Su quanto avvenuto a Paupisi, interviene la criminologa Antonella Cortese la quale denuncia la dinamica invisibile dell'annientamento familiare
Non si tratta solo dell'uccisione della moglie a colpi di pietra, del figlio trovato morto in macchina e della figlia ferita gravemente, ma di un atto che va oltre la violenza fisica e mira a cancellare la storia stessa della vittima
Redazione
Su quanto avvenuto a Paupisi, interviene la criminologa Antonella Cortese la quale denuncia la dinamica invisibile dell'annientamento familiare.
"Ho studiato come professionista - scrive - il caso del femminicidio di Paupisi e, al di là dell'orrore per il gesto, emerge la necessità d'introdurre una chiave di lettura nuova che definirei "sindrome da annientamento narrativo": Non si tratta solo dell'uccisione della moglie a colpi di pietra, del figlio trovato morto in macchina e della figlia ferita gravemente, ma di un atto che va oltre la violenza fisica e mira a cancellare la storia stessa della vittima, a distruggere ogni voce che avrebbe potuto continuare a raccontarla, persino attraverso i figli.
L'aggressore, che ha confessato e descritto la moglie come severa e aggressiva, mette in scena la ferita narcisistica di chi non accetta che l'altro esista come soggetto autonomo e la pietra non è soltanto un’arma primitiva, ma un simbolo: riportare l'altro a zero, ridurlo al silenzio, cancellarne la presenza fisica e quella memoria che i figli avrebbero custodito.
Da criminologa dico che questo caso si spiega con una dinamica patologica che si sviluppa nel tempo e mira all'annientamento totale prima simbolico, poi materiale della vittima e del suo mondo affettivo.
Se vogliamo prevenire davvero casi come questo, dobbiamo imparare a riconoscere i segnali non solo della violenza esplicita ma anche della cancellazione simbolica: l'imposizione di un'unica versione della realtà familiare, la distruzione di oggetti legati alla memoria, il tentativo di isolare i figli o di riscrivere la storia dell'altro; tutti segnali che possono anticipare l'esplosione finale della violenza.
Il femminicidio di Paupisi ci mostra che il vero obiettivo non era solo la morte della moglie ma la cancellazione della sua voce dal presente e dal futuro e come società dobbiamo attrezzarci per riconoscere e fermare in tempo questa dinamica invisibile di annientamento narrativo".
comunicato n.173478
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