indugio, di trovare un nuovo medico che vi segua".
Sì dicendo, sommessamente, indicava me quale eventuale loro futuro medico di famiglia. Molti di quei pazienti sono, poi, rimasti con me. Mi fidanzai, intanto, con la mia futura moglie, seguendoli insieme per una vita intera.
Qualche giovane di allora, oggi, uomo maturo, mi è ancora legato e non manca occasione di ricordare spesso il dottore Collarile (nella quarta foto in basso, uno di questi, nel giorno del matrimonio; la prima a sinistra, è Nannina, la portiera, mentre l'ultima a destra è la mamma di Peppino De Lorenzo).
Nel concludere, mi sia concesso soffermarmi anche sulla bella famiglia cui Vincenzo Collarile seppe dare vita.
Un nucleo familiare ricco di sani principi. Ne costituisce esempio eloquente, oggi, il figlio Mario, da tutti noi stimato, che ha saputo, egregiamente, incarnare educazione, correttezza e squisitezza del tratto, doti, queste ultime, ereditate dal genitore.
Una figlia del dottore Collarile fu allieva di mio padre al Liceo Scientifico e ricordo che il mio genitore la indicava quale esempio da imitare.
Mi ritorna alla mente, in questo momento, rivedendo, nitidamente, la scena, dopo tantissimi anni, quando Mario Collarile spesso passeggiava con l'allora fidanzata, poi, divenuta sua moglie, in via Mura della Caccia.
I due fidanzatini, sempre corretti nel loro agire, diversamente da quanto si verifica oggi, erano usi sedersi sui gradini che ospitava quella che, all'epoca, era definita la "Casa dell'acqua".
Lì si vedevano parlare a lungo, forse, facendo progetti per il futuro.
Una scena, quella, bella, molto bella, che non ho mai dimenticato. I ragazzi di oggi dovrebbero prenderla ad esempio.
Questo il mondo con cui si agiva, allora.
Tempi e tipo di professione medica che non faranno più ritorno".
|

|
|