"Non te ne andare figlia mia, resta con il mio cuore di mamma" ha gridato Silvia prima di lasciar volare in alto un palloncino dal cuore rosso
E' la tragedia ed il dramma di una mamma che si e' vista privata della sua diletta figliola di 18 anni, Angelica, che si puo' racchiudere in questo grido straziante che ha emozionato tutti all'esterno della chiesa dell'Addolorata, dove si era appena concluso il rito esequiale officiato dal parroco don Gaetano
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La tragedia ed il dramma di una mamma che si è vista privata della sua diletta figliola di 18 anni, Angelica, si può racchiudere in un grido straziante che ha emozionato tutti all'esterno della chiesa dell'Addolorata, dove si era appena concluso il rito esequiale, poco prima che la bara bianca fosse posizionata nell'auto che avrebbe portato quel corpo ancora acerbo al Cimitero per l'ultima, estrema dimora. Non te ne andare figlia mia, resta con il mio cuore di mamma, ha gridato Silvia prima di lasciar volare in alto, così liberando simbolicamente anche lo spirito della figlia, un palloncino composto da un cuore rosso (nella undicesima foto in basso) a cui hanno fatto seguito quelli di colore bianco liberati da amici e parenti della sventurata ragazza.
In una chiesa gremita, cosa non scontata dirà il sacerdote, si sono svolti i funerali celebrati da don Gaetano, parroco della Santissima Addolorata al Rione Libertà, di Angelica Viola.
In un banco in prima fila papà Enzo, mamma Silvia ed il fratello Pierluigi.
La mamma è stata costantemente consolata dal marito che ha cercato continuamente di sostenerla in questo immane sforzo fisico e psicologico.
E' una sfida per me parlare in una situazione così difficile, ha detto don Gaetano. Avrebbe voluto partecipare stamane anche l'arcivcescovo Accrocca che mi ha telefonato ma è in Trentino (dove di solito il vescovo passa un breve periodo di ferie ndr).
Ha promesso però una preghiera per la nostra Angelica.
Ho difficoltà anche a leggere ciò che avevo scritto per l'occasione, ha proseguito il sacerdote, e sono certo che questo sia anche un modo per essere umanamente implicato in questa situazione ed è parimenti anche un modo per dire che non siete soli e che siamo tutti nella stessa barca.
Angelica sarà solo invisibile alla vista di noi umani, ma sarà presente sempre.
Silvia e Vincenzo, i genitori della giovane, ha proseguito don Gaetano, domenica scorsa erano qui a Messa mentre si compiva l'irreparabile.
Nel pomeriggio ho saputo della morte di Angelica ma non pensavo, ha detto rivolto sempre ai genitori della ragazza, che sareste poi tornati qui per affidarvi a Dio a cui non abbiamo mancato di rivolgere la nostra domanda principale. Perché Signore, permetti tutto questo?
Il vostro gesto di tornare qui per manifestare il vostro dollore, mi ha colpito molto ed io mi sono chiesto: Avrei fatto lo stesso?
Immaginiamo di trovarci in uno stadio per un grande spettacolo ma all'inizio il protagonista dell'evento rinuncia.
Cosa diremmo?
Certamente resteremo indignati perché chi era una speranza decide di rinunciare al nostro gioco, quello della vita.
Quel gesto del campione, del protagonista, ci costringe allora a farci delle domande.
Noi, in tragedie come questa, vogliamo risposte ed invece dobbiamo farci delle domande perché un mondo che non lo fa, si prepara alla sua distruzione.
Non voglio fare una accusa cercando di sapere se c'è un colpevole in ciò che è accaduto. Assolutamente no.
Ma la domanda è: Perché Angelica ha deciso di non giocare più con le nostre regole?
Credo che lei, come ogni anima, cercava la gioia piena, la felicità senza fine, ma non l'ha trovata.
Lei non veniva più in chiesa.
E qui don Gaetano ha raccontato di un giovane che a Cracovia disse un giorno al papa Giovanni Paolo II: Non credo più in Dio.
E' possibile, gli rispose il pontefice, ma è Dio che non ha mai cessato di inseguirti con il suo amore. Dio, come un padre, ci insegue sempre.
Ora Angelica sta con quello che cercava senza conoscerlo effettivamente.
Quella gioia che cercava l'ha incontrata nel volto del Padre.
Ho perso anche io tanti cari, ha detto ancora il parroco rivolto a mamma Silvia che si struggeva di lacrime.
Il giorno della mia ordinazione a Benevento, ero solo, non avevo con me i miei parenti.
Quando poi finalmente sono tornato a casa per dire lì la mia prima messa, non ho trovato più mia madre ad aspettarmi.
E' stato pesante per me ma certamente a voi è stato riservato di peggio.
Questa piccola Angelica doveva avere il tempo di camminare.
Aveva meno di un terzo della mia età ma sono certo che dalle imperfezioni, il Signore saprà coglierne il meglio.
Andando a concludere la sua lunga Omelia, don Gaetano ha detto che abbiamo tutti applaudito l'ingresso in chiesa della bara di Angelica.
Le siamo vicini ma chiediamoci anche: Le siamo stati altrettanto vicini quando era in vita?
Auguro di tenere presente che la nostra prima preoccupazione debba essere la costruzione dell'uomo.
Il resto, il Pil, le guerre, vengono dopo.
Sono certo, come lo sono per Angelica, che io, nonostante le abbia combinate di tutti i colori prima di diventare sacerdote, entrerò là, nel Regno dei Cierli, perché Lui ha un amore per i suoi figli che va oltre il peccato.
A questo punto, ultimata l'Omelia e la benedizione della salma, l'assemblea dei fedeli, assieme alla bara, è uscita all'esterno della chiesa dove ci sono stati gli interventi, interrotti continuamente dalla forte emozione, di due insegnanti del Liceo "Guacci" che Angelica aveva frequentato senza concludere gli studi ma dove aveva lasciato una sua impronta forte.
Poi ha preso la parola una giovane sua compagna di classe del corso serale dell'Istituto "Le Streghe" che Angelica frequentava per chiudere il ciclo di studi della maturità ed infine un papà che ha vissuto lo stesso dramma (nelle foto cinque, sei e sette in basso).
Poi l'ultimo saluto e la folla di palloncini bianchi (nella dodicesima foto in basso) che è salita in alto quasi ad accompagnare la salita di Angelica.
Se pensiamo al dramma di questa famiglia, alla tragedia che deve necessariamente superare in qualche modo, ci rendiamo conto, sopratutto noi giornalisti, di quanto sia difficile comprendere poi le tante sciocchezze che quotidianamente siamo costretti a pubblicare e che non lasciano nessuna traccia, nessuna orma, anche se praticate su una neve alta e soffice.
Angelica ha lasciato la sua traccia invece. Ed è quella che bisogna tenere bene a mente.
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