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Benevento, 29-12-2024 20:30 ____
La cerimonia dell'apertura diocesana dell'Anno Giubilare ha visto una partecipazione di pubblico e di fedeli veramente imponente
L'arcivescovo Accrocca ha nuovamente invitato alla tolleranza tra le persone. Quando la guerra scoppia tra genitori sui figli si riversa una vera e propria bomba psicologica. Sgretoliamo le tensioni che ci portiamo dentro e produrremo e promulgheremo la pace. Durante i prossimi mesi venite a porvi dinanzi al Cristo spezzato, in silenzio, a pregare
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La cerimonia dell'apertura diocesana dell'Anno Giubilare, coincisa con la festa della Santa Famiglia, ha visto una partecipazione di pubblico e di fedeli veramente imponente.
Non tocca a noi stabilire se queste presenze siano state frutto di un atto di fede o di una semplice necessità di presenzialismo ed eventualmente in che percentuale.
Noi registriamo solo una numerosa presenza ed una organizzazione che non ha avuto falle vistose.
Accanto ai volontari, agli scout della Zona Samnium, ai cavalieri del Santo Sepolcro, alla Croce Rossa, l'Associazione Nazionale della Polizia di Stato presieduta da Romeo Formato, ha impiegato addirittura 17 unità (nella ventesima foto in basso).
Ovviamente presente e discreta è stata la presenza degli uomini delle Digos e delle altre Forze dell'ordine.
La cerimonia ha avuto inizio alla Basilica di San Bartolomeo dove il vescovo monsignor Accrocca ha annunciato che quello di stasera è stato il preludio di quella che sarà una ricca esperienza di grazie e di misericordia.
Quindi monsignor Francesco Iampietro, vicario generale, ha letto parte della Bolla papale che ha indetto il Giubileo del 2025, sul tema "Pellegrini di Speranza", una speranza che non delude.
A questo punto si è formata la processione che, con in testa il Cristo spezzato a metà dalle bombe della seconda guerra mondiale (nella terza foto in basso), ha percorso la restante parte di corso Garibaldi fino a giungere alla Cattedrale dinanzi alla quale l'arcivescovo Felice Accrocca, assistito dal maestro delle celebrazioni, don Marco Capaldo, ha alzato al cielo il Crocefisso per tre volte (nella settima foto in basso) prima di avviarsi con tutto il seguito al presbiterio.
L'arcivescovo all'Omelia ha detto che il Giubileo è celebrato nelle chiese particolari per chi non può recarsi a Roma.
Poi ha proseguito dicendo che in pratica questa celebrazione adombra già l'esperienza pasquale.
E quindi, commentando il Vangelo relativamente alla sparizione di Gesù rimasto a Betlemme mentre i genitori avevano proseguito per Nazareth, ha detto: Mettiamoci nei panni di questi genitori che per tre giorni hanno visto sparire il proprio figliolo.
Ai nostri giorni avremmo cercato di raggiungerlo con il cellulare ma senza avere risposta.
Quando si sono trovati davanti a lui, a Gesù, a Betlemme, mentre parlava ed ascoltava i sacerdoti, hanno avuto una reazione sorprendente, quella di aver compreso le sue giustificazioni dopo avergliele richieste.
Oggi noi avremmo reagito con rabbia, una rabbia che può esplodere anche gonfiando di botte il giovane scomparso.
Questa in verità è una reazione plausibile per i miei tempi, ha detto monsignor Accrocca.
L'altra reazione sarebbe stata quella del ricatto morale sostenuta da frasi del tipo tu mi farai morire, mi porti al cimitero...
Intorno a queste due reazioni si raccoglierebbero le nostre azioni di oggi.
Non è stato così però per Maria e Giuseppe che invece hanno chiesto a Gesù: Perché hai fatto così? Quali le ragioni di questo atteggiamento?
Ed allora l'arcivescovo ha detto, riportando tutto ad oggi, che se nel rapporto genitori-figlio o tra coniugi, anche tra noi confratelli, reagissimo come Maria e Giuseppe avremo meno rapporti relazionali conflittuali.
Dobbiamo anche noi cercare di capire prima di puntare l'indice accusatore.
Oggi riflettiamoci su anche in riferimento al fatto che siamo nel giorno dedicato alla Sacra Famiglia.
Quante tensioni in meno se adottassimo questo comportamento.
Rimeditiamo attentamente facendone una riflessione continua.
Sgretoleremo così le tensioni che ci portiamo dentro e produrremo e promulgheremo la pace.
La processione di stasera è stata aperta da quel Cristo silenzioso che non ha bisogno di parole, il Cristo che le bombe degli alleati nel 1943 hanno squartato in due (e qui l'arcivesciovo si è scusato per il termine forte utilizzato, ma estremamente efficace).
Un segno eloquente, silente e verboso al tempo stesso contro ogni guerra e l'idea stessa che la guerra possa essere lo strumento per risolvere le contese.
Questo Crocifisso, ha proseguito monsignor Accrocca, era sull'altare maggiore della Cattedrale quando questa fu bombardata e distrutta.
Sarà qui per tutto l'anno giubilare.
Non continuiamo a squartarlo in due.
In casa, tra la coppia, possono esserci problemi se si cerca di distruggersi l'uno con l'altro ma a questo punto sui figli si gettano vere e proprie bombe psicologiche che li spaccano in due.
Quando ci prostituiamo al peccato, vengono traditi gli impegni presi.
E dunque un nostro pensiero vada anche a chi non è sotto le bombe psicologiche ma a quelle vere, ha detto ancora monsignor Accrocca con tono alto.
Se 80 anni fa, nei bombardamenti del 1943, quelle armi provocarono danni così ingenti a questo Cristo ed ai candelabri che gli stavano accanto ed anche a tanti nostri concittadini nelle viscere, con le bombe di oggi non si muore solo perché ti crolla addosso un edificio.
Cosa accade ad un bimbo o ad un anziano colpiti dall'onda d'urto tremenda di una bomba? Essa ti frantuma dal di dentro.
Può essere che oramai noi assistiamo a tutto ciò senza sdegnarci.
Diciamo no al vandalismo ed alla violenza di qualcuno, sia chiaro, ma scendiamo in campo per dire che abbiamo una visione diversa delle cose e che siamo per la pace con la speranza della riconciliazione e di gettare alle spalle il proprio peccato e di farcela.
Dio perdona sempre, ricordiamolo.
Se siamo disposti ci aiuti l'anno giubilare al percorso verso Dio.
Apriamolo così l'anno del Giubileo.
Nel decreto di fissazione dell'evento, ci sono le condizioni per lucrare l'indulgenza ma sono le condizioni minime perché il Padre Eterno non è un ragioniere.
Senza amore non lucriamo alcuna indulgenza.
L'invito finale di monsignor Accrocca è stato alla preghiera.
Venite a porvi silenziosamente dinanzi a questo Cristo spezzato nel corso di questo anno giubilare e pregate.
Sin qui l'arcivescovo Accrocca.
I momenti salienti della celebrazione sono stati sottolineati dal Coro diocesano diretto da Daniela Polito con all'organo Davide Gagliarsi (nella quindicesima e sedicesima foto in basso).

Le foto sono di Antonio Caporaso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 

comunicato n.168186



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