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Benevento1, 10-11-2024 09:20 ____
Don Nicola Majatico svolse la sua professione di medico nel periodo del dopoguerra, tempo in cui questo ruolo era molto diverso dall'odierno
Signorile e distinto nel tratto, si spense ancora in valida eta', passando il comando del suo studio, ubicato in via Porta Rettore, al figlio Annio, ricorda Peppino De Lorenzo. Con un tenero scritto, interviene anche un suo "vecchio" paziente, Fernando Luisi, poi anch'egli medico
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Proseguendo il ricordo di medici che, nel corso del tempo, qui da noi, si sono distinti per professionalità e dirittura morale, Peppino De Lorenzo, oggi, sofferma l'attenzione su Nicola Majatico, padre di Annio.
E' una rievocazione, la sua, questa volta, intessuta in modo diverso con la collaborazione di un collega.
"Era mia intenzione ricordare Nicola Majatico (nella foto di apertura), nota ed apprezzata figura di medico, padre dell'indimenticabile Annio (nella seconda foto in basso in una immagine del 2010), quest'ultimo sempre presente nel mio cuore con immutato affetto.
Senza volerlo, ad invogliarmi nel ricordo, o meglio a sollecitarmi, è stata una email, imprevista ed inattesa, in verità molto gradita, pervenutami, qualche mese fa, da un medico, collega a me sconosciuto, originario di Benevento, che da tanti anni svolge la sua professione a Luino, in provincia di Varese, Fernando Luisi.
"Pregiatissimo dottore De Lorenzo sono un collega che vive a Luino (Varese). Sono nato e cresciuto a Benevento fino all'età di 30 anni per poi trasferirmi prima in Friuli e poi in Lombardia.
Da bambino il mio medico di famiglia era il compianto Nicola Majatico, del quale non possiedo alcuna immagine fotografica.
Nella sua ultima opera "Gente di Benevento", che ho acquistato recentemente, ho letto della sua amicizia con il figlio Annio, anche lui purtroppo defunto.
Mi permetto di chiederle, se in suo possesso e non arreco disturbo, un'immagine del mio amato medico Nicola Majatico.
Ricordo quest'ultimo quando veniva a casa per visitarmi per le puntuali tonsilliti. La sua voce nel corridoio, parlando con mio padre, Nicola Luisi, già comandate della Squadra Mobile di Benevento, e mia madre mi davano tanta serenità. Grazie".
Di qui, ho intessuto un piacevole rapporto con il collega Luisi pregandolo di preparare lui stesso un ricordo del dottore Nicola Majatico.
Questi, don Nicola per tutti, così come veniva affettuosamente chiamato, svolse la sua professione di sanitario nel periodo del dopoguerra, tempo in cui il medico di famiglia ricopriva un ruolo molto diverso da quello odierno.
Signorile e distinto nel tratto, si spense ancora in valida età, passando il comando del suo studio, ubicato in via Porta Rettore, al figlio Annio.
Don Nicola (nella prima foto in basso è con la moglie) non fu solo medico di famiglia, ma ricoprì anche altri incarichi, tra cui si ricordano quello di sanitario dell'Ente Nazionale Previdenza Assistenza Statali (Enpas) e di medico della Polizia di Benevento.
Non mancò anche un impegno politico quale consigliere comunale per il Partito Liberale Italiano di Malagodi.
Oggi riposa nella sua Bagnara.
Un cimitero, quest'ultimo, a me tanto caro in quanto, segnatamente, nei momenti delicati, mi reco, il giovedì per la precisione, ove trascorro momenti bellissimi proseguendo nell'immaginazione il mio discorso con Annio, discorso che non si è mai interrotto".
Di seguito quanto il collega Luisi ha scritto.
"Tra le cose che mai ci potranno essere tolte ci sono i ricordi. Con il passare degli anni, come succede spesso a molti, affiorano nel nostro presente, a volte rendendoci felici, altre volte rattristandoci.
E' strano come il ricordo di una malattia, solitamente una condizione anormale per ogni essere vivente, possa regalare momenti di gioia.
A cinque anni cominciai la frequenza della prima classe elementare al Collegio de la Salle di Benevento, la città ove sono nato.
Cominciava nell'ottobre del 1963 la mia prima esperienza comunitaria. Fino ad allora ero rimasto sempre a casa e non avevo mai conosciuto l'asilo.
E con l'inizio della frequenza scolastica cominciarono i miei problemi di salute con le infiammazioni della faringe e delle tonsille.
In un anno scolastico, da quello che mi dicevano i miei cari genitori, mi ammalavo 4-5 volte. La frequenza delle infiammazioni mi portò, successivamente, a sottopormi a tonsillectomia.
Ricordo i "febbroni" e le pezze di acqua fredda che nonna Raffaella amorevolmente mi posava sulla fronte; la "faringodinia"  ('o male e gola) che non mi permettevano di mangiare e che mio padre Nicola e mia madre Consiglia cercavano di calmare con un gelato.
Ma dopo due tre giorni mio padre non riusciva più a mantenere la calma e ricordo sempre la sua frase rivolta a mamma: "Lillina (non ho mai capito perchè la chiamavano così), chiamamme 'o dottore!".
Può sembrare strano ma, ascoltando quella frase di babbo, già cominciavo a sentirmi meglio. Non avevo paura del dottore, anzi. Non dovevamo attendere molto. Arrivava a casa in giornata.
Abitavamo al quinto piano in via Salvator Rosa, senza ascensore, e quando il dottore arrivava la sua voce affaticata che salutava i miei genitori e che diceva: "Allora, come sta il giovanotto'".
Alto, magro, sempre elegante si avvicinava al mio lettino, salutava la mia nonnina e si sedeva accanto a me.
Cominciava la sua visita sempre chiacchierando, non c'erano pause, non c'era quel silenzio che spesso preoccupa il malato. Il suo esame obiettivo veniva condotto, nello stesso tempo, con fare deciso e gentile.
Guardavo sempre con curiosità il fonendoscopio che utilizzava per auscultarmi il torace.
Nemmeno l'esplorazione del cavo orale mi preoccupava più di tanto. Mi aveva insegnato benissimo ad aprire la bocca e dire "aaaaaaaaaa".
Dopo la prima volta non c'era più bisogno dell'abbassa-lingua.
Per ultimo si passava al termometro che decretava, di volta in volta, il grado della febbre.
La temperatura alta era più uno spavento per i miei genitori. Io quasi non l'avvertivo più. Sapevo di essere in buone mani, quelle mani che alla fine, scrivendo la terapia, mi avrebbero guarito.
Quel mal di gola che già non avvertivo più quando arrivava il mio dottore.
Il mio dottore ritornava dopo qualche giorno a controllarmi, senza neanche attendere la chiamata dei miei genitori.
Alla fine della visita era buona abitudine di offrirgli qualcosa, come una tazza di caffè con un biscottino, ma lui, il mio dottore, chiedeva sempre la stessa cosa: una fetta di pane fatto in casa.
Purtroppo, il ripetersi delle infezioni faringotonsillari mi obbligarono all'intervento chirurgico di tonsillectomia alla Clinica Santa Rita. In sala operatoria, quel giorno di ottobre, accanto all'otorinolaringoiatra (il dottore Dell'Aquila), c'era anche lui, il mio dottore.
Era venuto per farmi coraggio e ricordo ancora la sua frase all'inizio dell'intervento: "Fernando, mi raccomando, fai vedere che sei un giovanotto coraggioso!".
Il mio dottore si chiamava Nicola Majatico, medico della Polizia di Stato a Benevento, dove lavorava mio padre.
Pur avendolo conosciuto quando ero in età scolare, considero Nicola Majatico il primo dei miei maestri, per avermi fatto innammorare della medicina che di lì a poco avrei scelto come percorso universitario.
Una medicina che, purtroppo, oggi non c'è più!
Grazie, dottore Nicola Majatico!"

 

comunicato n.167200



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