Benevento, 27-10-2024 09:21 |
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All'Ospedale "Rummo" di un tempo si assisteva anche all'arrivo del pullmino di pazienti trasportati tutti dal dottore Giovanni Bovio
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Nostro servizio |
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Peppino De Lorenzo, questa settimana, prendendo lo spunto dall'imminente pensionamento del medico di base di Buonalbergo, apre un altro cassettino della sua memoria e sofferma l'attenzione sulla figura di un collega che, negli anni Ottanta, Novanta, svolse la sua professione in quello stesso territorio.
Nello specifico, si tratta di Giovanni Bovio, medico di famiglia, appunto, che riuscì a costruire un personaggio per alcuni aspetti davvero particolare.
Dal racconto odierno di De Lorenzo, infatti, emerge un ricordo, a tratti, suggestivo, cui, all'epoca, fece da sfondo l'Ospedale "Rummo".
"Nell'apprendere che, con decorrenza 1 novembre, l'attuale medico di base di Buonalbergo, Adolfo Striani, per raggiunti limiti di età, lascerà il suo incarico, d'improvviso, dal polveroso magazzino della memoria, è emerso il ricordo di un medico singolare che, negli anni Ottanta, Novanta, operò nella stessa zona del sanitario che, a breve, andrà in quiescenza.
Si tratta di Giovanni Bovio (nella foto di apertura) che, per lungo tempo, svolse la sua professione di medico nel territorio di Casalbore e Buonalbergo.
Sono convinto che saranno ancora in molti a ricordarlo, sia nel suo territorio, che tra gli operatori, sanitari ed infermieri, del "Rummo".
Giovanni Bovio (nella prima e seconda e terza foto in basso, con i suoi familiari), a suo modo, riuscì, fors'anche senza volerlo, a costruire un personaggio, espressione, quest'ultimo, di un modello di medicina che non esiste più.
Sempre disponibile, per lui non esistevano giorni di festa. Nel momento in cui si rendeva necessaria ed indispensabile la sua presenza, di giorno e di notte, non indugiava a correre al capezzale del paziente.
Bisogna anche considerare che i tempi erano diversi da quelli odierni ed i mezzi a disposizione apparivano limitati.
Ricordo che mi affidò per seguirli terapeuticamente i suoi suoceri, Bartolomeo Maraviglia ed Olga Gnocchi, che vivevano a Benevento in via Salvator Rosa.
Sin qui, è ovvio, nulla di particolare.
Giovanni Bovio (nella quarta foto in basso, nel corso di un convegno, sullo sfondo, secondo da sinistra, l'onorevole Antonio Guarra) divenne un personaggio singolare, da tutti conosciuto, per un particolare modello di agire che seppe porre in essere.
Infatti, per favorire i suoi pazienti, molti residenti in zone disagiate del territorio che abbracciava Casalbore e Buonalbergo, talvolta in campagne isolate, quando questi ultimi, per sottoporsi ad indagini cliniche, oppure costretti al ricovero, dovevano raggiungere il "Rummo", lui pensò bene di fornirsi di un pulmino.
In questo modo, fissava un appuntamento con i pazienti al centro del paese, sempre di buon mattino, e ponendosi lui stesso alla guida del veicolo, spedito, raggiungeva il nosocomio cittadino.
La sua opera assistenziale, però, non si limitava al solo trasporto, ma, dopo avere fermato il pulmino nel cortile del "Rummo", accompagnava ogni paziente nel reparto di destinazione.
E' naturale che l'operato appariva oltremodo positivo per quanti, ripeto molti contadini, venivano così facilitati nel momento della necessità per intervenuti problemi di salute.
Quel pulmino, arrivando a destinazione, costituiva, ogni volta, uno spettacolo che colpiva i passanti.
Ricordo che anche gli infermieri del mio reparto quando, dalle vetrate delle finestre vedevano l'arrivo, esclamavano: "Dottore, il taxi è arrivato".
Così, i passeggeri, timorosi ed impacciati, sommessamente, seguivano le direttive impartite dal dottore Bovio.
Mi si creda, era uno spettacolo indescrivibile, impensabile per i tempi odierni. Non so cosa darei per rivederlo, magari solo per un attimo.
Oggi, che tanto si parla, spesso negativamente, del "Rummo", questo, in definitiva, era l'Ospedale di allora in cui, malgrado gli scarsi mezzi a disposizione, non mancava il calore umano.
Il dottore Bovio aveva anche un'altra abitudine tutta sua. Le tasche della giacca e quelle del cappotto durante la stagione invernale erano gonfie per le tante caramelle che contenevano.
Infatti, quando giungeva in un reparto, con il paziente al seguito, nel momento in cui contattava il collega, era solito offrirgli una manciata di caramelle. Quasi un ipotetico compenso per l'ascolto dedicato.
Un giorno, negli anni in cui ero assistente di neurologia, gli dissi: "Caro dottore, è vero che io sono goloso, ma, al posto delle caramelle, la prossima volta, gradirei dei cioccolattini.
Quindi, cambiate prodotto altrimenti non vi darò più ascolto e non seguirò più i vostri suoceri anche se si sono a me legati".
Dopo qualche giorno, valutata la mia richiesta, ancorché scherzosa, mi portò un pezzo di cioccolato.
Questo era il dottore Bovio, rappresentante indimenticato di un modello di medicina che non esiste più".
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