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Benevento, 22-10-2025 18:04 ____
Federico II si accani' contro la citta' di Benevento ed ordino' che si distruggessero tutte le chiese ma i santi cui erano intitolate si ribellarono
Con sentenza irrevocabile fu deciso che subito sia presentato al giudizio divino perche' renda conto di tutto questo davanti al tribunale di Dio, stabili' San Bartolomeo assieme agli altri. E non molto tempo dopo l'imperatore fini' miseramente la sua vita. Una vicenda simbolica ma con un fondamento storico e che aggiunge un particolare che non appare in alcuna cronaca locale, o successiva letteratura storiografica, sul patrono beneventano
di Francesco Morante
  

San Bartolomeo nella Legenda aurea
Uno dei testi più famosi della letteratura agiografica è sicuramente la "Legenda Aurea" di Jacopo da Varazze, una raccolta di vite di santi redatta dal frate domenicano, nonché arcivescovo di Genova.
Jacopo visse nel XIII secolo.
Siamo, per intenderci, al tempo di Federico II (nella foto di apertura e nella prima foto in basso) e di Manfredi di Svevia, al tempo di Dante e di Giotto.
Quando avvenne la battaglia di Benevento aveva all'incirca 36 anni e, dato il suo stato religioso, era di certo guelfo.
Non doveva avere molta simpatia per gli Hohenstaufen, in particolare per lo Stupor Mundi, e questa sua avversione verso il grande imperatore appare soprattutto quando parla di san Bartolomeo (nella seconda e nella terza foto in basso), nella sua raccolta di vite di santi, passata alla storia appunto con il titolo di "Legenda Aurea".
Jacopo da Varazze conosce bene la storia delle reliquie dell’apostolo, di come siano giunte a Benevento nell'anno 838, della presunta traslazione a Roma tentata da Ottone III, a dispetto di quanto invece affermato da beneventani che le ossa di San Bartolomeo non siano mai andate via da Benevento.
E' ben nota la leggenda che si tramanda dell’imbroglio fatto dai beneventani a Ottone III, i quali invece di consegnare le reliquie di san Bartolomeo diedero all'imperatore quelle di San Paolino da Nola.
Jacopo è informato di tutto ciò, ma aggiunge nella storia di San Bartolomeo un particolare che non appare in alcuna cronaca locale, o successiva letteratura storiografica, sul patrono beneventano.
Ma vediamo in dettaglio questo singolare brano tratto dalla "Legenda Aurea".
"Federico imperatore, al tempo che stava distruggendo Benevento, aveva dato disposizione che si radessero al suolo tutte le chiese che vi si trovavano, deciso a trasferire la città in un altro luogo.
Un tale incontrò degli uomini che portavano vesti bianche, tutti risplendenti, davano l’impressione di star parlando tra di loro, discutendo di qualcosa.
L'uomo, stupito del loro aspetto, chiese loro chi erano, e uno rispose: Questo è l'apostolo Bartolomeo e con lui sono tutti gli altri santi cui erano intitolate delle chiese in questa città.
Si sono riuniti per decidere che pena riservare per quello che li ha scacciati dalle loro case.
Ormai hanno stabilito, con sentenza irrevocabile, che subito sia presentato al giudizio divino, perché renda conto di tutto questo davanti al tribunale di Dio.
E non molto tempo dopo l'imperatore finì miseramente la sua vita".
Benché il racconto narri una vicenda simbolica, di fatto ha un fondamento storico.
Federico II prese d'assedio la città di Benevento una prima volta nel 1241 e una seconda volta nel 1250, proprio l'anno della sua morte.
Secondo le cronache, l'imperatore distrusse le difese della città, radendo al suolo mura e torri difensive.
In genere quello della distruzione di mura e torri è un topos più letterario, o simbolico, che reale, in quanto avrebbe richiesto un tale dispendio di mezzi e forze che non appare realistico per tempi in cui l'unica energia disponibile era quella organica, di uomini e di animali.
Più realistico è invece che si neutralizzarono le porte lignee, incendiandole, per impedire la loro funzione di filtro d’accesso alla città.
Ancora oggi rimane un mistero se ci furono realmente distruzioni "belliche", oltre a quelle più realistiche dei terremoti, che frequentemente hanno prodotto danni rilevanti alla città nei secoli passati.
La difficoltà risiede in una scarsa conoscenza che ancora abbiamo delle tecniche murarie adottate a Benevento nel medioevo e di una loro precisa datazione.
Tuttavia l’accanimento di Federico II contro la città di Benevento, che forse aveva davvero in animo di radere al suolo, se non fosse prematuramente morto, la dice lunga sul conflitto tra papato e impero in quel XIII secolo.
Così come non deve meravigliare più di tanto l'ossessione dei papi del tempo di annientare il potere degli Hohenstaufen, la casata di Federico II, raggiungendo l'obiettivo proprio qui a Benevento, per singolare coincidenza, dove Manfredi, figlio di Federico II, fu sconfitto da Carlo d'Angiò, su preciso mandato papale.
Era il 26 febbraio del 1266.
Tramontava così il tentativo di unificazione della penisola, perseguito dagli svevi, e lo Stato della Chiesa si salvava dalla morsa che in cui era stato stretto dopo che Federico II aveva ereditato prima il nord e poi il sud della penisola, unendo in sé la corona dell'impero con quella del Regno delle Due Sicilie.
E Benevento, salva da tentativi di distruzione, poté vivere ancora sei secoli all'ombra del papato romano.

  

                                                                       

comunicato n.173882




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