Benevento, 05-11-2024 09:27 |
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L'Irpinia ha assorbito decine di miliardi di lire di finanziamenti pubblici, dieci volte piu' che al Sannio ma non ha una situazione migliore
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di Roberto Costanzo |
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A Benevento, alla Camera di Commercio interprovinciale è stato presentato il Rapporto Economico-Statistico Irpinia Sannio 2024.
Documento certamente non secondario che avrebbe comunque meritato una maggiore attenzione e non solo dalla stampa.
Strano, difatti, che non fosse presente alcun esponente delle organizzazioni di categoria: segno questo del disinteresse per l'Ente camerale promotore dell'evento o della disattenzione per la tematica del documento.
Dai dati contenuti in quel Rapporto sulle due distinte province, Benevento risulta di aver ridotto le sofferenze bancarie e di aver aumentato la raccolta differenziata con un dato al di sopra della media nazionale e così pure Avellino, sebbene questa con qualche punto in meno.
Un tasso negativo di crescita del numero delle imprese operanti sul territorio si evidenzia in Irpinia, come pure nel Sannio.
Il valore aggiunto pro-capite è inferiore alla media nazionale (Avellino 18.600 euro, Benevento 17.980, Italia 29.600).
L’indice di vecchiaia, elevato in ambedue; tasso di natalità: Avellino 6,5 - Benevento 6,6. Propensione all'imprenditoria giovanile (numero di imprese giovani per cento abitanti: Avellino 6 Benevento 7); tasso di disoccupazione: Avellino 14,5 - Italia 10,3: questi dati sembrano incomprensibili.
In campo socio-occupazionale le due province manifestano situazioni parimenti negative, a volte meno negativa quella di Benevento, eppure sul piano economico-produttivo Avellino presenta dati estremamente più elevati e cioè, ad Avellino si produce di più, ma si occupano meno lavoratori.
Basti esaminare i dati del cosiddetto valore aggiunto che presentano, per il settore industriale, una forte differenza tra Irpinia e Sannio: 1.364 contro 662; cioè in provincia di Avellino si produce più del doppio rispetto a Benevento, eppure il tasso di disoccupazione ad Avellino è superiore a quello di Benevento.
Una provincia fortemente industrializzata come l'Irpinia presenta dati sul piano socio-economico più negativi di quelli del Sannio che è una delle province meno industrializzate d'Italia.
Sono dati, questi, che andrebbero analizzati e valutati, in quanto l'Irpinia è certamente un'economia "condizionata" dal settore industriale, mentre, il Sannio è un'economia "rappresentata" principalmente dal settore agricolo.
Questa differenza sul piano economico-produttivo potrebbe dirci che l'Irpinia industriale dovrebbe essere una provincia più moderna e quindi più vivibile rispetto al Sannio agricolo.
Difatti se andiamo ad analizzare i dati dell’export notiamo un immenso distacco di Avellino su Benevento.
Il valore finanziario dell'export sannita è pari al 10% dell’export irpino.
Allora, se questa è la situazione economica-produttiva-mercantile, chiediamoci come mai sul piano socio-occupazionale l'Irpinia è quasi più arretrata del Sannio.
Qualcuno potrebbe dire che l'Irpinia ha realizzato soltanto una industria sul territorio, una sorta di colonizzazione industriale e non una industria del territorio; cioè una industrializzazione e valorizzazione delle risorse locali, e non solo quelle agricole.
Se alla presentazione del Rapporto Economico-Statistico irpino-sannita fossero stati presenti i rappresentanti delle attività produttive, oltre agli esponenti delle pubbliche istituzioni, si sarebbe potuto avviare un tipo di confronto su questi due modi di essere delle realtà economico-produttive: due distinte province che comunque debbono tendere ad integrarsi, integrarsi e non genericamente fondersi.
Ma se questi sono i dati statistici, che presentano indubbiamente due situazioni di non facile lettura, sarebbe quindi ora che si mettessero intorno ad un tavolo, alla Camera o altrove, i rappresentanti degli Enti locali, delle organizzazioni del mondo imprenditoriale e dei sindacati, nonché le istituzioni universitarie, per avviare una non superficiale analisi sulle due distinte situazioni, che debbono comunque essere confrontate, non tanto per tentare di fare un Sannio meno agricolo e un’Irpinia meno industriale, ma per disegnare un'agricoltura ed un’industria capaci ambedue di sviluppare e non soltanto sfruttare il territorio.
Dobbiamo chiederci perché l'Irpinia, che in questi ultimi quarant’anni, dalla legge 219 in poi, ha assorbito varie decine di miliardi di lire di finanziamenti pubblici, cioè dieci volte superiori a quelli destinati al Sannio, oggi sul piano occupazionale e su quello dell'esodo giovanile presenta una situazione uguale se non peggiore di quella della consorella sannita.
Quindi non è la quantità di finanziamenti che produce sviluppo.
Nella nostra regione sembra quasi impossibile integrare fra loro due province interne, che sono per molti aspetti simili, oltre che integrare nella stessa regione la dorsale appenninica con la fascia costiera.
Il rapporto Economico-Statistico Irpinia Sannio 2024 ci informa e ci sollecita affinché non ci si fermi a leggere quello che è lo status attuale ma ci si prepari anche a scrivere quello che deve essere lo status futuro.
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