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Benevento, 02-07-2025 14:55 ____
Monsignor Felice Accrocca nella solennita' della memoria liturgica della Madonna delle Grazie indossa il pallio, simbolo esclusivo degli arcivescovi
Se l'uomo si perde in se stesso fa soldi anche sul sangue della povera gente sfruttata e sottopagata, soldi che alla fine vengono poi spesi per un matrimonio, tuona il vescovo. Il vice sindaco De Pierro invita con decisione ad abbandonare le piazze virtuali ed a riprendersi gli spazi della realta'. I social ci hanno condannati ad essere distanti tra noi
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La memoria liturgica della Madonna delle Grazie, co-patrona di Benevento e del Sannio, è stata celebrata in una Basilica nuovamente colma ma stamane, considerando anche il giorno feriale e quindi lavorativo nell'ora mattutina, non stracolma a differenza di ieri sera.
La celebrazione eucaristica è stata presieduta da monsignor Felice Accrocca che ha indossato il pallio (in primo piano nella seconda foto in basso), simbolo degli arcivescovi, imposto a lui da papa Francesco assieme ad un'altra quindicina di prelati.
L'altra domenica analoga cerimonia ha posto in essere papa Leone XIV ma stavolta gli arcivescovi erano una sessantina provenienti, s'intende, da tutto il mondo.
Il pallio, ci ha detto l'arcivescovo, non si indossa in particolari occasioni, non c'è una regola. In teoria lo potrebbe indossare sempre ma stavolta, data la solennità dell'evento, esso è parso essere segno adeguato da mostrare, magari a chi non è a conoscenza del significato.
Ad inizio della Santa Messa, padre Antonio Tremigliozzi, ministro dei Frati Minori della provincia Sannio-Irpinia, ha voluto ricordare quanto scritto nella tabella d'argento riportata anche nel nuovo libro di padre Davide Panella, "Basilica della Madonna delle Grazie Benevento", e cioè a memoria della grazia ricevuta per la fine della epidemia di colera che tante vittime fece anche a Benevento nella estate del 1837, e poi alla distruzione della Basilica nel settembre del 1943 da parte dell'aviazione alleata che la bombardò assieme al rione Ferrovia.
Questo forte legame tra la città e la sua co-patrona, ha detto ancora padre Tremigliozzi, è descirttto nel libro di padre Panella.
Il ministro dei Frati Minori ha voluto ringraziare anche l'arcivesciovo per la sua preziosa e costante vicinanza e fra Giovan Giuseppe Califano assieme a don Marco Capaldo.
Un sentito ringraziamento anche al Coro cittadino (dalla terza alla decima foto in basso) diretto da Daniela Polito (nella terza foto in basso).
Stamane si rinnova anche il rito dell'offerta del cero proprio a ricordo del voto espresso dai beneventani nel 1836 con la costruzione del nuovo edificio di culto, la Basilica della Madonna delle Grazie, appunto.
A seguire, all'Omelia, l'arcivescovo Accrocca ha ricordato le pagine dell'evangelista Giovanni che narra di un Dio che invita l'umanità tutta affinché partecipi alla festa, una festa che spesso sciupa.
Il popolo ebreo rischiva a quei tempi di essere distrutto, ne fu deciso lo sterminio da un dignitario del re.
Fu la regina Ester che, con grande atto di coraggio e sprezzo del periciolo, si presentò al re, da dove senza che l'irruzione fosse prevista poteva anche essere allontanata ed uccisa, il quale le fece invece segno di avvicinarsi e così la regina potè svelare la trama dando così la possibilità al regnante di assumere una posizione diversa da quella precedentemente avallata e chi aveva ordito l'intrigo venne appeso al palo ed il popolo fu salvo.
Ester in pratica intercede presso Dio per l'umanità tutta.
La storia si ripete, ha proseguito mons. Accrocca, con il popolo palestinese posto allo sterminio sotto il colpevole silenzio, di fatto, di tutti.
Noi dobbiamo dirci la verità.
Quelle armi che vengono usate nella guerra, vengono inviate anche da aziende del nostro Paese con guadagni di cui ne usufruiscono in pochi.
Se l'uomo si perde in se stesso fa soldi anche sul sangue della povera gente sfruttata e sottopagata, soldi che alla fine vengono poi spesi per un matrimonio (il riferimento dell'arcivescovo, di cui non ha fatto il nome, appare essere a quanto avvenuto a Venezia qualche giorno fa, ndr).
Ricordiamoci però, ha proseguito monsignor Accrocca, che tutti prima o poi dovremo comparire dinanzi al giudizio di Dio.
Gli uomini devono essere e sono uguali per dignità e diritti.
Questo mondo non è per pochi.
Spesso si fanno spese anche oltre la propria capacità finanziaria solo per apparire e così si mettono anche in pericolo le economie delle famiglie.
La Madonna delle Grazie, ha concluso l'arcivescovo, interceda allora per farci capire il segreto della vita.
Dio è amore, ma quell'amore ce lo dobbiamo costruire noi.
Al termine dell'Omelia dell'arcivescovo c'è stata quindi l'accensione del cero votivo offerto dal Comune di Benevento.
L'intervento a nome della comunità beneventana, è stato fatto dal vice sindaco Francesco De Pierro che ha voluto subito sottolineare il momento di assoluta solennità che stava vivendo ed anche il momento emozionante e toccante.
Ho l'onore quest'oggi, ha proseguito De Pierro, di salutare tutti voi a nome della città di Benevento.
Rinnoviamo anche l'antica tradizione dell'accensione della lampada votiva, segno questo di riconoscenza della città alla sua co-patrona.
Alessandro D'Avenia, ha proseguito De Pierro, nella sua opera, paragona l'essere umano a una funzione matematica, non nel senso di un calcolo preciso, ma nell'idea che la vita, come una funzione, ha una sua struttura, delle regole, e un percorso, pur essendo unico e imprevedibile, il cui valore si forma nel limite.
E sono proprio molti umani a non conoscere il proprio limite, per questo ho citato D'Avenia.
Bisogna dunque dare rispetto e pari dignità a tutti i popoli del mondo.
In gioco c'è la vita anche di tanti bimbi e dei deboli.
Stiamo attraversando un momento di estremo decadimento valoriale.
De Pierro ha quindi invitato con decisione ad abbandonare le piazze virtuali ed a riprenderci gli spazi della realtà.
I social ci hanno condannati ad essere distanti tra noi.
Cerchiamo di riportare l'amore e la Fede nei posti giusti e stacchiamoci da questo mondo dei social fatto solo di troppe apparenze.
Se osserviamo un po' in più la Croce di Cristo andando al suo significato più profondo, capiremo perché si è immolato per noi.
Alla Vergine delle Grazie chiedimo di aiutarci ad affrontare questi momenti difficili, ha concluso De Pierro.
Ci guidi la Madonna alla tolleranza reciproca ed interceda con il Signore affinché ci dia la forza di diventare, ciascuno di noi, operatore di pace.
A margine della celebrazione eucaristica riportiamo la interessante nota di Francesco Morante, presidente dell'Archeoclub, il quale sottolinea che non è una festa molto antica, quella della Madonna delle Grazie.
Forse, in maniera quasi spontanea, alla fine dell'Ottocento (la prima volta che ne trovo notizia è nel 1897) dopo l'apertura della Basilica, avvenuta nel 1893.
Si può ritenere che questa festa sia la più tarda erede di quelle antiche fiere, alle quali abbiamo dedicato una mostra a Casa Pisani.
Ovviamente, con il passare del tempo e delle mode, anche questa festa della Madonna delle Grazie ha assunto un aspetto "globalizzato", perdendo quell'aura di specificità locale che forse conservava ancora a metà del Novecento.
Specificità che certo non era il torrone della piccola Giovanna, ma quel legame ancora profondo tra ruralità e spirito religioso che rendeva questa festa il momento più sentito e partecipato di comunione tra città e campagna, all'ombra del grande mantello della chiesa.

    

  

  

  

  

    

  

  

  

  

  

  

  

comunicato n.171790




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