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Benevento, 03-11-2024 09:21 ____
Capire il mondo, ascoltare i pazienti, cercare di vivere nel modo piu' semplice possibile e' stato il credo quotidiano di Mimmo Zollo
Malgrado infermiere in pensione con zelo ed abnegazione continuava a dedicarsi a tanti pazienti che a lui, fiduciosamente, si rivolgevano. Con la scomparsa poi di Claudio Peluso e' andato via un altro tassello della mia professione
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Con l'intento di estendere il ricordo non solo dei medici che, nel corso del tempo, hanno operato qui da noi, ma anche agli altri operatori sanitari, questa domenica, Peppino De Lorenzo sofferma l'attenzione su due infermieri simbolo, deceduti di recente, tra i più conosciuti, che hanno prestato la propria opera al "Rummo".
Si tratta, nello specifico, di Mimmo Zollo e Claudio Peluso.
"Nel corso di tutta la mia attività, protrattasi per non pochi anni e non ancora conclusa, ho sempre sostenuto che la funzione dell'infermiere sia stata sempre di fondamentale importanza offrendo anche, segnatamente nelle situazioni più delicate, un contributo indispensabile al medico stesso.
Con loro, nel bene e nel male, ne ho conosciuti, veramente, tanti, nelle mie umane possibilità, ho cercato sempre di stabilire un buon rapporto duraturo nel tempo.
Mi è, tuttavia, impossibile evitare di nascondere, in questo momento, che i tempi, sia inutile negarlo, sono mutati. In questi anni c'è stata una totale e ritengo irreversibile inversione di valori che, in ultimo, non poco ha inciso sui rapporti stessi.
Con la stragrande maggioranza degli infermieri, quelli di un tempo, è residuato un legame che sono convinto rimarrà fino alla morte.
Per molti, ancora oggi, a distanza di anni, unitamente alle loro famiglie, rimango il medico di riferimento.
Il mio studio, nei momenti di difficoltà, i più svariati, rappresenta un'ancora di salvezza, anche per i non frequentatori abituali.
Con alcuni è residuata addirittura l'abitudine, bellissima, di scambiarci ancora un pensierino, fors'anche modesto, in occasione delle ricorrenze natalizie e pasquali.
Mi si perdoni la sincerità, gli ultimi che ho lasciato nel momento della quiescenza, invece, sono scomparsi nel nulla, sciolti come neve al sole. E' questo il frutto dei tempi.
Eppure, anche di loro serbo un ricordo bello per le ore indimenticabili trascorse insieme anche se il ventilato affetto nel momento in cui ero al vertice sia scomparso con un colpo di spugna.
Un ricordo, tuttavia, mi è stato lasciato e credo mi accompagnerà fino al termine dei miei giorni.
Un addome oltre misura, frutto dei manicaretti che, puntualmente ogni mattina, mi facevano ingozzare. Ed io che sono un goloso incarnato non mi astenevo dal gustarli saltando, non poche volte, anche il pranzo. Ma tant'è!.
In questo momento mi è gradito ricordare due infermieri simbolo, rappresentanti dei tempi che furono, scomparsi, l'uno dopo l'altro, ancora in valida età, nella torrida estate che lasciano alle spalle.
Mi riferisco, nello specifico, a Mimmo Zollo e Claudio Peluso.
Mimmo Zollo (nella prima prima foto in basso). E' stato, a suo modo, un personaggio particolare dai più conosciuto per il suo carattere aperto e disponibile in ogni occasione.
Lavorare con lui, averlo conosciuto, è stato per me un privilegio enorme. Se avessimo consapevolezza che tutto possa mutare da un momento all'altro, di certo, avremmo meno cattiveria intorno.
Mimmo, in vita, di amicizia ed affetto ne ha dato tanto a tutti noi cercando di trovare, sempre ed in ogni occasione, il motivo giusto di una visione seria e convinta del malato che si trovava innanzi.
Malgrado in pensione da qualche anno, gli residuava ancora non poco spazio nella vita quotidiana, forte della sua saggezza. Infatti, con zelo ed abnegazione continuava a dedicarsi a tanti pazienti che a lui, fiduciosamente, si rivolgevano.
La foto di apertura, del 23 giugno 2023, risale al giorno in cui io ed il direttore di "Gazzetta di Benevento" lo incontrammo ad uno degli incontri delle "Domeniche della salute", organizzate dal Rotary, nei pressi della Prefettura.
E fu lui, guarda caso, a pregare Alfredo Pietronigro di riprenderci da soli, a futura memoria. Quella foto, recentissima, oggi, mi rimane quale suo dono preziosissimo.
E Mimmo, malgrado avvertisse le prime avvisaglie del male, non è mancato neanche al Teatro Comunale, lo scorso maggio, alla presentazione dei primi due volumi della collana "Gente di Benevento".
E' stato questo il nostro ultimo incontro.
Capire il mondo, ascoltare i pazienti, cercare, in definitiva, di vivere nel modo più semplice possibile è stato il suo credo quotidiano. Era l'innato programma di vita.
Con la sua scomparsa non è affatto facile per me riuscire a compilare una biografia di quelle consuete ed adatta all'occasione, quelle biografie sempre pronte ed a portata di mano. No, non è affatto possibile.
Mi rimane, però, una serie interminabile di ricordi personali, di testimonianze di dolore, di certezza della sua competenza e dell'incarnato valore umano.
A Mimmo, come capita alle persone da bene, non sono mancate amarezze. Conservo, comunque, la gioia di essergli stato vicino e di averlo difeso per una causa giusta.
Mimmo, in defintiva, è stato un uomo buono, nel senso più convinto della parola.
Claudio Peluso (nella seconda foto in basso).
Fu destinato a lavorare nel mio reparto dopo avere prestato la sua opera in altra divisione del "Rummo".
Tra noi, da subito, ci fu una intesa perfetta al punto che, seduta stante, tutti i suoi congiunti scelsero mia moglie quale proprio medico di famiglia.
Per onestà, anche riconoscendogli indiscutibili doti professionali, per chi non lo conoscesse a fondo, a tanti poteva apparire detentore di un carattere particolare.
Invece, chi, come me, riusciva a smussare qualche sua impuntatura, Claudio, nel fondo, era sempre disponibile e pronto a qualsiasi sacrificio per il paziente.
Mi resta la consapevolezza di essere stato il suo medico di riferimento fino al giorno della morte.
Un rapporto, il nostro, che non ha conosciuto ostacoli o cedimenti.
Infatti, da alcuni anni, una malattia ribelle ad ogni cura incominciò ad inseguirlo non concedendogli tregua, segnatamente, in determinati momenti.
Residua in me il ricordo di quando, a cadenza fissa, doveva prenotarsi per i controlli di rito all'Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza" di San Giovanni Rotondo.
Ogni volta incontrava difficoltà e, per questo, giungemmo al comune accordo che provvedessi io a mettermi in contatto con il reparto di competenza.
L'ultima prenotazione, tramite fax, pochi giorni prima della scomparsa, la conservo ancora. 
Con la sua scomparsa è andato via un altro tassello della mia professione.
Quando, domenica 14 luglio scorso, ho redatto il suo certificato di morte, non nego che la mano mi tremava.
Addio, Claudio, grazie per l'affetto dimostratomi che, ne sono convinto, proseguirà con i tuoi familiari, a me legati".

  

comunicato n.167076



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