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Benevento, 22-09-2024 09:13 ____
Ricordare Massimo Cardona Albini e' per me motivo di intima sofferenza, ricorda Peppino De Lorenzo
Con Massimo trascorremmo tante vacanze estive a Castellammare di Stabia e con le nostre famiglie si stava tutti insieme. Ricordo con nostalgico rimpianto le mattinate vissute a Pozzano, al lido "Elena", per fare bagni interminabili, gite in barca e tuffi spericolati. Nessun momento, lieto o triste, di quegli anni ho vissuto senza la affettuosa presenza di quella famiglia
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Il ricordo di Peppino De Lorenzo, questa settimana, interessa una figura della nostra terra, spentasi un mese fa, e da tanti conosciuta.
Si tratta di Massimo Cardona Albini, dirigente della Regione Campania.
"Ricordare Massimo Cardona Albini (nella foto di apertura) è, mi si creda, per me motivo di intima sofferenza.
La mamma era una Delcogliano.
Come spesso ho avuto modo di ricordare, con i componenti di questa famiglia ho trascorso la spensierata fanciullezza e la gioiosa gioventù.
Quando la mattina dello scorso 20 agosto, in una nicchia ricavata nella nuda terra, nell'Arciconfraternita dei Nobili del Santissimo Rosario, ho visto calare la bara di Massimo, con il cuore che mi batteva a cento all'ora, ho assistito alla sepoltura di tante ore belle ed indimenticabili di un tempo che non ritornerà più.
Negli anni Sessanta, Settanta, i rapporti, anche con i parenti, erano diversi da quelli odierni. Si restava uniti, sia nei momenti di gioia che in quelli tristi.
Con Massimo, infatti, trascorremmo tante vacanze estive a Castellammare di Stabia e, con le nostre famiglie, si stava tutti insieme. Ricordo con nostalgico rimpianto le mattinate vissute a Pozzano, al lido "Elena", per fare bagni interminabili, gite in barca e tuffi spericolati (la prima foto in basso risale, appunto, a Castellammare di Stabia, seduto in primo piano, Peppino De Lorenzo, da sinistra, i genitori di quest'ultimo, a seguire, la mamma di Massimo e, concludendo, Massimo che, come era s'uso in quel tempo, portava un bottone nero sulla maglietta essendo il padre morto da poco).
Massimo rimase orfano di padre quando era ancora ragazzo e la mamma, Lina Delcogliano, seguì i due figli dedicando loro tutta se stessa.
Il fratello di Massimo, Fabio, ricoprì il posto prima occupato del padre, Carlo, funzionario della Banca d'Italia. Sposò, poi, Leri Caiafa, cugina di primo grado del compianto Annio Majatico.
Massimo, invece, dopo avere frequentato il Liceo Scientifico e conseguita la laurea, divenne funzionario della sede beneventana del Ministero dell'Agricoltura.
Carlo Cardona Albini, era di nobili origini, e, per questo, io, ragazzino, ogni volta, rivolgendomi alla mamma di Massimo, scherzando, le ripetevo: "Buongiorno, signora marchesa".
Lei, sorridendo, mi rispondeva: "Io non amo questi appellativi. Voglio essere voluta bene per quella che realmente sono."
A casa, in via Vanvitelli, civico 1, al terzo piano, viveva con loro una gatta siamese. Lalla il suo nome.
Era il punto di riferimento per tutti. Guai se mancava la trippa a sufficienza per assicurare una idonea alimentazione.
Un giorno, Lalla, seduta sul ciglio del balcone, perse l'equilibrio e precipitò giù. Morì all'istante. Fu un lutto per parenti ed amici. Tutti insieme, dopo avere composto i resti in un contenitore di legno, andammo a seppellirla in un terreno alla Gran Potenza ove era ubicata la casa di campagna della famiglia Delcogliano.
Non c'era ricorrenza, oltre alle vacanze, che non si vivesse insieme (nelle foto in basso, Massimo alla festa di compleanno di Peppino De Lorenzo, il 18 settembre 1962, in una di queste è poi con la cugina Maria Cardona Albini).
Nessun momento, lieto o triste, di quegli anni ho vissuto senza la loro affettuosa presenza.
Per questo, il mio animo è colmo di tristezza anche se, poi, come capita spesso, sbagliando, presi dai quotidiani impegni, rapporti anche stretti sono destinati a diradarsi.
Ciò, però, non sminuisce affatto il ricordo degli anni belli trascorsi insieme.
Né mancai al suo matrimonio con Luciana Nigro che, se la memoria non mi tradisce, fu celebrato il primo giorno di dicembre 1979.
Si viveva così intimamente in quei tempi che quando mia zia Anna Babuscio, insegnante di lettere alla scuola Media "Pascoli", a 43 anni, si ammalò di cancro, per potere effettuare la radioterapia dopo l'intervento, in quanto qui da noi, all'epoca, non si praticava, fu costretta ad andare a Brescia, fu la mamma di Massimo ad accompagnarla rimanendo lì per tutto il tempo.
Ed ancora, Massimo, nel 1973, mi fu vicino nel corso di una severa malattia di mia madre. Un giorno, per facilitarmi il compito, volle accompagnarla lui a Napoli.
Il caso volle che, nei pressi di Arpaia, d'improvviso, un cane di grossa taglia spezzò loro la strada.
I danni all'auto non furono di poco conto, ma, tuttavia, Massimo accettò l'evento con serenità. Questa l'indole.
Era la sua prima auto che, dopo anni difficili, aveva potuto avere.
Una Fiat 124, di colore rosso amaranto, targata Bn 72203.
Sarebbero ancora tanti e tanti i ricordi che affollano la mia mente che potrei, in questa sede, ricordare. Rischierei, però, di essere non poco prolisso.
Gli stessi rimarranno per sempre in me quale dono preziosissimo aiutandomi a superare questo momento nella certezza che, in quei tempi oramai lontani, ci siamo voluti veramente bene".

 

 

comunicato n.166197



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