Benevento, 28-07-2024 09:23 |
____ |
|
Peppino De Lorenzo sofferma la sua attenzione su Giovanni Errico spentosi lo scorso 16 luglio e si rivolge alle figlie Susy e Giovanna
|
|
|
Nostro servizio |
|
Peppino De Lorenzo prosegue nel ricordo dei medici che non ci sono più con l'intento, poi, di raccogliere i profili di tutti loro in un libro della collana "Gente di Benevento", i cui primi due volumi, già editi, sono stati presentati lo scorso maggio.
Oggi, sofferma l'attenzione su Giovanni Errico, primario dermatologo del "Rummo", spentosi il 16 luglio scorso. Anche in questo caso apre un altro cassettino della sua memoria.
Nell'attuale circostanza, però, si rivolge direttamente alle due figlie dello scomparso, Susy, dermatologo come il padre, e Giovanna, docente di Matematica alla scuola media "Pascoli".
"Susy e Giovanna carissime, anche se, ad oggi, non ho avuto la possibilità di conoscervi, mi permetterete, ne sono convinto, di potermi rivolgervi, pubblicamente a voi, dopo la scomparsa di vostro padre (foto di Giovanni Errico in apertura).
Il dottore, così mi sono sempre a lui rivolto, malgrado le sue reiterate insistenze di dargli il tu e chiamarlo per nome, ha fatto parte degli anni migliori del mio inizio professionale.
Quando, non pochi anni fa, incominciai a lavorare al "Rummo" esisteva ancora il rispetto verso i colleghi più anziani.
Oggi, purtroppo, tutto è mutato.
E', credetemi, un fiume di ricordi, uno più bello dell'altro, che mi hanno legato al dottore anche se, purtroppo, coinvolti, come siamo un pò tutti, sbagliando, negli ultimi anni, avevo smarrito i contatti con lui.
Bene ha scritto, tra l'altro, Giovanni Sarracco, che è uno dei suoi allievi molto preparato, affermando: "...sempre garbato nei modi e con l'umiltà che solo i grandi professionisti posseggono...".
E, poi, tu, Susy, "...disponibile con tutti, mai geloso del suo sapere, uomo dolce, mite e sereno che hai riempito la vita di chi ti ha circondato solo di sentimenti positivi, hai coniugato grande professionalità con straordinaria umanità, rimani sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto...".
Negli anni Ottanta, quando ero da poco agli inizi della professione, come già ho avuto modo, or non è molto, di descrivere nei particolari, incominciai a rincorrere in Ospedale quella giovane dottoressa, poi, divenuta mia moglie.
Il reparto di Dermatologia, in quel tempo, era attiguo a quello di Medicina Generale, retto da un altro galantuomo, Nazzareno Lanni.
Al mattino, concluso il giro di visite, verso le 11.00, era divenuta consuetudine che andassi in quell'ala del nosocomio a gustare, tutti insieme, il caffè preparato dalla caposala della Dermatologia, la signora Lidia Caputo.
I colleghi invogliavano e seguivano il mio fidanzamento e, tra questi, vostro padre (nella prima foto in basso, un'altra immagine di Giovanni Errico).
Che ricordi meravigliosi ed indimenticabili!
Quando, con le mie bizzarrie, litigavo con Bice, oggi mia moglie, andavo lo stesso lì e, puntualmente ogni volta, rifiutavo il caffè della signora Lidia.
Spesso interveniva vostro padre. Mi chiudeva nel suo studio e, con tono fermo e deciso, mi diceva: "Non fare il pazzerello. Ancora non hai compreso quanto Bice sia stupenda".
Sì, dicendo, senza darmi la possibilità di giustificarmi, apriva la porta, chiamava la signora Lidia e le ripeteva: "Gustiamoci il caffè. E' ritornato l'amore".
Gigino Bonelli, all'epoca assistente di vostro padre, rideva sornione.
E, poi. tutti insieme, sanitari della Medicina in primis, riprendevamo l'usanza del caffè mattutino in attesa di un'altra mia bizzarria.
Con il trascorrere del tempo, il reparto di Dermatologia fu trasferito accanto a quello di Neurologia con annesso Pronto Soccorso Psichiatrico, ove lavoravo io.
Quindi, i contatti con vostro padre proseguirono ancora più intensi.
I medici che con affetto avevano seguito tutte le tappe del mio fidanzamento, papà compreso, mancarono al mio matrimonio celebrato, fuori sede, dall'allora cappellano dell'Ospedale, padre Alessandro Massaro, in quanto il rito nuziale e quello festaiolo coincisero con il terremoto del 1980.
Vostro padre mi fece pervenire in dono un quadro che, ancora oggi, a distanza di tanti anni, fa bella mostra di sé, sulla parete di una delle stanze del mio studio (nella seconda foto in basso, il quadro).
Sarebbero tanti, veramente tanti, gli episodi professionali e non che in questo particolare momento potrei raccontare.
Su di uno in particolare, in questa dolorosa circostanza, è mia intenzione soffermarmi.
Nel corso delle solite restrizioni, ad un tratto, d'improvviso, il reparto di Dermatologia venne chiuso rimanendo attivo solo l'ambulatorio. Numerose le proteste da più parti.
Per dare un segnale forte, Gigino Bonelli decise d'intraprendere lo sciopero della fame rimanendo giorno e notte in una stanza che, fino a pochi giorni prima, era stata destinata alla degenza dei pazienti.
Quando capitavo di turno di notte, essendo i due reparti attigui, Gigino si tratteneva a lungo con me.
Una sera mi disse: "Ho deciso, se il reparto non verrà riattivato in una settimana, mi lancio dal ponte di Calore".
Da subito, informai la stampa ed il giorno dopo i giornali dettero la notizia. Addirittura, "Il Mattino" titolò: "Il dottore Luigi Bonelli deciso al gesto estremo".
Vostro padre, Susy e Giovanna carissime, uso alla sua incarnata riservatezza, non gradì quel clamore.
Tuttavia, dopo poche ore, il reparto, seduta stante, venne riaperto.
Rivolgendomi a lui, gli dissi: "Dottore, avete visto che il risultato, in ultimo, c'è stato". E lui: "Peppino, ne devo prendere atto".
Potrei continuare a lungo, molto a lungo.
Attraverso voi, Susy e Giovanna, è mio desiderio ringraziare, oggi, pubblicamente, il dottore Errico per l'affetto che, in quegli anni mi riservò. Sempre ed in ogni occasione.
Quel suo invogliarmi a non fare il "pazzerello" si è dimostrato oltremodo positivo. La ragazza, oggi mia moglie, che lui difendeva, si è rivelata una ottima compagna di vita, mamma e nonna.
Non dimenticherò il dottore Errico finché la mia vita duri.
Intanto, vi abbraccio, con la vostra mamma, la signora Maria Teresa, che gli è stata accanto per una vita intera".
|
|
|