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Benevento, 29-09-2024 09:34 ____
Quando lo vidi entrare nel mio studio con difficolta' alla deambulazione e l'appoggio ad un bastone lo ritenni uno dei primi pazienti
In realta' era il papa' di Tonina Ferrelli, una vivacissima fanciulla di soli quindici anni, un fiore di primavera, fragrante di purezza, il cui capo fu reciso da una scheggia di granata tedesca. A Benevento si intitola a lei una strada che collega i viali degli Atlantici e Mellusi. Peppino De Lorenzo ricorda una giovane martire sannita
Nostrio servizio
  

Questa domenica, qui da noi, si celebra il giorno del ricordo in memoria di quanti persero la vita nel corso dei bombardamenti del 1943.
Peppino De Lorenzo che, nel tempo, ha, più volte, ricordato Tonina Ferrelli, giovane caduta in quella tragica occasione, ne rinverdisce, ancora una volta, il destino particolare.
Come sempre, accanto alla rievocazione storica, non manca di aprire, così come fa spesso, un cassettino della sua memoria, ricordando l'incontro che ebbe con il padre di Ferrelli.
Il ricordo dell'accaduto, unitamente ai danni materiali prodotti, si articolerà nel corso di due settimane.
C'è da precisare, ad onore di verità, che De Lorenzo sia stato, ripetutamente, invitato a partecipare all'odierna cerimonia, rifiutandosi, e lasciando ad altri, oggi, di parlarne.
Lui, infatti, lo ha fatto per decenni quando, forse, molti non sapessero neanche chi Tonina Ferrelli sia stata.
In proposito, di seguito, riportiamo, integralmente, l'articolo che De Lorenzo pubblicò su "Messaggio d'Oggi", il 18 novembre 1976, ben 48 anni fa.
"Ricordo di avere conosciuto il padre di Tonina Ferrelli (foto di apertura), appunto, 48 anni fa. Ero agli inizi della professione e, in tutta sincerità, quando vidi giungere nel mio studio quest'uomo, slanciato, fine nel portamento, garbato nei modi, ma con qualche difficoltà alla deambulazione che lo costringeva ad appoggiarsi ad un bastone, non nego che lo ritenni uno dei primi pazienti.
Poi, fu lui, con il garbo e la signorilità che lo contraddistinguevano, a presentarsi motivando la visita quale doveroso ringraziamento per quanto, giorni prima, avevo scritto della figlia su "Messaggio d'Oggi".
Infatti, esordì dicendo: "Non sono, dottore, un nuovo paziente, ma il padre di Tonina Ferrelli".
Parlammo a lungo e la conversazione che, ancora oggi, a distanza di decenni, ricordo con infinito piacere, fu, d'improvviso, interrotta per una caduta accidentale di Ferrelli dalla sedia posizionata dinanzi alla mia scrivania, ove lui era seduto. Fortunatamente, nello specifico, si trattò solo di un trauma senza conseguenze. In queste ore, nei rigurgiti della memoria, ho rivisto più volte quella scena.
Di lui, poi, non seppi più nulla anche se il ricordo di quest'uomo, con una profonda ferita nell'anima, mi è rimasto nel cuore quale esempio della sofferenza umana che deve essere di ammonimento per tutti. Una lezione, la sua, della costanza e della forza, dell'amore e della della speranza.
Veniamo, intanto, all'articolo pubblicato su "Messaggio d'Oggi" 48 anni fa.
"A molti beneventani, si legge, sarà, più volte, capitato di attraversare quella strada che dal viale degli Atlantici porta al viale Mellusi, ove, nel mezzo, è ubicata la statua di Leonardo Bianchi.
Pochi, di certo, sono stati coloro che avranno cercato di sapere chi fosse Tonina Ferrelli, colei che ha dato il proprio nome a quella via.
Ma se i più, come spesso capita, hanno dimostrato scarso interesse in proposito, vi sono, ancora oggi, due genitori  che, nell'attraversare quella strada, puntualmente ogni volta, sebbene a distanza di tanti anni, rivolgono il proprio sguardo alla lapide marmorea che ricorda la propria figliuola, la cui vita fu recisa, a soli quindici anni, nel fiore della gioventù, dalla mano del nemico, il 3 ottobre 1943.
Ci sono, infatti, dolori che non hanno tempo, enormi, mille volte più forti della nostra capacità di soffrire, restano lì, immobili, come pugnali nel cuore.
Mons. Salvatore De Lucia volle, con un suo opuscoletto, ricordare Tonina Ferrelli ed ebbe, tra l'altro, a dire di lei: "...una vaga e vivacissima fanciulla, un fiore di primavera fragrante di purezza, d'intelligenza, di bontà, soggiacque, reciso il capo da una scheggia di granata tedesca, tra il padre e lo zio Camillo, sotto gli occhi della mamma, della sorella, dei parenti, degli amici esterefatti, allibiti, all'ombra di una rustica tettoia, il 3 ottobre 1943. Quale visione orrenda in quel momento! Chi, chi, potrebbe, saprebbe descriverla?
Eppure quel gruppo di parenti, di amici, si erano allontanati dalla casa, al viale degli Atlantici , per essere più sicuri, in aperta campagna. Ma, ivi, trovò la morte la più giovane fanciulla, lì si compì il grande sacrificio!..."
Nel ricordare Tonina Ferrelli è doveroso per noi tutti, poichè figlia e martire della nostra terra, inchinarci dinanzi alla sua memoria ed offrire, con i suoi genitori, a Dio il suo corpo insanguinato.
Nella luce eterna Tonina, di certo, avrà già chiesto il perdono per i suoi assassini. E noi ci auguriamo che il suo martirio sia di monito a quanti , particolarmente nel momento difficile che il nostro Paese attraversa, preferiscono imboccare la strada della violenza, perchè, con la violenza non si risolve alcunchè.
Ma la tua morte, gloriosa Tonina, è, forse, da un lato quasi invidiabile. Tu, infatti, non hai intravisto che l'azzurro del cielo e della speranza e "felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni!".
Il padre di Ferrelli, in una poesia che scrisse in memoria della figliuola, e che quel giorno dell'incontro nel mio studio volle donarmi, tra l'altro, dice: "...Il tempo passa, ma non si cancella / l'orrendo quadro che durò un istante! passò un ordigno... la tua testa bella,/purtroppo, a me non era più davante./Fu barbaro il tedesco che ti uccise,/o fu vigliacco chi ti spinse fuori?/Dimmi - Chi fu che il capo tuo recise?/Chi ci ridusse in lacrime e dolori?".
Con rammarico abbiamo avuto modo di constare che Tonina Ferrelli fosse sconosciuta ai più.
Talune situazioni della vita e taluni interessi della propria terra dovrebbero essere cari a ciascuno di noi. Gli uomini rimangono, invece, caparbiamente chiusi.
Eppure, il ricordo dei martiri della nostra terra dovrebbe esserci legato, perchè appartiene, gelosamente, a noi tutti. La realtà, purtroppo, dimostra che così non è".
Continua

comunicato n.166348



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