Benevento, 03-12-2023 09:12 |
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Mario Rosa, ultimo di 13 fratelli, papa' di Anna, Fausta e Dario, nel 1955 rilevo' la "Fabbriche Riunite" salvandola dal fallimento
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Nostro servizio |
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Peppino De Lorenzo, questa domenica, prosegue il suo viaggio, già iniziato tempo fa, nel ricordo di altri esercizi commerciali del dopoguerra, soffermando la sua attenzione sul centro storico.
E' singolare che, come sempre, De Lorenzo narra esperienze personali avute con molti titolari di questi. Episodi sconosciuti ai più.
"All'inizio del corso Garibaldi, accanto al bar Moka per intenderci (quarta foto in basso), vi erano due esercizi commerciali che, gestiti da parenti, trattavano, però, generi diversi.
Il primo era quello di Antonio Marcasciano (prima foto in basso), attività che deteneva, in esclusiva per la città, la vendita dei colori "Boero".
In quell'epoca, quest'ultima era una delle aziende leader nella produzione dei prodotti usati per la pitturazione.
Molti, sia privati che artigiani, si rifornivano da don Antonio Marcasciano che, nell'opera quotidiana, era coadiuvato dalla moglie Maria Giuseppa Catullo (seconda foto in basso).
Entrambi erano sempre disponibili, cortesi nel tratto, e pronti a soddisfare ogni esigenza dei clienti.
L'apertura di una vendita al dettaglio di prodotti "Boero", qui da noi, fu salutata ed accolta con successo.
Era un'azienda genovese che, negli anni Settanta, vantava un secolo e mezzo di storia avendo iniziato con l'acquisizione di una piccolissima fabbrica che, poi, si era sempre più diffusa sul territorio nazionale.
Per questo, fu felice ed intuitiva l'idea di don Antonio Marcasciano di aprire nel Sannio un punto vendita.
Il secondo esercizio commerciale, ubicato accanto, forniva, invece, tende ed articoli similiari ed era gestito da Alessandro Pascarella (terza foto in basso), con la moglie Angela Iacobelli.
Entrambe le ditte, con la semplicità dei tempi, furono tenute sino a quando, complice l'età, sia per Marcasciano che per Pascarella, non giunse il giorno della chiusura anche se la ditta "Boero", ceduta, ha continuato ad operare sino ad alcuni anni fa.
In pieno centro, lungo corso Garibaldi, cuore pulsante della città, erano allocati i più noti e frequentati esercizi commerciali.
Alcuni sono stati già ricordati, mentre, oggi, l'attenzione viene soffermata su di un altro.
Le "Fabbriche Riunite" (foto di apertura) erano note non solo per un efficiente servizio bar, ma anche per la vendita di coloniali di marca, dei tipi più svariati.
Gli spaziosi locali che le ospitavano offrivano la possibilità di una efficiente risposta anche nei riguardi di una clientela esigente.
All'epoca, era davvero difficile trovare un bar simile e, per questo, complice anche la posizione di fronte a Palazzo Paolo V, per lungo tempo, le "Fabbriche Riunite", note anche per la produzione di un ottimo torrone, erano all'avanguardia in città.
Le "Fabbriche Riunite", negli anni Cinquanta, rischiarono il fallimento.
A salvare l'azienda, rilevandola, provvide Mario Rosa (quinta foto in basso con la famiglia), nato a San Leucio del Sannio il 5 maggio 1905, ultimo di 13 fratelli.
Mario Rosa, appena dodicenne, era arrivato in città ove, giorno dopo giorno, apprese i segreti dell'arte del torrone e della pasticceria.
Nel 1955, a cinquant'anni, rilevò le "Fabbriche Riunite" cui ridette vigore con la quotidiana collaborazione della moglie Mena ed i figli Anna, Fausta e Dario (sesta foto in basso Mario e Mena Rosa al banco vendita).
Negli anni Settanta, due dei ragazzi destinati al servizio bar, con enormi sacrifici, decisero di mettersi in proprio.
Ricordo quando uno dei due, Nicola Liguori, raccontava a mia madre le difficoltà incontrate.
Riuscirono, comunque, nell'intento dando vita al bar "Haiti" che, guarda caso, si allocò di fronte alle "Fabbriche Riunite".
Con il trascorrere del tempo, i due giovani ebbero successo aprendo anche una seconda sede in via Gaetano Rummo, ove il bar "Haiti", gestito dal figlio di Nicola Liguori, esiste ancora ed è molto accorsato.
Così come è sempre al suo posto l'originaria sede al corso Garibaldi.
Nel concludere, mi è piacevole ricordare, con immutato affetto, che Antonio Marcasciano, Giuseppa Catullo, Alessandro Pascarella, Angela Iacobelli, avendo le proprie abitazioni nei pressi di piazza Santa Maria, per lunghi anni, sono stati pazienti dello studio medico di mia moglie, cui ho sempre collaborato, e di loro abbiamo raccolto l'ultimo anelito di vita, serbandone, anche se a distanza di tempo, un dolce ricordo.
Il giovane Nicola Liguori, che oggi non è più, frequentava la nostra casa essendo legato ai congiunti di mia madre, la famiglia Babuscio".
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