Benevento, 25-07-2024 09:31 |
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Il complesso dell'ex Banca d'Italia a piazza Risorgimento e' opera di Gerardo Mazziotti uno dei protagonisti della scuola napoletana di architettura
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di Raimondo Consolante |
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Da un paio di mesi è in corso un intervento di ristrutturazione degli appartamenti del complesso dell'ex Banca d'Italia a piazza Risorgimento.
Un edificio realizzato a cavallo degli anni '60 e '70 del '900 dall'architetto Gerardo Mazziotti, uno dei protagonisti della scuola napoletana di architettura, con l'ingegnere Michele Pagano, sensibile innovatore del cemento a faccia vista, tanto che l'impeccabile esecuzione della banca ne rende testimonianza indiscussa.
Un'opera pubblicata a suo tempo con risalto da Bruno Zevi sulla rivista "L'architettura cronache e storia".
In definitiva, una testimonianza preziosa di una stagione dell'architettura moderna fortemente segnata dall'influenza del grande maestro Le Corbusier, la cui matrice è assolutamente riconoscibile in uno degli esempi più all'avanguardia tra gli edifici costruiti dalla Banca di Stato nel secolo scorso, recentemente catalogato dal Ministero della Cultura opera moderna d'interesse nazionale.
Eppure non c'è dibattito alcuno attorno alla ristrutturazione di questo edificio, per il quale sarebbe imperativo scongiurare modifiche dei prospetti esterni, caratterizzati da logge ariose che si aprono sull’intorno urbano.
Alla sensibilità comune non appare significativo sincerarsi della corretta tutela di un bene architettonico non antico.
D'altronde è la stessa piazza Risorgimento ad avere una sua eccezionalità.
Una delle poche piazze italiane contornata solo da edifici moderni, alcuni rimarchevoli e progettati da importantissimi architetti: il Liceo Classico di Luigi Piccinato, la scuola "Mazzini" di Frediano Frediani, l'ex Inail di Roberto Pane, oltre la menzionata Banca.
Un invaso spaziale i cui margini sembra saranno presto "segnati" da due nuovi corpi di fabbrica bassi, secondo un progetto comunale di riqualificazione della piazza che desta più di un interrogativo sull’opportunità di modificare il dialogo visuale tra le facciate dei diversi edifici, quando originariamente Piccinato avrebbe voluto caratterizzare i margini della piazza con dei semplici filari di alberi.
Viviamo una stagione in cui la prima modernità è storicizzata e l'architettura moderna, anche per le sue intrinseche fragilità di durata dei materiali ed efficienza delle tecniche costruttive, nei suoi esempi migliori va maneggiata con avvedutezza critica e conoscenza che colpevolmente non abbiamo coltivato e diffuso.
Pertanto, la distrazione della coscienza civica si accompagna ad una certa incoerenza degli organi preposti al controllo, alla tutela, alla valorizzazione.
Proviamo a fare alcuni esempi.
La Stazione Centrale, il primo grande edificio del secondo dopoguerra a Benevento, progettato da Roberto Narducci, un altro protagonista della cultura architettonica italiana, sarà oggetto di un intervento di ammodernamento ambizioso per uniformarsi ai criteri di un hub dell'Alta Velocità.
La Soprintendenza ai beni architettonici ha imposto con parere di preservare il lungo fronte esterno, determinando una progettazione molto complessa di integrazione tra parti esistenti e nuove.
Recentemente il sottoscritto ha curato il restauro del bar progettato da Frediano Frediani in Villa Comunale.
Un piccolo gioiello razionalista degli anni '30 del '900 che Comune e Soprintendenza hanno inteso riportare alla configurazione originale, manomessa nel tempo, favorendo un progetto di ricostruzione critica e filologica che ha già incontrato l’attenzione della pubblicistica specializzata del settore.
Quasi in contemporanea la stessa fortuna non ha favorito il consolidamento ma invece la demolizione della Scuola "Torre", di linguaggio funzionalista, progettata da Vincenzo Miccolupi, il più importante architetto beneventano del secolo scorso.
Anche questo edificio, come i precedenti, è catalogato dal Ministero della Cultura.
Certo la sua tutela, compatibile con il doveroso adeguamento sismico e tecnologico, sarebbe stata da promuovere sia per la qualità compositiva dell'architettura, sia per il valore documentario in quanto parte integrante dell’opera più ampia di un importante architetto.
Ancora, la fabbrica infinita del Museo di fronte al Duomo ha recentemente vissuto un'ulteriore pagina.
L'ipotesi di una nuova "pelle" per l'edificio, in ostentato contrasto con l’architettura progettata da Roberto Gabetti ed Aimaro Isola.
Dubitiamo che una città che coltiva il suo pervicace provincialismo con una coerenza autolesionistica degna di miglior causa, tanto da denominare in senso spregiativo il Mamozio l'ultima opera progettata da Roberto Gabetti in vita, sia consapevole del ruolo che i due architetti torinesi hanno recitato nel dibattito sul moderno in Europa con le fabbriche realizzate per la Olivetti, per le quali si può registrare il grande risalto riservato in tutti i libri di storia dell'architettura contemporanea.
Vorrei precisare che il sottoscritto non ritiene l'edificio eretto di fronte al Duomo un capolavoro e neanche uno dei più riusciti tra i numerosi realizzati dai progettisti.
Pur tuttavia, per rispetto ad una stagione che ha puntato sui concorsi di progettazione a Benevento e per il prestigio degli autori, si può ben dire che l'edificio andrebbe completato in coerenza al suo carattere urbano, senza inutili stravolgimenti.
Poi l'uso sarà conseguente alle future esigenze.
L'architettura non è un'opera pittorica e non è una scultura, nei decenni subisce contaminazioni impensabili per altre opere d'arte, viene modificata, cambia uso.
Pochi sono gli edifici, rispetto all'enorme mole di costruzioni realizzate, che meritano attenzione e cura non solo per gli aspetti strutturali e costruttivi ma anche per quelli stilistici, formali, compositivi.
Queste fabbriche vanno riconosciute e trattate con consapevole cura.
Il Ministero della Cultura ha varato con enorme impegno un censimento delle architetture di interesse nazionale del secondo dopoguerra.
Sulla rete vi è un portale dedicato.
La Regione Campania ha seguito a ruota con un altro lavoro di catalogazione tutto riversato su una piattaforma dedicata, "Campania Modern".
L'Ordine degli Architetti di Benevento ha promosso l'Archivio dell’intera provincia, denominato Benevento Archivio Architettura Moderna (Baam) con catalogo cartaceo e sito internet presentati alla città a Palazzo Paolo V, con la schedatura di 64 opere.
Sono tutte attività alle quali il sottoscritto ha partecipato direttamente come componente di comitato scientifico.
Ci si chiede, allora. Gli organismi preposti sono opportunamente informati di questi studi e ricerche? Sono in grado di tenerne in giusto conto il portato di conoscenze così da promuovere opportune strategie d'intervento?
E il Ministero, così attivo a livello centrale, perché non forma gli uffici periferici delle Soprintendenze indirizzandoli alla corretta tutela dell'architettura di qualità?
Che si badi, non significa imbalsamarla, tanto meno pregiudicare le opportunità d'intervento.
Appare necessario maturare una preciso convincimento
. La stagione del Moderno, in una millenaria città come Benevento, nel suo divenire dovrà riuscire ad aggiungere pagine di storia senza strappare quelle già scritte, affinché in futuro di una storia, appunto, si possa ancora parlare.
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