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Benevento, 14-09-2024 10:12 ____
I ragazzi che, lasciate le elementari, per la prima volta, entrano in una nuova realta', sono stati accolti con una singolare e suggestiva festa
E' successo alla scuola media "Giovanni Pascoli" e la considero una iniziativa degna di lode. Mi rimane l'amarezza di non essere stato presente. Sarebbe stato per me un riscatto. Sarei rimasto in un angolo, in silenzio, in disparte. Lontano da occhi indiscreti, ma felice che colui che rappresenta il mio futuro abbia vissuto un'esperienza che io non ho avuto, commenta Peppino De Lorenzo
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Peppino De Lorenzo (nella foto di Antonio Caporaso), avendo avuto inizio il nuovo anno scolastico, momento sempre molto significativo, sofferma la sua attenzione su di un particolare evento, per lui molto bello e singolare, di cui ha avuto notizia, che ha visto protagonista la Scuola Media "Pascoli" della nostra città.
"Ho trascorso - scrive - l'infanzia e la gioventù, in tempi diversi da quelli odierni, con un modello scolastico molto diverso dall'attuale.
Mio padre, insegnante di liceo, scomparso nel pieno vigore della maturità intellettuale, quale eredità preziosissima, mi ha lasciato un legame profondo con il mondo della scuola, malgrado io abbia fatto il medico.
Inoltre, mia zia Anna Babuscio, che per me è stata una seconda mamma, fu divorata dal cancro, a 46 anni, nel periodo in cui insegnava lettere proprio alla "Pascoli", di cui mi accingo a scrivere.
Erano tempi diversi quelli di allora, privi delle odierne innovazioni, positive o negative che siano.
Ho appreso che alla Scuola Media "Pascoli" i ragazzi che, lasciate le elementari, per la prima volta, entrando in una nuova realtà, siano stati accolti con una singolare e suggestiva festa arricchita, quest'ultima, anche da interventi musicali.
Qualcosa di diverso che, però, ad un attento esame, ha inciso molto positivamente che, a quanto mi è dato sapere, ha limitato, in questo modo, l'impatto di questi fanciulli con una nuova realtà, una delle prime, tra le tante, che, poi, incontreranno lungo il percorso della vita.
Una iniziativa degna di lode e non nascondo che, da nonno, tra l'altro incallito cultore di esperienze insolite, avrei voluto assistere.
Il giorno dopo, ho avuto modo di parlare, facendomi raccontare i particolari, con una insegnante venuta nel mio studio, la professoressa Pompea, di cui sono il medico da quando lei stessa aveva l'età di questi ragazzi d'oggi.
In un mondo che ha smarrito ogni speranza, ho visto concretizzare quanto, solo qualche sera prima, ho letto nel meraviglioso libro del collega Paolo Crepet, psichiatra, dal titolo "Mordere il cielo".
In sostanza, Crepet, proprio questo comportamento ha auspicato nel suo pregevole lavoro, e cioè che il ruolo fondamentale degli insegnanti, unito a quello dei genitori, sia quello di rieducare i giovani alla creatività, alla gioia, alla felicità.
Invitarli a guardare il mondo dalla giusta prospettiva, con occhi disincantati, stupendoli, giorno dopo giorno, con i gesti più semplici che, però, riempiono di felicità e di amore.
Da questo punto di vista, condivisibile, quell'accoglienza che la "Pascoli" ha saputo porre in essere.
Ed ancora, Crepet. La vita è bellissima ed ai giovani bisogna inculcare di viverla a colori, con le sue sfumature, facendo godere ad ognuno di loro quell'arcobaleno che contraddistingue la propria esistenza.
Occorre essere imprevedibili anche nella prevedibilità.
Bisogna avere il coraggio di scombinare le attuali regole del mondo che, d'improvviso, hanno permesso a tanti ragazzi di diventare adulti prima del tempo.
Le nuove generazioni devono riprendere a sognare, devono appassionarsi alla vita, devono vivere intensamente ogni attimo, senza sosta ed interruzione.
E, forse, quella nota di benvenuto di qualche giorno fa, tanto particolare, rimarrà nel ricordo di questi ragazzi per la vita intera.
Personalmente, frequentai anch'io, tanti anni fa, la "Pascoli", quando l'istituto era allocato al piano terraneo del "Giannone", in piazza Risorgimento.
Del primo giorno di scuola, in tutta sincerità, non serbo un piacevole ricordo. Gli insegnanti apparivano come dei gendarmi distaccati da noi ragazzi.
Ecco, oggi, mi rimane l'amarezza, mi sia concesso, di non essere stato presente alla festa dell'altro giorno. Sarebbe stato per me un riscatto.
Sarei rimasto in un angolo, in silenzio, in disparte.
Lontano da occhi indiscreti, ma felice che colui che rappresenta il mio futuro abbia vissuto un'esperienza che io non ho avuto".

comunicato n.166057



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