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Benevento, 27-09-2024 10:46 ____
L'attenzione pubblica ed istituzionale si concentra sui programmi di riparazione e risarcimento dei danni dalle alluvioni nelle aree di pianura
Non c'e' nessun richiamo alla necessita' di prevenirle a monte dove nascono ed iniziano il loro disastroso percorso. L'acqua non nasce cattiva, ne' dalle sorgenti ne' dalla pioggia, ma puo' diventarlo man mano che scorre a valle...
di Roberto Costanzo
  

Ho già avuto modo di richiamare l'attenzione dei miei lettori sulla crisi idrica che ci preoccupa sia in estate con l'insufficienza che in autunno con l'eccedenza  di acqua (nella foto un momento dell'alluvione del 2015 con l'intervento dei Vigili del Fuoco in località Pantano).
Per certi versi l'eccedenza autunnale può essere molto più dannosa dell'insufficienza estiva.
Lo si può rilevare soffermandosi un po' sui disastri alluvionali, e le susseguenti polemiche politiche, che ancora una volta hanno recentemente interessato vaste aree dell'Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana.
Quello che più mi ha impressionato è stato non solo l'eccessivo scontro polemico tra le forze politiche, quanto piuttosto la totale concentrazione dell'attenzione pubblica ed istituzionale sui programmi di riparazione e risarcimento dei danni nelle aree di pianura, dove le alluvioni si espandono più facilmente, senza alcun richiamo alla necessità di prevenirle a monte dove nascono ed iniziano il loro disastroso percorso.
L'acqua non nasce cattiva, né dalle sorgenti né dalla pioggia, ma può diventarvi man mano che scorre a valle, dove può diffondersi in modo devastante, appunto perché a monte, dove sorge, non viene contenuta e gestita da adeguate infrastrutture idrogeologiche.
A valle, peraltro, il deflusso viene incattivito da un territorio che è stato sovraccaricato di cementificazione, e quindi di eccessivi impianti produttivi ed insediamenti abitativi.
Cioè le mancate opere a monte e l'eccessivo sovraccarico d'infrastrutture pubbliche e strutture private sul territoriopianeggiante impediscono il contenimento ed il governo del deflusso dell'acqua e ne aggravano la forza devastante e distruttiva.
Le alluvioni ci sollecitano un nuovo e più equilibrato assetto territoriale tra dorsale appenninica ed aree vallive e costiere; anche perché se continuano a spopolarsi la collina e la montagna, l'acqua, sia quelle delle sorgenti che quella delle pioggie, si trasformerà sempre più da risorsa naturale a disastro artificiale.
Da bene a male.
Gli esponenti politici e istituzionali, nazionali e regionali, debbono convincersi che le opere di riparazione e contenimento che si vorrebbero fare a valle vanno invece fatte a monte.
Cerchiamo di valutare quello che è costato ai bilanci dello Stato e delle Regioni, nei decorsi decenni, la riparazione dei danni subiti dal territorio vallivo a causa delle alluvioni, opere di riparazione ma non di prevenzione, perché la prevenzione si fa a monte...
Non ci vuole molto per capire che buona parte di quei disastri che vediamo per televisione sarebbe evitata se il territorio vallivo fosse meno cementificato e meno sovraffollato di impianti e di popolazione.
Questo richiamo di un corretto defluire di acqua da monte a valle, e quindi di un'equilibrata ripartizione di opere idrogeologiche tra alture e pianure, va fatto anche quando affrontiamo i vari aspetti della crisi idrica della nostra provincia: a cominciare dal governo degli affluenti del Calore, quali l'Ufita, il Tammaro, il Sabato, il Tirreno e l'Isclero.
Fatta questa sommaria considerazione a seguito dei dibattiti e delle polemiche intorno all’ulteriore disastroso dissesto del territorio del centro Italia delle scorse settimane, verrebbe la voglia di lanciare un'idea che a qualcuno può sembrare campata in aria, lontana dalla realtà: ossia la proposta di indire una conferenza provinciale sui problemi e le possibili prospettive in campo idrogeologico nel Sannio.
Siamo una provincia ricca di risorse idriche, disponiamo difatti della più grande raccolta artificiale di acqua in Campania, con la diga di Campolattaro, ma siamo anche una popolazione che soffre, e litiga, per l’insufficiente disponibilità di quella vitale risorsa; ma non sempre siamo convinti che i dissesti dei territori vallivi si prevengono a monte; perché anche in questo caso è la valle che dipende dal monte.

comunicato n.166314



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