Benevento, 12-01-2025 09:18 |
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Felice Mazza fu semplice, cordiale, affabile, mai pervaso, in ogni azione, da quella autorita', molte volte male contenuta
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Nostro servizio |
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Peppino De Lorenzo, questa domenica, sofferma la sua attenzione sul cardiologo Felice Mazza, sannita di origine, professore alla Facoltà di Medicina e Chirurgia all'Università di Napoli.
"Il ricordo di tanti medici incontrati in molti anni di professione, ogni volta, suscita in me una emozione indescrivibile.
Emozione che, in alcuni casi, è vieppiù difficile da contenere quando affiorano esperienze vissute insieme.
E' quanto si sta verificando, oggi, ricordando il cardiologo Felice Mazza (nella foto di apertura), docente al secondo Policlinico all'Università di Napoli.
Ebbi la ventura di conoscerlo nel periodo in cui, studente universitario, frequentavo la redazione di "Messaggio d'Oggi".
Felice Mazza era fratello della signora Elvira, moglie del direttore del noto settimanale sannita, appunto.
Il rapporto con lui, però, si intensificò quando, raggiunta la laurea, pieno di speranze e progetti ambiziosi, mi incamminai lungo la strada della professione.
Lui, dall'alto della sua autorità, malgrado fossi un giovane medico, mi affidò la sorella Elvira che, in quanto affetta da serie patologie, per lei la sorte non era stata, di certo, benevola.
Il gesto per me rappresentò un incentivivo a bene operare.
Infatti, che un autorevole docente universitario riponesse tanta fiducia in un giovane collega non era azione da poco.
Questo, in sostanza, era Felice Mazza.
Semplice, cordiale, affabile, mai pervaso, in ogni azione, da quella autorità, molte volte male contenuta, che costituisce da sempre un modello di vita comune a tanti cattedratici.
Ecco perchè erano molti i sanniti che affollavano il suo ambulatorio a San Giorgio del Sannio, il primo e terzo sabato del mese.
Ed in quei due giorni mensili, che non conoscevano mai fine, "il professore Mazza - come ebbe a ricordare il parroco durante la cerimonia funebre - non aveva fretta, agli ammalati dedicava tutto il tempo necessario anche quando l'anticamera del suo studio era piena di pazienti".
Quelle volte che, per espressa richiesta del cardiopatico che mi pregava di accompagnarlo, entrando in quello studio, ricordo di essermi sempre trovato dinanzi ad una marea umana.
Il carattere di Felice Mazza, molto simile a quello della signora Elvira, sempre presente nel mio cuore con immutato affetto, non lo dimenticherò mai.
Di una simpatia che, poi, difficilmente, ho trovato in altri medici universitari.
Spesso appare opera difficile descrivere appieno un professionista e questo, oggi, sta capitando a me in quanto Felice Mazza bisognava conoscerlo di persona.
Eppure, nello specifico, si trattava di un ragazzo di provincia che, un giorno lontano, animato solo da una incarnata volontà e senza alcuna protezione, da Cucciano, frazione di San Martino Sannita, decise di fare il medico.
Così, raggiunta la laurea nel 1966, si incamminò in una lunga e prestigiosa carriera universitaria, durata 45 anni, fino a quando, ancora in valida età, nell'estate 2011, venne ghermito dalla morte in poche battute.
Quella stessa morte che tante volte, tantissime volte, con lui era risultata perdente quando, in situazioni gravi per pazienti seriamente compromessi, Felice Mazza, combattendola a viso aperto, era riuscito almeno ad allontanarla.
Non dimenticò mai la terra che gli aveva dato i natali. Quella terra ove ora riposa.
Sullo stesso settimanale "Messaggio d'Oggi" che, tempo addietro, aveva permesso la nostra conoscenza, Ele De Lucia, suo nipote, nel momento della dipartita, tra l'altro, scrisse: "Bisogna ricordare la sua forza di volontà e la sua serietà.
Questo bene lo sapevano i suoi tantissimi compaesani quando si sono riunti nella piccola chiesa di Cucciano per dare un ultimo saluto ad un uomo, che sebbene ritenuto famoso ed importante, era comunque rimasto uno di loro come hanno scritto in un piccolo affettuoso manifesto di ringraziamento che si concludeva con un "ti vogliamo bene", che non era solo l'ennesima dimostrazione della grande umanità dei sanniti, ma forse uno dei più bei regali fatti ad un uomo che agli altri ha dedicato tutta la propria vita".
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