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Benevento, 27-11-2024 23:14 ____
Nella sua San Marco dei Cavoti i "Novantacinque... centesimi" di Roberto Costanzo con tantissimi amici che hanno voluto manifestargli il loro affetto
La mia Dc, ha detto il novantacinquenne politico, non e' stata una pianta che ha fatto solo ombra ma con i suoi rami ha dato anche frutti. Ne hanno parlato Donato Castellucci e Nicola Ciarleglio con il sindaco Angelo Marino. Il momento di forte emozione quando il festeggiato ha detto di aver avuto costantemente davanti agli occhi in chiesa la moglie Maria ed i fratelli Peppino, Antonio e Carmelina che non ci sono piu'
Nostro servizio
  

Lui non ha chiesto che l'evento fosse classificato come momento celebrativo dei suoi 95 anni di età, ma alla fine non si può dire che sia andata molto diversamente.
L'affetto che lo ha circondato è stato enorme e pur avendo tenuto abbastanza riservata la ricorrenza di quello che è stato chiamato "Novantacinque... centesimi" di Roberto Costanzo (nella foto di apertura l'affettuoso bacio di Peppino Musco, storico dipendente della Camera di Commercio ed "ombra" di Roberto Costanzo quando quest'ultimo, di quell'Ente, ne è stato il presidente per due successive elezioni) la chiesa e poi il ristorante dove si è svolto il convegno e poi l'assaggio, si fa per dire, della enogastronomia del luogo, di San Marco dei Cavoti, suo paese d'origine, gli amici che hanno voluto condividere con lui questa gioia, sono stati tanti.
La manifestazione, chiamiamola così cercando di essere i più neutri possibile, ha avuto inizio nella chiesa Madre con la concelebrazione della Santa Messa da parte di monsignor Luigi Ulano, parroco di San Marco dei Cavoti; monsignor Mario Iadanza, direttore del Museo Diocesano e don Nicola Pigna, giovane sacerdote romano-guardiese (tutti nella prima foto in basso).
Passati nella sala convegni, ad aprire i lavori è stato Marco Borrillo (nella diciottesima foto in basso è a sinistra ed a destra è Nicola Ciarleglio), giornalista, che ha introdotto questo giorno speciale per il 95esimo anno di Costanzo. Un ricordo ma non una ipoteca del passato.
La manifestazione ha reso onore anche alla memoria di Michele Zurlo, podestà degli anni Trenta, primo amministratore e realizzatore di opere di urbanizzazione di San Marco; Angelo Marino, primo presidente della sezione Coldiretti di San Marco nel 1947; Raffaele Polichetti, primo segretario di zona della Coldiretti; Diodoro Ciaramella, presidente della Cooperativa Agricola Santa Maria di Macchia, realizzatrice della prima strada rurale; Michele Caporaso, presidente della Cooperativa Agricola, realizzatrice della prima elettrificazione delle campagne; Vincenzo De Leonardis, primo presidente della Cassa Rurale ed Artigiana e Giuseppe Zigon, meritorio costruttore del primo elettrodotto rurale del Fortore (1962).
Tutte storie nel racconto di Costanzo.
La parola è quindi passata al sindaco Angelo Marino il quale ha detto di essere orgoglioso di questo nostro punto di riferimento. Quando c'erano i comizi aspettavamo l'intervento di Costanzo, comizi sempre accattivanti.
In quegli anni, ha ricordato il sindaco, con l'elettrodotto, arrivarono anche i primi due televisori in casa e da noi venivano in tanti a vedersi il telegiornale.
Il nonno di Marco Zigon, presente stasera in sala, ha anticipato i fondi per la realizzazione di questa grande opera che era l'elettrodotto.
Il sindaco Marino ha quindi consegnato a Marco Zigon una targa a ricordo di questa grande opera posta in essere dal nonno Giuseppe (nella quindicesima e sedicesima foto in basso è a destra ed a sinistra è il sindaco Angelo Marino).
Dal dopoguerra c'è stato l'esordio della carriera politica di Costanzo, nata sotto la guida di Giovanbattista Bosco Lucarelli, ha detto il relatore ed amico di vecchia data di Roberto Costanzo, Donato Castellucci (nella diciannovesima foto in basso è a sinistra ed a destra è Roberto Costanzo), esponente della Dc negli anni Cinquanta, ha percorso, dunque, la carriera di consigliere comunale a San Marco di Cavoti, poi consigliere provinciale e nel 1979 deputato al Parlamento Europeo per due legislature.
Nel 1964 ci fu l'apertura della campagna elettorale di Roberto Costanzo per le provinciali.
Eravamo entrambi sul palco, lui da candidato ed io da segretario della Dc. Ricordo che la manifestazione cominciò con l'inno della Democrazia Cristiana, "Biancofiore".
E' stato anche dirigente della Coldiretti, scrittore che esordì con il testo "La Campania non finisce a Capodichino..." per non parlare poi del suo impegno forte nella cooperazione con la Confcooperative e così nel settore dell'agriturismo con un forte impegno in Terranostra della Coldiretti a livello nazionale.
Costanzo ha dimostrato il suo impegno in politica affianco al suo maestro Mario Vetrone.
Tra i suoi collaboratori, il suo più stretto compagno di viaggio politico è stato Raffaele Delcogliano, vittima delle Brigate Rosse nel 1982.
Due volte, Costanzo, presidente della Camera di Commercio e non va sottovalutata la sua azione di giornalista nell'intento che l'azione divulgativa che lui ancora pratica possa interessare i cittadini al proprio territorio.
Auspico, ha concluso Castellucci, che il suo esempio possa trovare proseliti nelle nuove generazioni.
L'intervento di Costanzo ha sottolineato come fosse ancora presto per una commemorazione.
Questo capita quando si è tra amici e tra compari come stasera.
Mi auguro che anche Ciarlegno non si metta a fare la storia di Roberto Costanzo ma lo faccia solo tra qualche mese o tra qualche anno quando si celebrerà il mio funerale.
E la parola è passata proprio a Nicola Ciarleglio nella qualità di dirigente del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana negli anni Novanta.
Contento per il 95centesimi di Roberto Costanzo dopo aver preso parte alla festa dei 90 anni.
Questo porta bene.
Sono stato invitato come esemplare in calzoncini corti della Dc . Per entrare tra i reduci e combattenti è un po' presto.
Gli anni Ottanta, ha detto Ciarleglio, fu un decennio dalle forme controverse ma anche decisive.
Un periodo che vivemmo senza telefonini e quindi ci si aspettava e si era anche più pazienti nelle cose del mondo. Questo fino al 1989.
I giovani in politica non erano ben visti dai coetanei, ha ancora ricordato Ciarleglio, perché si pensava che tale impegno fosse solo utile al soddisfacimento di piccoli tornaconti personali.
La nostra era una generazione senza padri e senza maestri e che fu definita addirittura vacua.
Mettere le cose a posto ed andare incontro al futuro era l'auspicio dell'epoca.
Nonostante tutto erano 300mila gli iscritti al Movimento Giovanile.
Con Ciriaco De Mita alla segreteria nazionale del partito ci fu una apertura ai giovani e nel 1984 si tenne il 1° Congresso a Maiori.
In quella occasione, ha proseguito Ciarleglio, per la prima volta Renzo Lusetti fu eletto segretario nazionale e Mauro Fabris dei dorotei, nostro riferimento nazionale, divenne vice segretario.
Con la elezione dei delegati al Consiglio nazionale volarono però gli stracci e dovettero addirittura intervenire i carabinieri.
Claudio Ricci e Gigi Coppola, basista il primo, doroteo il secondo, entrarono nel Consiglio nazionale ed io entrai nell'esecutivo con l'incarico nell'Ufficio Stampa e Comunicazione diretto da Silvia Costa.
Una vitalità, questa che non ho poi ritrovato negli anni successivi.
Fu, quella, anche una grande palestra di formazione pollitica.
Poi ci fu il grave episodio della morte di Tony Bisaglia, capo dei dorotei e tutto diventò altra cosa e la stessa Azione Sannita (i dorotei sanniti con Costanzo e Zarro) prese un'altra strada.
Ciarleglio ha concluso sintetizzando i valori dell'epoca che erano rappresentati dalla rappresentanza, dal rispetto e dall'autorevolezza di quella classe dirigente.
A prendere la parola è stato quindi Roberto Costanzo (avrebbe dovuto essere il suo l'ultimo intervento ma nel frattempo è giunto l'assessore regionale all'Agricoltura, Nicola Caputo ndr) il quale ha detto di condividere in parte i discorsi politici fatti anche perché non credo che il momento attuale sia così nero.
Ogni epoca, ha detto Costanzo, ha il bello ed il cattivo tempo.
Il mio intervento sarà soprattutto su San Marco dei Cavoti e non sul piano politico nazionale.
Un grazie Costanzo ha rivolto preliminarmente ai sacerdoti che hanno concelebrato la Messa.
Il più giovane di loro, don Nicola, è lì perché è divenuto sacerdote in età non giovanile e dopo essersi laureato. Alcuni mesi fa mi invitò a Roma dove egli ricevette la sua ordinazione sacerdotale sull'altare maggiore di San Pietro. Egli rappresenta il modo nuovo di essere Chiesa.
Grazie poi a Marco Borrillo per quello che fa per me e con me.
Non dico grazie ai miei due compari, ha proseguito Costanzo, perché le cose dette servono più a voi che a me e dunque siete voi che li dovete ringraziare. Io li ringrazio solo per essere qui.
Questo evento ho evitato che fosse una celebrazione.
Se ci sono riuscito ho deluso i miei nipoti che erano invece pronti alla festa come quella fatta per i miei 90 anni (e dai nipoti una affermazione: E scusa tanto...).
Se il Signore mi vorrà portare fino al 100 anni, come mia mamma, faranno tutto loro per quell'evento, i miei nipoti, lo prometto.
A questo punto Costanzo, come promesso, ha parlato esclusivamente della sua San Marco dei Cavoti, luogo anche delle sconfitte, che servono a crescere, ha detto.
Le prime ed uniche sconfitte elettorali le ho vissute qui nel 1960 e nel 1980 quando pretendevo di diventare sindaco del mio paese.
Evidentemente i miei concittadini pensarono prima di me che avrei dovuto pensare ad altro.
Nel 1979 con le elezioni europee presi il 90% dei voti e 2mila preferenze. L'anno dopo essere crollarono ad appena 900 voti nella corsa ad essere eletto sindaco. Una sconfitta meritata ed istruttiva.
La mia Dc, ha detto ancora Costanzo, non è stata una pianta che ha fatto solo ombra ma con i suoi rami ha dato anche frutti.
Poi Costanzo ha lodato il periodo di amministraziopne del podestà Michele Zurlo per quanto fatto nel suo paese. Criticato invece Zurlo, sindaco eletto nel 1953 per la tassa che pose anche nei confronti di chi abitava le campagne dando la stura ad una protesta epocale dei contadini. Da qui in pratica nacque la Coldiretti.
Poi ha raccontato la vicenda di Giuseppe Zigon, relativamente alla costruzione del primo elettrodotto rurale ed a quei 5 milioni di lire che non riuscirono a restituire su un totale di 20 milioni di contributo al costo totale.
Poi Costanzo ha vissuto un momento emotivo quando ha raccontato di aver avuto davanti agli occhi nella chiesa la figura della moglie, Maria Petretti e dei suoi fratelli che non ci sono più, Peppino, Antonio e Carmelina.
A questo punto la parola è passata a Nicola Caputo (nella ventesima foto in basso è a destra ed a sinistra è Costanzo), l'ultimo, attuale, assessore all'Agricoltura della Regione Campania che ha voluto portare il suo omaggio al primo assessore regionale all'Agricoltura, Roberto Costanzo che ha salutato come una bella persona che lui ha avuto modo di conoscere solo negli ultimi tempi.
Un esempio di bella politica.
Anche io come lui sono rimasto democristiano.
Prometto, ha detto Caputo, che entro i prossimi 95 giorni, (parafrasando una vecchia tradizione della durata delle celebrazioni legati all'età) faremo un grande incontro con tutti gli assessori regionali all'Agricoltura che si sono susseguiti negli anni e sulla evoluzione della agricoltura stessa.
Lo faremo probabilmente a gennaio ed all'Università di Agraria di Portici.
Concluso il momento convegnistico, tutti gli invitati hanno goduto del Momento degistinmusica... con spumanti, vini, dolciumi e quindi una tavolata della tradizione culinaria sammarchese.
A Roberto Costanzo, decano dei giornalisti sanniti, Maria Gabriella Fuccio (nella ventiduesima foto in basso), direttore di "Realtà Sannita", editore con il quale Costanzo ha pubblicato e tra breve sarà presentato il libro "Il Sannio dc. La Dc sannita" di cui è stato distribuito un estratto, ha fatto dono all'autore di una targa ricordo a nome dei giornalisti.

 

 

 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.167546



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