Solo il grave pericolo corso ha portato in prima pagina nazionale la missione dei pacifisti in Ucraina che altrimenti sarebbe passata sotto silenzio
Le cause di questo silenzio nel mezzo delle tante piazze impegnate per Gaza sono complesse e difficili da indagare, ma le conseguenze sono evidenti
Redazione
Centodieci attivisti del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta (Mean), guidati da Angelo Moretti, si sono recati alcuni giorni fa in Ucraina per celebrare lì il Giubileo della Speranza.
Ben dieci di loro erano beneventani ed hanno raccontato le loro testimonianze nella sede di Civico 22 (foto), che ha promosso l'evento.
"La notte insonne di una donna ucraina, passata nella ricerca d'impossibili parole di conforto per il nipote che aveva perso i tre amici più cari e che disperato e sconfitto si chiedeva se valesse la pena vivere quella immane tragedia; la distesa infinita di bandiere gialle e blu del cimitero di Karkhiv, ed a piazza Majdan a Kyiv una bandierina per ogni soldato e civile morto, che, nell'assoluto silenzio che ha accolto i viaggiatori, con il frusciare del vento erano lì a ricordare l'alito delle vite spezzate al fronte o nel cuore delle proprie città; la confessione di un giovane attivista, che ha detto di aver "compreso la morte" solo quando si è sciolto nell’abbraccio con il padre di una delle vittime del conflitto; il bombardamento con droni e missili che ha sfiorato il treno che riportava gli attivisti in patria, in una delle ultime stazioni ucraine…
Un lungo e rigoroso racconto - si legge nella nota inviata alla Stampa - pieno di dolore, consapevolezza, gratitudine.
I più giovani del gruppo ci hanno detto, guardandoci negli occhi, che "hanno capito" bene le ragioni della speranza e della lotta del popolo ucraino.
Solo il grave pericolo corso, però, ha portato in prima pagina nazionale la missione dei pacifisti, che altrimenti sarebbe passata quasi sotto silenzio.
Le cause di questo silenzio nel mezzo delle tante piazze impegnate per la pace sono complesse e difficili da indagare, ma le conseguenze sono evidenti: Se per fortuna la società civile ha dimostrato massima attenzione, massima indignazione per i gravissimi crimini di Israele a Gaza, con sacrosante mobilitazioni per le sofferenze del popolo palestinese, contro l'inerzia ed a volte la marcata complicità dei paesi occidentali, nei contorni della causa ucraina si vive una condizione opposta.
I governi occidentali promettono sostegno all'Ucraina quasi all'unanimità, mentre nella società civile serpeggia disinteresse, sufficienza, distinguo e abboccamenti continui alle fake news che sostengono le ragioni la vile e ingiustificata aggressione russa in Ucraina, dove peraltro i morti oggi sono arrivati ad un milione e trecento mila secondo gli ultimi studi internazionali, un milione di russi e trecentomila ucraini, tra civili e soldati in quest’ultimo caso.
La missione in Ucraina, allora, coronamento del lungo interessamento del Mean per le sofferenze di quel popolo, è stata anche una missione politica perché ha riportato un conflitto, scivolato nelle pagine interne dei giornali, all'attenzione del mondo libero; politica perché, parlando con le persone a Kyiv, a Kharkiv, sui lunghissimi treni con cui hanno attraversato migliaia di chilometri, hanno fatto giustizia delle tante falsità che circolano nei talk e nei social; politica perché ci ha ricordato che la libertà, la democrazia, le persone nella loro integrità vanno difese giorno per giorno, anche con la cultura della nonviolenza, uno dei frutti più belli e maturi che ci ha lasciato in dono il tormentato secolo scorso.
Politica perché con il Mean e dall'Ucraina avanza in Europa la proposta di istituire i Corpi Civili di Pace già sognati e progettati da politici europeisti come Alexander Langer e non ancora concretizzati".
comunicato n.173777
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