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Benevento, 23-01-2025 19:27 ____
Dopo le streghe, le janare per dirla con lingua di Benevento, arrivano i veleni e tra questi il piu' classico ed iconico, l'arsenico
Non e' vero che sono state le donne a farne largo uso nei secoli scorsi ma anche e soprattutto gli uomini. Un metodo sbrigativo per disfarsi del concorrente ma si correvano anche seri rischi a maneggiare questo elemento. Di questo accattivante argomento se ne e' parlato alla presentazione del libro di Beatrice Del Bo "Arsenico e altri veleni. Una storia letale del Medioevo" per iniziativa di Cristina Ciancio, docente di Giurisprudenza
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Dopo le streghe, le janare per dirla con lingua di Benevento, arrivano i veleni e tra questi il più classico ed iconico, l'arsenico.
Non si tratta di commentare la mitica e conosciuta commedia di Joseph Kesselring, "Arsenico e vecchi merletti", ma il libro di Beatrice Del Bo, docente all'Università Statale degli Studi di Milano, "Arsenico e altri veleni. Una storia letale del Medioevo", ospite del secondo appuntamento di questa seconda edizione di  "Fare storia. Incontri d'Archivio" voluta da Cristina Ciancio, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno del Corso di laurea magistrale in Giurisprudenza di UniSannio, una rassegna che si tiene nell'Archivio di Stato diretto da Carmine Venezia e che si svolge in collaborazione con esso.
Ad aprire i lavori, dinanzi ad una folta platea di studenti e dottorandi in Giurisprudenza, è stato proprio Venezia che ha sottolineato come la dinamica dell'avvelenamento, nel Medioevo, fosse un fenomeno frequente e nella quotidianità degli eventi e non era diffuso solo nelle alte sfere della società.
Esso era un metodo sbrigativo che veniva usato anche e soprattutto dagli uomini e non solo dalle donne come ci vengono consegnate dallo stereotipo.
L'arsenico è la sostanza velenosa per antonomasia ed è insapore.
Questo elemento è stato il protagonista anche del lavoro di Umberto Eco "Il nome della rosa".
Il libro di Del Bo, ha proseguito Venezia, è suddiviso in capitoli che riguardano la spezieria, i vegetali ed i funghi, gli animali velenosi, i metodi preventivi, il pronto intervento e la metodologia, le scene del crimine dove è la tavola da pranzo il luogo del delitto per eccellenza e poi anche alcuni mestieri che portano ad essere a contatto con queste sostanze senza tralasciare, infine, le vere e proprie esecuzioni poste in essere con l'arsenico in ambito politico.
Cristina Ciancio nel prendere la parola ha ringraziato la collega Del Bo che si è resa disponibile alla formula particolare dei nostri incontri che è quella di fare intervenire gli studenti con delle domande all'autore del libro che è stato ovviamente già letto ed è questo un altro obiettivo della rassegna e cioè quello dell'invito alla lettura.
Parlando poi dell'autrice del testo, Ciancio ha detto che la scelta per questo secondo appuntamento si è riversata su Del Bo per la sua capacità di essere interdisciplinare. Lei è perfetta per tutto ciò.
Un anno fa lei scrisse il libro L'età del lume. Una storia della luce nel Medioevo.
Poi ha compiuto studi anche sulla schiavitù.
E' una studiosa di fama internazionale ed è anche un'ottima divulgatrice anche per la capacità che ha di mettere insieme i saperi e gli approcci, ha proseguito Ciancio.
I suoi libri mettono insieme vari argomenti ed è possibile ritrovarsi in essi anche venendo da interessi diversi.
Ciancio ha quindi sottolineato che le domande degli studenti sono state divise per ambiti ed ha annunciato il primo gruppo di quesiti che ha trattato della scelta del tema e le difficoltà riscontrate anche nel reperimento delle fonti.
Del Bo ha esordito dicendo di essere grata per il fatto che questa sia una utile occasione per riflettere sul libro ed avere anche un riscontro diretto da parte di chi il testo lo ha già letto.
Riguardo il perché di questo libro, l'autrice ha detto che alla richiesta della editor Francesca Bertuzzi, aveva risposto che non ci pensava neppure a scrivere un libro sui veleni.
Poi però è scattata la curiosità e ha cominciato col verificare da subito che non erano sempre le donne, come si è sempre creduto, ad avvelenare le persone.
Poi ha consultato le sentenze dei giudici e le novelle sull'argomento per verificare la mentalità dell'età medievale. Infine gli Statuti.
Dopo soli tre giorni di prime ricerche, ho chiamato Bertuzzi e le ho detto: Benissimo, accetto la sfida perché ho capito che avrei potuto scrivere una storia diversa da quella che conoscevamo.
Quindi Del Bo ha raccontato un episodio della sua vita di bambina e di quando dava fuoco alla casa della nonna senza che lei, la nonna, lo sapesse.
Poi ha ricordato di quando, sempre con la nonna, andava nel bosco a raccogliere erbe fino al punto da creare un erbario.
L'erba velenosa era solo esposta, perché molto bella, sulla tavola.
Mi sono accorta, man mano che la ricerca avanzava, di non essere turbata ad affrontare il tema degli omicidi per avvelenamento e di cui mi piace invece studiare le motivazioni ed anche i rischi che corrono coloro che maneggiano queste sostanze.
Ecco, avrei proprio voluto approfondire proprio i rischi sul lavoro, ha proseguito Del Bo, una tematica che è attuale anche oggi.
Pensiamo a chi lavora nelle miniere dove ancora c'è bisogno di creare le condizioni utili alla sicurezza.
A tale riguardo ha raccontato di quando a Bevagna, in provincia di Perugia, è stata giudice di una commissione per la valutazione dei mestieri medievali.
Tra questi c'era anche il tintore.
Si tratta di operatori che agivano in ambienti piccoli ed al chiuso dove veniva usata l'ammoniaca che all'epoca era rappresentata dall'urina.
Un odore terribile nella riproposizione di quei luoghi anche perché si lavorava usando l'acqua bollente.
Ho dato il massimo dei voti a questa trasposizione della tintoria, ma debbo dire che ho soffiato il naso di blu per una settimana...
Questo era il diverso ed a proposito di ciò, di diverso, Del Bo ha parlato degli ebrei che sono stati indicati come elementi da colpire proprio perché sono ritenuti diversi, appunto.
In Italia, peraltro, non siamo in presenza di pochi cattolici mentre gli ebrei erano pochissimi con lo stigma della religione che era diversa da quella corrente.
Una sparuta minoranza in una comunità di cattolici e quella persona era considerata dunque diversa anche per la lingua e per quello che mangiava a tavola.
Gli ebrei erano poi i più colti anche in ossequio alla loro religione e questo li metteva in condizione di svolgere professioni importanti come quella del medico.
E' il papa che si inventa nel 1200 la rotella gialla per indicare gli ebrei, quella che poi sotto il periodo nazi-fascista diventa, con lo stesso colore, il giallo, una stella da esporre per indicare di essere un ebreo.
Anche per tutto questo gli ebrei vengono abbinati ai veleni che scardinano l'ordine della società.
E qui Del Bo ha raccontato una novella dell'epoca che a proposito di veleni parlava di una donna che chiese ad un'amica di andare a comprare dell'arsenico perché voleva ammazzare il marito.
L'amica va a comprarlo e lo speziale, il farmacista dell'epoca, le ha chiesto a cosa le servisse visto che doveva registrarne l'uscita dal negozio. La donna ha riferito che non era per sé ma per un'amica che voleva ammazzare il marito.
Bene così, ha risposto lo speziale, visto che non serve a lei, eccole l'arsenico che è per la sua amica che deve ammazzare il marito.
Tutto questo Del Bo lo ha ritrovato tra le carte che hanno formato oggetto della sua attenzione per la realizzazione del libro.
Tra le altre domande, infine, poste all'autrice, anche l'eventuale riscontro delle differenze significative tra i vari Paesi e le abitudini che coinvolgevano l'uso dei veleni.

 

 

 

 

 

 

comunicato n.168599



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