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Benevento, 11-02-2024 09:18 ____
Mario Mongillo e Vincenzo Palmieri consiglieri provinciali degli anni Cinquanta e la vicenda dell'acquisto di due Balilla di rappresentanza
L'avvocato di Colle Sannita, appena eletto, ritenne inutile la spesa e si oppose con tutto se stesso ma non essendo stato ascoltato si dimise e lascio' definitivamente la politica. Altri tempi, ricorda Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, solo qualche giorno fa, nel porgere l'estremo saluto ad Arturo Mongillo, improvvisamente scomparso, ha manifestato il suo rammarico per non avere pubblicato in tempo una storia politica che, nel dopoguerra, vide accomunati Mario Mongillo (nella foto di apertura), padre di Arturo (nella terza foto in basso) e Vincenzo Palmieri, suocero, appunto, di Peppino De Lorenzo.
Era stato proprio Arturo (nella quarta foto in basso con la moglie e la figlia Roberta) a delucidare, non molto tempo fa, Peppino su alcuni punti a quest'ultimo non chiari.
Oggi, quell'articolo lo pubblichiamo dedicandolo alla memoria di Arturo Mongillo.
Dallo scritto emerge, ancora una volta, che la politica, con alti e bassi, sia stata sempre la stessa.
"Se è vero che, oggi, la meritocrazia sia oramai sepolta da tempo e che quest'ultima funzioni all'inverso, è, altresì, vero, ed alcuno può negarlo, che ogni epoca abbia i suoi rappresentanti politici con storie diverse.
Ogni giorno, da più parti, attraverso la stampa scritta e parlata, si ripete che i partiti continuino, malgrado le ripetute promesse elettorali, a nominare gli accoliti in ogni poltrona possibile, dai dirigenti nella sanità, alle municipalizzate e giù di lì.
Se è vero che i rappresentanti politici siano cambiati in peggio, è anche giusto ammettere che siano mutati pure gli italiani ed il mondo intero.
Siamo cambiati noi e sono cambiati loro.
Ecco perchè, in ultimo, la confusione la fa da padrone.
La memoria mi ha riportato a quanto appreso in riferimento agli eventi politici verificatisi, immediatamente, alla fine del secondo conflitto mondiale, agli anni Cinquanta, per intenderci.
In quel tempo, tra i rappresentanti istituzionali di grido, spiccava la figura di Raffaele De Caro, liberale, che fu più volte ministro (Lavori Pubblici, 1944, Governo Badoglio e per i Rapporti con il Parlamento della Repubblica Italiana, 1954-1955, Governo Scelba e Segni).
Raffaele De Caro che, oggi, riposa nella cappella di famiglia nel cimitero della nostra città, si spense, improvvisamente, il 3 giugno 1961, a Torino, ove si era recato per partecipare alla cerimonia per i cento anni della morte di Cavour.
Nei primi anni Cinquanta, al Consiglio provinciale di Benevento, per il Partito Liberale Italiano, furono eletti tre rappresentanti: Mario Mongillo (nella foto di apertura), avvocato di Sant'Agata dei Goti; Vincenzo Palmieri, avvocato di Colle Sannita, (nella prima foto in basso); e Nicola Striani, medico di Montesarchio.
Tutti e tre avevano, malgrado giovani, una fiorente attività professionale e politica nel Partito Liberale Italiano.
In definitiva, venivano considerati liberali convinti ed entusiasti.
Erano quelli tempi diversi dagli odierni.
Anche allora non mancavano, è vero, gli episodi che la politica ha sempre mostrato.
Tuttavia, in ogni caso, non si raggiunse mai il degrado di oggi.
I tre rappresentanti eletti per il Partito Liberale Italiano, testé citati, nelle rispettive attività professionali, per l'epoca, rappresentavano figure degne del più assoluto rispetto.
Fu così che, a breve distanza dalla consultazione elettorale e, quindi, dall'elezione, si verificò un episodio che, per i tempi, destò non poco scalpore.
In Consiglio provinciale si decise di acquistare due autovetture "Balilla" (un esemplare nella seconda foto in basso), per la precisione, che dovevano essere utilizzate per le rappresentanze istituzionali. Questa la motivazione.
Vincenzo Palmieri non condivise tale decisione. Si oppose con tutto se stesso per fare comprendere l'inutilità di tale scelta.
Per lui la somma doveva essere destinata ad altri usi, di certo, più utili per la comunità, considerando, tra l'altro, che il Paese usciva dalle rovine causate dal secondo conflitto mondiale.
Anni davvero difficili in cui lo scopo precipuo di azione doveva essere quello di operare per la rinascita del territorio martoriato.
Non venne ascoltato. Le due "Balilla" furono, comunque, acquistate.
Vincenzo Palmieri non esitò un solo istante per rassegnare, senza indugio alcuno, le sue dimissioni lasciando, definitivamente e per sempre, la politica.
Ciò, in fondo, rispecchiava la sua personalità ed il modo onesto di concepire la politica, quale servizio.
Lui, figlio del notaio Alfredo di Colle Sannita, già da giovane avvocato, aveva una Balilla, appunto, ed una moto.
Casi davvero rari, se non unici, per i tempi di allora.
Quando, dopo decenni, il destino mi portò ad essere suo genero, con lui ebbi la certezza di trovarmi dinanzi ad uno dei professionisti più onesti che nella vita abbia incontrato.
Dimessosi, a lui, in Consiglio Provinciale, subentrò il primo dei non eletti, Masone di Pietrelcina".

 

 

comunicato n.162229



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