Benevento, 05-01-2025 09:40 |
____ |
|
A Peppino De Lorenzo viene recapitata una lettera del 1976 con la quale confermava il suo voto ed il suo attivismo ad Antonio Guarra del Msi
|
|
|
Nostro servizio |
|
Peppino De Lorenzo, questa domenica, ritorna a parlare di Antonio Guarra, una figura superiore di parlamentare che, in anni oramai lontani, rappresentò, degnamente, il nostro territorio anche se le sue origini non fossero beneventane.
Ad invogliare De Lorenzo a ricordare, ancora una volta, Guarra è stata una singolare circostanza che, senza volerlo, gli ha permesso di riaprire uno dei tanti cassettini della sua memoria, così come noi, da sempre, siamo soliti ripetere.
"Di Antonio Guarra (nella foto di apertura), che fu parlamentare di indiscusso valore, già, tempo fa, ho avuto modo di scrivere. C'è di più. Quel suo ricordo è inserito nel primo volume della collana "Gente di Benevento".
Una singolare e piacevole circostanza, imprevista ed inattesa, mi porta, oggi, a rivivere alcuni indimenticabili ricordi della mia fanciullezza e prima gioventù che mi legano alla memoria di Antonio Guarra, amico di famiglia.
Per questo, sia ben chiaro, non intendo, di certo, essere ripetitivo.
Giorni fa, mio figlio, senza parlare, mi ha consegnato la copia di una lettera di cui, mi si creda, non avevo affatto memoria.
La stessa, datata 22 maggio 1976, ben 48 anni fa, era stata da me inviata ad Antonio Guarra, appunto, nel momento in cui questi si apprestava ad una nuova campagna elettorale.
La copia della missiva è giunta, quasi dopo mezzo secolo, nelle mie mani in quanto data a mio figlio, per farmela leggere, dal consigliere comunale Enzo Lauro (nella prima foto in basso), amico di Enrico Guarra, avvocato come Lauro, figlio di Antonio.
Ed è stato proprio quest'ultimo ad averla trovata, casualmente, tra le carte dello studio del padre e, quindi, adoperarsi al fine che io la leggessi.
In essa (nell'ultima foto in basso) c'è scritto: "Chiarissimo e caro Onorevole, anche questa volta Le assicuro tutto il mio aiuto onde sostenere la sua candidatura.
Come fu nel 1972, anno in cui votai per la prima volta, anche ora darò la mia preferenza solo a lei e Le dico in breve i motivi della mia scelta.
Lei è un galantuomo, uno di quei rari esempi di rettitudine e coerenza che, nel mondo caotico in cui malauguratamente siamo costretti a vivere, fanno ancora credere nella società.
La mia, Le assicuro, è una scelta disinteressata, forse, una delle poche veramente tali.
A ciò si aggiunga che votare per Lei rappresenta per me anche un dovere morale nei riguardi della memoria del mio diletto Papà. Perchè, Lei si chiederà?
Come Ella saprà, mio Padre, per tutta la vita, è stato di idee di sinistra. Eppure, nel 1972, raro a credersi, Lui votò per Lei proprio perchè La stimava moltissimo.
In breve, Le ho spiegato i motivi del mio voto che cercherò, nei limiti del possibile, di chiedere agli amici.
Con l'augurio di un sicuro e meritato successo, L'abbraccio affettuosamente. Suo. Peppino De Lorenzo".
Leggere la lettera, non lo nascondo, mi ha commosso in quanto tutti i personaggi di quegli anni non ci sono più.
Il contenuto della stessa dimostra, qualora ce ne sia bisogno, che i legami di stima ed affetto devono andare oltre la politica. Dovrebbe essere la norma.
A mio avviso, ritengo che non sia affatto rispondente al vero quanto ebbe a precisare un noto rappresentante istituzionale di Palazzo Mosti, nel corso di una intervista, quando lasciai la guida dell'assessorato alla Mobilità, rispondendo ad una mia precisazione, che i rapporti umani siano da ritenersi completamente scissi da quelli politici. Solo una incarnata anaffettività può indurre ad affermazioni del genere.
Non sarò, quindi, ripetitivo ritornando a parlare di Antonio Guarra.
Spendere ancora qualche parola per ricordare quest'uomo che incarnò la politica, quella vera, diversamente da quanto si verifica oggi, è utile per i giovani che non lo hanno conosciuto.
Tempi lontani, molto lontani, da quelli odierni. Sì, questa è, purtroppo, la triste realtà. Quindi, ripetere quanto già detto, serve ad evidenziare l'attuale vissuto.
Infatti, oggi, non solo in politica, ma in tutti i campi, si è giunti ad un totale smarrimento dei valori insostituibili della vita.
Guarra, nativo di Portici, giunse a Benevento e sposò Maria Marinaro di Buonalbergo. Nella nostra città svolse tutta la sua attività forense consumando, tappa dopo tappa, l'ascesa politica.
Era un parlamentare di altri tempi con una eloquenza forbita, elegante, sintetica che, con l'arrivo di Giorgio Almirante (nella seconda foto in basso), in occasione delle competizioni elettorali, riusciva a mobilitare città e provincia. Da quei tempi, non ho più visto piazza Roma e corso Garibaldi tanto gremiti.
Memorabili le sue campagne elettorali con l'avversario storico, Dino Gassani, noto penalista di Salerno, con il quale, puntualmente ogni volta, sempre per una manciata di voti, si contendeva il seggio in Parlamento per l'allora circoscrizione Benevento-Avellino-Salerno.
Dino Gassani, poi, venne barbaramente ucciso, a soli 51 anni, il 27 marzo 1981, nel suo studio, unitamente al suo fedele segretario, Pino Grimaldi, su commissione della camorra cui, nel corso di vari processi dell'epoca, non intese piegarsi.
Dopo avere rinverdito, anche se fugacemente, la figura di Antonio Guarra, nel leggere la lettera che gli scrissi quasi mezzo secolo fa, sono ritornato al ricordo di anni lontani.
Guarra era legato da fraterno affetto con mio zio Anacleto Babuscio. Tante le conviviali insieme cui, puntualmente ogni volta, partecipavo anch'io, unico ragazzo della famiglia. Mio cugino Nicola aveva due, tre anni.
Un giorno, Antonio Guarra, iniziando l'estate, invitò tutti noi a trascorrere una giornata al mare. Lui aveva una bellissima casa posizionata sul lungomare di Vindicio, nei pressi di Formia.
Al pranzo, ovviamente tra amici, c'era anche il papà di Antonio Guarra, Gioacchino, allora sindaco di Portici.
Per l'epoca, la posizione politica dei due era addirittura esplosiva. Antonio, deputato per il Movimento Sociale Italiano, mentre il padre, Gioacchino, sindaco per la Democrazia Cristiana.
La situazione, considerando i tempi, era degna di commenti, i più disparati. Allora, infatti, non come si verifica oggi, i comunisti erano comunisti, i fascisti erano fascisti.
Mentre, tutti insieme eravamo intenti a gustare l'appetitoso pranzo che l'indimenticabile signora Maria aveva preparato, d'improvviso, suscitando il disappunto di mio zio Anacleto, rivolgendomi ad Antonio Guarra, chiesi: "Antonio, ma come fai ad occupare in politica una posizione opposta a quella di tui padre?".
In quei tempi, come anche oggi, i ragazzini si rivolgevano con il "tu" verso gli adulti. Così era per me. Poi, divenuto giovanotto, lo incominciai a chiamare "Onorevole". Lui, però, da subito, si risentì. Per te, mi disse, sono sempre Antonio.
Anzi, veniamo ad un accordo. Da oggi, mi chiamerai "zio Antonio", come "zio Anacleto".
A quella mia domanda impertinente, inattesa ed imprevista, il sindaco padre rimase attonito. Antonio Guarra, invece, senza un momento di esitazione, trovò, immediatamente, la risposta.
"Vedi, Peppino, replicò, ricorda sempre, anche quando diverrai adulto, che l'affetto supera ogni cosa. Per mio padre rimango sempre il dono più bello della vita".
E mentre profferiva queste parole, dimostrando, ancora una volta, la sua fertile intelligenza, lasciò il tavolo degli ospiti e, prendendomi per mano, mi portò verso la finestra.
"Guarda, aggiunse, la targa della mia automobile". Era una Lancia Appia, di colore marrone scuro, una delle auto dell'epoca. Ricordo ancora la targa: Bn 13031.
Mi soffermai, ma, malgrado gli sforzi, non capivo. Anzi, ad un tratto, ebbi modo di controbbattere, esclamando: "Antonio, è vero che sono un ragazzino, ma non devi ritenermi scemo.
Che senso ha questa risposta? Non mi sai dare una spiegazione e, come tutti i politici, riesci a portare il discorso su altri argomenti".
"Sì, lui replicò, la mia spiegazione ha una sua coerenza. Quella targa, leggendola, sia iniziando da destra che da sinistra, è sempre la stessa. Nella nostra famiglia l'affetto supera la politica ed anche l'automobile si è uniformata a questa regola".
Rimasi smarrito. Non seppi replicare. Ricordo solo il silenzio interrotto dal delicato infrangersi delle onde sulla spiaggia del mare di Vindicio.
Grazie, indimenticabile "zio" acquisito (nella terza foto in basso, un'altra immagine di Antonio Guarra).
Oggi, però, i fascisti non sono più fascisti ed i comunisti non più comunisti.
Per me, tuttavia, quella targa, possibile ad essere letta da destra e da sinistra, dimostra che gli affetti, quelli veri, non fanno il paio con la politica. Sono e rimangono l'unica e sola verità della vita.
Antonio Guarra (nella quarta foto in basso è il secondo da sinistra) riposa nel cimitero di Buonalbergo.
Nel concludere, ringrazio con affetto Enrico Guarra ed Enzo Lauro, quest'ultimo che ha saputo, egregiamente, incarnare la figura di ambasciatore, per avermi offerto la possibilità di rivivere ricordi indimenticabili.
Un raggio di sole nel buio sempre più fitto che accompagna la politica d'oggi".
|
|
|