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Benevento, 29-03-2024 22:14 ____
La processione di Gesu' Morto e' stata molto partecipata cosi' come i riti dell'intera Settimana Santa. Nella mente e nei cuori di tutti la pace
I venti di guerra che sembrano coinvolgerci ogni giorno di piu' ci hanno stretti in un comune intento quello di pregare affinche' il pericolo per noi e per i nostri figli resti senza concretizzarsi. Nel Duomo Cristo in Croce si offre agli ammalati che lo abbracciano in un momento di grande intensita' emotiva
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La processione di Gesù Morto, la più partecipata, forse rimane quella del 2012 allorquando le Forze dell'ordine stimarono una presenza di oltre ventimila persone.
La città ed il Sannio uscivano da una nevicata imponente che l'aveva molto provata e solo l'anno prima l'intero Paese era entrato in una gravissima crisi finanziaria che si faceva sentire in maniera forte nelle famiglie anche del nostro territorio.
Oggi le motivazioni di questa importante partecipazione sono diverse e la guerra alle porte dei nostri confini e con una prospettiva inimmaginabile, appesantisce i cuori della gente, soprattutto degli adulti che vedono in pericolo il futuro dei loro figli.
Il tempo buono e la temperatura gradevole non sono stati, secondo noi, elementi determinantei la partecipazione di così tanta gente ma certamente non l'hanno ostacolata.
Forse partendo dalle motivazioni innanzi espresse, si può tentare di dare una spiegazione alla partecipazione numerosa di fedeli che c'è stata, come abbiamo avuto modo di raccontare in queste giornate, in tutti i momenti celebrativi della Settimana Santa a partire dal rito delle benedizione delle Palme e fino ad arrivare ad oggi, alla processione di Gesù Morto.
La Cattedrale è stata anche stasera riempita da gente che ha partecipato emotivamente e con grande passione alla Santa Messa che ha preceduto l'avvio della processione.
L'altare è stato spogliato di ogni arredo, tranne l'apposizione di un telo bianco che ha imbandito la tavola nel momento della comunione, telo nuovamente rimosso subito dopo.
L'arcivescovo Felice Accrocca ha tolto l'anello pastorale dal dito ed ha celebrato in un angolo dello spazio su cui si erge l'altare.
Su tutto e su tutti ha prevalso la parola pace invocata per i paesi del Medio Oriente e dell'Europa orientale ma con l'auspicio e con l'intento che essa possa essere tenuta lontana anche dalle nostre famiglie.
L'arcivescovo ha chiesto ai fedeli di rivolgere lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto e che è morto per noi.
Gesù si è umiliato per noi ed è finito di una morte tra le più infamanti.
Come è squallida la natura umana, ha proseguito monsignor Accrocca, che dinanzi a tutto questo innalza beghe e gelosie come se nulla fosse avvenuto.
Chiediamoci, ha detto l'arcivescovo, ma quello che Gesù ha fatto, a me è servito, sta cambiando la mia vita? Essa sta diventando diversa o per me le cose in cui credo sono le stesse di chi non crede affatto?
Sono cosciente, ha detto infine monsignor Accrocca, di quello che lui ha fatto per me?
Questa cerimonia così intensa e struggente ci faccia capire quanto sia stata importante per noi la morte di Gesù. Non rendiamo vana questa crocifissione.
A questo punto la Croce che era sull'altare e dinanzi alla quale il vescovo si è prostrato (nella foto di apertura), è stata portata in processione dal fondo del Duomo fino a giungere nuovamente sull'altare dove ha ricevuto il bacio dell'arcivescovo, dei presbiteri, dei diaconi e dei giovani che hanno partecipato alla cerimonia solenne.
Poi solo agli ammalati è stato consentito di baciare la Croce (nella settima ed ottava foto in basso) mentre il Coro dell'Unità Pastorale "San Filippo Neri" diretto da Cristina Gallucci, ha sottolineato le fasi più importanti della celebrazione.
A questo punto si è formato il corteo che è sceso sul sagrato della Cattedrale dove ad attendere c'era già la folla delle grandi occasioni che ha partecipato alla processione, accompagnata dalla banda musicale "Città di Montresarchio", che si è snodata secondo l'itinerario degli ultimi anni. Dinanzi alla chiesa del Carmine detta di Sant'Anna c'è stata l'uscita della bara con il corpo di Gesù Morto seguito dalla mamma, la Madonna.
Al termine di corso Garibaldi si è svoltato per viale dei Rettori, via Goduti e di nuovo corso Garibaldi fino a giungere alla chiesa di Sant'Anna dove il vescovo ha salutato tutti i partecipanti con un suo breve intervento.
Abbiamo camminato con il Signore e con la sua Mamma santissima riflettendo su testi che ci hanno richiamato le parole della Pace invitandoci a diventare operatori di pace, ha detto monsignor Accrocca.
La deterrenza è la via della pace, viene detto, ma questa è la via per incentivare l'industria bellica che è vantaggio di pochissimi e basta e che causa la morte di tanti, dei debloli, degli anziani e dei bambini in primo luogo.
Il Signore ci chiede di essere lievito per costruire un humus culturale diverso che faccia della pace la logica dei governi e dei rapporti interpersonali.
Parlare di deterrenza vuol dire intimorire l'altro digrignando i denti.
Il Singore ci chiede invece di rivolgere un sorriso accogliente, uno sguardo, un sorriso di pace.
Il Signore chiederà conto a chi vuole la guerra ma anche a chi nelle famiglie, nei condomini, nelle società sportive, invece di gettare acqua sul fuoco innesca la miccia delle liti.
Ci aiuti davvero a diventare giorno dopo giorno, operatori di pace, ha concluso l'arcivescovo.

Le foto sono di Antonio Caporaso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.163172



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