Oggi che Cesare Uberti non c'e' piu', la sua immagine emana dolci e malinconici ricordi. Bellissime ed indimenticabili le ore trascorse con lui
Ripensare a quel periodo della mia vita, quando ricoprii l'incarico di assessore alla Mobilita' mi scuote, ancora oggi, a distanza di tanto tempo. Lui mi espresse il desiderio di lavorare con me, scrive Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
Peppino De Lorenzo, questa settimana, sofferma l'attenzione su di un dipendente del Comune di Benevento, nello specifico, Cesare Uberti (foto), che, per tanti anni, ha prestato la sua opera in urbanistica.
"Se ho spesso ripetuto che per me l'esperienza politica sia stata negativa, è altresì vero che, nei lunghi 17 anni in cui ne ho fatto parte, non sono mancati, comunque, incontri che in me hanno lasciato un ricordo indelebile.
E' il caso di Cesare Uberti, figura molto nota nel suo ambiente lavorativo e, malgrado io sia stato all'opposizione per tre legislature, con lui, da subito, si stabilì un bellissimo rapporto.
Quando, nel corso della prima consiliatura Pepe, ebbi modo di ricoprire l'incarico di assessore alla Mobilità, lui mi espresse il desiderio di lavorare con me.
E così fu.
Oggi che Cesare non c'è più, la sua immagine emana dolci e malinconici ricordi.
Bellissime ed indimenticabili le ore trascorse con lui.
Ricorderò sempre il fascino del suo discorrere e la incarnata disponibilità verso tutti.
Ripensare a quel periodo della mia vita mi scuote, ancora oggi, a distanza di tanto tempo.
Un episodio lontano, in questo momento, rappresenta la fragilità della memoria ed anche se appare scivolato via, comunque, ha lasciato una traccia indelebile.
Il mio cuore ed il mio cervello conservano, gelosamente, una traccia dello stesso ed in me non si cancellerà mai più permettendomi di serbare un debito di gratitudine eterna verso l'amico Cesare.
Quando, nel 2009, si incominciò a parlare del mio licenziamento dal posto di lavoro, furono in molti a girarmi le spalle.
Chiesi aiuto al procuratore della Repubblica di Napoli e da lui fui invitato onde essere escusso per il 18 marzo 2009.
Cesare, qualche giorno prima, venne da me e mi disse: "Non puoi andare da solo. Verrò io con te".
Di buon mattino, ci avviammo verso Napoli.
Giunti sotto l'edificio della Procura, con Cesare accanto, incominciai a salire le scale. Intanto, mi accorgevo di avere una fiducia creduta smarrita.
Procedevamo lentamente, gradino dopo gradino. A tratti, ci fermavamo, nel momento in cui una miriade di domande assalivano la mia mente.
Mentre ero assorto in questi pensieri, ci trovammo al piano indicato dagli agenti deputati al controllo. Tante porte tutte ermeticamente chiuse.
Innanzi i nomi dei vari magistrati. Leggevo le targhette, una per una.
L'unica sola aperta, con una targa fresca di fattura, posizionata da poco, era quella dello studio del pubblico ministero John Woodchok, da qualche giorno destinato a Napoli.
Al momento, magistrato di Vallettopoli, in cui era stato coinvolto il fotografo Fabrizio Corona.
Accanto quella del giudice Francesco Curcio. La tentazione di tornare indietro rimaneva forte. Era lo stesso ambiente a spaventare.
Mentre indugiavamo, volutamente, a suonare per essere io ricevuto, fissavo quella porta che dinanzi a me e Cesare appariva come un macigno.
Ad un tratto, quella porta si aprì. Cesare mi abbracciò, dicendomi: "Buona fortuna!", ed io mi ritrovai nella stanza di Curcio, il procuratore tanto temuto.
L'interrogatorio durò 12 ore ed Uberti mi aspettò in strada seduto su di una panchina.
Scesi, in ultimo, le scale del Palazzo di Giustizia di Napoli fiducioso. Quei volti mi avevano infuso speranza.
Giunto giù, mi ritrovai stanco, distrutto, abbattuto, raggiungendo Cesare, seduto a distanza.
Mi sembrava di essere in un'altra realtà. Senza Uberti non avrei avuto la forza di tornare a casa.
Nel viaggio di ritorno, speranzoso, gli raccontai i particolari che potevo..
Cesare non mi abbandonò mai per i mesi futuri, sei lunghi mesi, fino al 21 ottobre, giorno in cui esplose tutta la verità.
Quell'aiuto, disinteressato e sincero, io non l'ho mai dimenticato e la mia gratitudine verso Cesare Uberti è rimasta sempre viva e presente.
Questo, in sostanza, era lui.
La vita, è vero, talvolta, d'improvviso, ti toglie persone che sono state vicino in momenti delicati dell'esistenza, ma non riesce, però, mai e poi mai, a spazzare via, emozioni, gioie, dolori con loro vissuti.
La sua famiglia, sicuramente, apprenderà, leggendo "Gazzetta", questa singolare esperienza che fa onore a tutti i congiunti. I figli ne potranno essere onorati ed orgogliosi. Gradirei tanto abbracciarli.
Oggi, la gratitudine è diventata merce rara, veramente rara. Grazie, Cesare".
comunicato n.174217
Società Editoriale "Maloeis" - Gazzetta di Benevento - via Erik Mutarelli, 28 - 82100 Benevento - tel. e fax 0824 40100
email info@gazzettabenevento.it -
partita Iva 01051510624
Pagine visitate 713666669 / Informativa Privacy