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Benevento, 03-02-2024 23:47 ____
Nella citta' di Papi, Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli hanno proposto "I due Papi" nell'ambito di "Citta' Spettacolo" Teatro
Con il grande attore del teatro italiano abbiamo ricordato la edizione della rassegna settembrina che nel 1994 fu affidata alla sua direzione artistica ma egli ha sottolineato anche la inaspettata grande attenzione del pubblico beneventano al suo spettacolo "Ezra in gabbia" che si tenne quattro anni fa all'Hortus Conclusus. Ai giovani, perduti dietro ai telefonini, bisogna dare la possibilita' di scoprire la drammaturgia
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Nella città non dei Papi, sarebbe un vanto in assoluto che non ci spetta, ma nella città di Papi, questi sì visto che Benevento ha dato alla chiesa almeno due papi nati nel nostro territorio, Vittore III e Felice IV dei Fimbri.
A questi si può aggiungere, con una qualche licenza essendo nato a Gravina di Puglia, anche papa Benedetto XIII, arcivescovo di Benevento, titolo che non volle lasciare nemmeno dopo essere stato eletto pontefice, la città di Papi, dunque, è stato luogo ideale, Benevento, per proporre al pubblico lo spettacolo teatrale "I due Papi" di Antony Mccarten nella traduzione di Edoardo Erba.
Uno spettacolo che, in maniera sintetica diciamo, tratta del rapporto conflittuale tra Papa Bergolio ed il suo predecessore Papa Ratzinger.
Lo spettacolo è stato interpretato da Mariano Rigillo (nella sesta foto in basso) e da Giorgio Colangeli (nella quinta foto in basso) e da Anna Teresa Rossini.
Prima che il sipario si alzasse, abbiamo fatto una breve chiacchierata con Mariano Rigillo (nella foto di apertura è con Renato Giordano), uno dei più grandi attori del nostro teatro, un interprete magnifico di ogni testo affidato alla sua attenzione per proporlo ad un pubblico che lo segue sempre con grande interesse ed attenzione.
Rigillo, prima ancora che accennassimo ad una domanda, ha voluto elogiare l'opera del direttore artistico Renato Giordano che ha definito coraggioso per avergli consentito di fare qui a Benevento, all'Hortus Conclus, "Ezra in gabbia".
Ezra Pound a Benevento, mi dissi con qualche riserva, eppure abbiamo avuto una accoglienza strepitosa nonostante fosse uno spettacolo monco perché in quello spazio scenico dell'Hortus non avevamo tutte le possibilità che ci occorrevano per agire.
Intorno a questo nome, quello di Ezra Pound, c'è una sequela di equivoci.
Nessunio sa bene chi fu Ezra Pound. Sanno solo dire che aveva aderito al fascismo e poi alla Repubblica di Salò. Tutto vero ma resta un grandissimo poeta.
Se Dante fu guelfo bianco o nero a noi non ce ne frega niente. L'importante di Dante è che per noi resta il grande poeta e questo è lo stesso discorso che vale per Ezra Pound.
Ritornato il "microfono" al giornalista, abbiamo chiesto a Rigillo di ricordare i momenti esaltanti della sua Città-Spettacolo, la XIV edizione del 1994, non sottacendo il fatto che erano ancora i tempi di finanziamenti importanti per questa rassegna settembrina (era definita anche così perché si svolgeva, appunto, a settembre).
Certamente sì, ci ha risposto l'attore. Il problema dello stanziamento dei fondi era importantissimo.
Oggi Renato Giordano fa i salti mortali per portare a conclusione le edizioni della rassegna di cui è direttore artistico.
Una volta, abbiamo incalzato Rigillo, Città-Spettacolo produceva gli spettacoli che proponeva che poi proseguivano il toru nazionale con il marchio del nostro festival, oggi non è più possibile farlo.
E' proprio così, ci ha risposto Rigillo. I fondi di oggi sono molto risicati.
Diciamo anche che allora c'era anche più entusiasmo nella gente di Benevento e la rassegna era un momento di grosso coinvolgimento.
Ricordo che a piazza Roma, il cosiddetto salotto buono della città, ebbi ospite il mio grande amico Luigi Necco (conosciuto e stimato giornalista della Rai di Napoli ndr).
Egli non pretese alcun compenso per questa sua partecipazione alla rassegna che era rappresentata da una sua quotidiana rubrica che a piazza Roma teneva come se fosse la redazione di un giornale parlato e vitale.
E la piazza era sempre gremita di pubblico.
Poi fummo fortunati anche perché ci fu per la rassegna la Lotteria Italia che allegai al concorso di Drammaturgia italiana con spettacoli abbinati a dei biglietti della Lotteria Italia.
Lei stasera è a Benevento, abbiamo ripreso noi, in una città che conosce bene...
Certamente, ci ha detto il grande attore, anche se mi dicono che non c'è più Nunzia con il suo ristorante dove sarei certamente andato stasera dopo lo spettacolo.
Abbiamo ripreso qui il racconto di Benevento città di Papi, siamo ritornati sull'argomento, per avviare una analisi sullo spettacolo in scena stasera "I due Papi", appunto.
Sì, ci ha detto Rigillo, due antagonisti. Bergogliio, nel corso di vari colloqui tra i due, ha affermato di non voler essere più un cardinale ma semplicemente un parroco, un buon pastore per i suoi parrocchiani.
Ratzinger che invece dice di non sentire più la voce di Dio e di essere quindi impossibilitato a proseguire ad essere Papa.
E' come asserire che Dio non avesse più stima in lui ed allora egli manifesta tutta la sua solitudine.
Nella comunanza dell'incontro, che si svolge in più giorni, scopre e si convince che Bergoglio è la persona giusta per prendere il suo posto in questo momento storico.
Uno spettacolo certamente di Fede, ha proseguito Rigillo, ma il pubblico deve anche sapere che la Fede è affrontata in maniera spirituale, certamente, ma anche con una visione critica della condizione del fedele e di chi è sacerdote. E questo genera tra i due delle confidenze nel dialogo che portano addirittura il pubblico a ridere ed a cogliere i numeorosi punti di ironia di cui lo spettacolo è ricco, ironia che viene dal modo in cui i due personaggi affrontano il dialogo.
Il Teatro, abbiamo chiesto anche a Rigillo, potrebbe essere un elemento importante per interessare i giovani ed abbassare questo difficile rapporto che vivono con la società le nuove generazioni e con questi giovani che molto spesso sono protgagonisti anche di atti di violenza?
Certamente sì, ci ha risposto Rigillo. Il teatro può.
Il primo problema da affrontare però, è bene che ce lo diciamo, è quello scolastico.
Noi tutti ricordiamo i nostri professori ed insegnanti ed il rispetto che avevamo noi di loro e, mi sia consentito, anche loro di noi.
Lì bisogna agire e riformare la scuola e far capire quanto sia importante studiare la storia...
Abbiamo interrotto Rigillo per rappresentargli anche il fatto che oggi l'insegnante è intimorito dai continui gesti di violenza che vengono perpetrati nelle aule dai propri alunni...
E non deve avere paura l'insegnante, ci ha detto l'attore.
Deve essere più tutelato, su questo sono d'accordo ma il problema sta anche nella sua formazione.
Deve essere in grado di sapere cosa deve poter dire ai suoi allievi. Così come agli allievi si deve insegnare altra roba, così anche gli insegnanti devono essere preparati a svolgere questo loro difficile mestiere adeguandolo alla vita di oggi.
In Germania, dalle scuole elementari si studia drammaturgia ed i ragazzi crescono sentendo questa parola che sanno si riferisce al modo di fare arte diverso dalla pittura, dalla scultura...
Quando finalmente vi si portano a teatro essi sanno dove vanno e cosa vanno a vedere.
C'è la sorpresa ed il fascino che abbiamo avuto anche noi quando abbiamo avuto forte la passione per il teatro.
Io quando vedevo quella tenda rossa che si apriva, qualunque cosa c'era là dietro era meraviglioso.
Sarà così anche per i ragazzi che metteranno in pratica un concetto di cui hanno sin lì solo sentito parlare dall'insegnante che ha detto loro della drammaturgia. Lentamente si affascineranno ad essa.
Penso, ha concluso Rigillo, che tutti questi ragazzi perduti dientro ai telefonini, quando finalmente ci sarà uno, come è accaduto a noi tanti anni fa, che leggerà Cechov, Goldoni, diranno: Ma cos'è questa roba?
Come è bella.
Ed ecco che rinascerà il Teatro, quando la generazione capirà che esiste questa meraviglia che per ora a loro non viene resa disponiile.
Sin qui la chiacchiarata con un grande attore del nostro Teatro.
Prima che lo spettacolo iniziasse abbiamo assistito ad un'altra piacevole innovazione voluta da Renato Giordano nell'ambito di "LiberFest".
In uno spazio del foyer del Teatro Comunale che dà sul corso Garibaldi, sono stati sistemati due musicisti dell'Orchestra Filarmonica di Benevento (nella penultima foto in basso), Michele Storti, alla fisarmonica ed al pianoforte Giulia Martiniello, divisi dal pubblico da una vetrata ma la cui musica era possibile ascoltare da altoparlanti posti all'esterno.
La coinvolgente esecuzione di brani di Astor Piazzolla ha spinto qualche coppia all'esterno ad accennare a passi di tango.
Una bella rappresentazione, non c'è che dire.

 

 

 

 

 
 

comunicato n.162083



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