Benevento, 27-07-2024 09:55 |
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Gino De Nigris e' da ieri in pensione. Impietosa la sua riflessione sulla attuale Camera di Commercio di cui e' stato dipendente per oltre 40 anni
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Nostro servizio |
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Gino De Nigris (la foto di apertura è contemporanea mentre le due in basso sono già d'epoca...), nostro affezionato lettore, è da ieri in pensione.
Lo abbiamo contattato per augurargli un meritato riposo e per chiedergli una riflessione su questa nuova fase della sua vita, visto che, oltre all'impegno lavorativo, nel corso degli anni De Nigris si è dedicato attivamente allo sport, al sociale e alla politica ricoprendo per tre consiliature il ruolo di consigliere comunale a Palazzo Mosti dove è stato anche assessore, ed una di consigliere provinciale.
Per ora, ci ha detto, farò sicuramente il nonno a tempo pieno per il mio nipotino Luigi, poi chissà.
L'ufficio, comunque, non mi mancherà, nonostante immaginassi di vivere questo distacco con molta malinconia.
L'Ente dove ho lavorato per oltre quarant'anni (niente a che vedere, oggi, con la presidenza, ad esempio, di Roberto Costanzo ndr) ha segnato la mia vita, per questioni familiari e per le numerose emozioni e sensazioni vissute.
Il ricordo emotivo va sicuramente alle tante belle persone incontrate: Colleghi, utenti, professionisti ed amministratori, con i quali si è stabilito un legame di stima ed amicizia.
Quello "sensoriale" è invece legato al vecchio odore dell'ufficio dovuto alle carte copiative, agli inchiostri dei timbri, ai faldoni di archivio, così come il rumore dei tasti delle Olivetti Lettera 32 o il vocio degli utenti.
Tutti elementi che oggi sono stati sostituiti dai pc, dalla digitalizzazione dei documenti e dalle connessioni da remoto.
Ma non è questa trasformazione che ha determinato l’attuale indifferenza.
Ci sono altri motivi? abbiamo chiesto a De Nigris.
Uno su tutti, che individuo nel lento e progressivo degrado politico-istituzionale dovuto all'accorpamento tra l'Ente sannita e quello irpino, che a mio giudizio ha fin qui causato solo lesioni e penalizzazioni, sia al sistema imprenditoriale che ai dipendenti sanniti, ci ha risposto.
Da una parte, c'è la perdita di rappresentanza e il declassamento territoriale; dall'altra, essendo diventata sede secondaria, i dipendenti sanniti non sono più coinvolti nelle principali attività dell'Ente perché il centro decisionale è collocato altrove.
La "casa delle imprese e delle associazioni", un tempo luogo di rappresentanza e tutela economica, oggi appare vuota, marginale e priva di idee.
Uno luogo dove più che favorire coesioni, alimenta divisioni.
Le aspettative erano altre.
I due Enti si sono uniti secondo la legge di riordino delle Camere di commercio, la numero 580/93.
Decisione che però non sarebbe mai avvenuta se non ci fosse stato l'obbligo previsto dalla legge del Governo Renzi che imponeva l'accorpamento per le Camere che non raggiungevano le 75mila iscrizioni.
Una legge inutile e scellerata, visto che non considera che le Camere di Commercio, per come sono state pensate, sono degli ecosistemi locali, che nell'ambito del loro territorio interagiscono con imprese, enti pubblici e privati, sistema bancario, scolastico-universitario e sociale.
Nonostante ciò, ho sperato che la nuova organizzazione potesse favorire migliori opportunità locali ed incoraggiare professionalità diffuse.
L'estromissione della sede di Benevento dal centro decisionale di Avellino ha purtroppo solo contribuito ad indebolire la rappresentanza e la governance sannita.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di puro campanilismo o di avere una visione ristretta, abbiamo insistito con De Nigris.
Chi lo fa sarebbe smentito dai fatti, ci ha risposto sempre con grande rammarico.
Non ricordo provvedimenti per garantire ai due enti di tutelare la loro storia ed evitare una riduzione di ruoli e competenze dell'una a scapito dell'altra.
Un aspetto che nell'ultimo anno è stato amplificato per una conduzione dell'Ente disarticolata dai contesti di riferimento.
Basta leggere gli attuali provvedimenti per verificare sia l'azzeramento del ruolo locale, che le responsabilità dei funzionari dell'Ente sannita rispetto a quello irpino.
Posso inoltre dirle che a sostenere la mia riflessione, è anche il recente sondaggio interno del "Comitato unico di garanzia sul benessere organizzativo" che ha rilevato un inquietante malessere tra i dipendenti delle due Camere.
Significherà pur qualcosa se circa il 70% dichiara che se potesse cambierebbe Ente?
A questi colleghi va naturalmente la mia sincera solidarietà, che non escludo possa un giorno trasformarsi in qualcosa di più.
In che senso? abbiamo infine chiesto.
Non lo so ancora... ma le esperienze maturate in altri consessi civici mi indicano che ci sono diverse forme-civiche, politiche o associative, per sensibilizzare e contribuire a restituire il ruolo e la dignità politica, amministrativa e professionale che i due enti meritano nei rispettivi ambiti territoriali ed istituzionali.
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