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Benevento, 30-06-2025 18:45 ____
L'architettura brutalista ha un padre nobilissimo, l'architetto svizzero Le Corbusier, che teorizzo' l'uso del calcestruzzo "bruto", a faccia a vista
A Benevento, l'avventura di questo stile architettonico comincio' con un giovane Nicola Pagliara, che nel 1960 progetto' la centrale dei telefoni Set, una "scatola introversa" dal chiaro brutalismo oggi dimenticata a via delle Assisi
Redazione
  

Le alterne fortune dell'architettura brutalista a Benevento.
Di questo parla, in una nota, Giuseppe Iorio, segretario di Civico 22.
"L'architettura brutalista, come si sa - scrive - ha un padre nobilissimo: l'architetto svizzero Le Corbusier, che teorizzò l’uso del calcestruzzo "bruto", a faccia vista cioè, per evidenziare con forza espressiva le strutture portanti, plasticamente disposte senza mediazioni e senza abbellimenti.
A Benevento, l'avventura di questo stile architettonico cominciò con un giovane Nicola Pagliara, che nel 1960 progettò la centrale dei telefoni Set, una "scatola introversa" dal chiaro brutalismo: solo calcestruzzo a vista, volumi geometrici, un massiccio basamento pieno, ombre nette e tagliate che gli edifici limitrofi stampano sulle facciate.
Il tempo passato ne ha scurito variamente le superfici, mostrandone a tratti l'intima essenza di sabbia e breccia, facendo intuire la forza legante del cemento in un monolite che si staglia tra le case antiche.
L'opera si conserva integra, dimenticata in un vicolo dell'Annunziata (via delle Assise ndr) a poca distanza da piazza Guerrazzi; uno sguardo libero e attento coglie, nello slancio verticale e nelle finestre alte e strette, un vago sapore futurista.
Dopo la chiusura della Banca d'Italia, si è temuto per la sorte di un altro edificio brutalista a Benevento, la sede della banca appunto, le cui strutture vennero progettate da Michele Pagano, indimenticato professore di Ingegneria a Napoli.
Sono tante le citazioni da Le Corbusier, dal tetto giardino del primo piano alle grandi vetrate dei saloni a livello strada, dalle partizioni modulari in facciata delle torri abitative al calcestruzzo faccia vista, di insolita e ben conservata qualità formale, fino alla presenza di rettangoli aurei che si intuiscono, variamente distribuiti, a tutti i livelli.
Provvidenziale l'acquisto del piano terra da parte di Confindustria e dell'Ance, che ne hanno curato la manutenzione con discrezione e rispetto.
Resiste il grande Seminario Arcivescovile di viale degli Atlantici, inaugurato da San Giovanni Paolo II nel 1990 ma chiuso alcuni anni fa per mancanza di vocazioni, come è chiusa la chiesa in calcestruzzo tinteggiato di bianco, dalla sagoma aguzza, cerniera triangolare tra le lunghe facciate dello stesso Seminario.
Sono evidenti il brutalismo, la modularità, il razionalismo e altre numerose e più sottili citazioni, non sempre perfettamente amalgamate e coerenti.
Sorte infausta invece per il fabbricato ex Inps di via Calandra: una firma, il rilascio di un permesso di costruire e in poche settimane, in piena emergenza Covid e con i beneventani confinati in casa, l'edificio viene giù.
Anche qui strutture in calcestruzzo rasato di bianco, smisurate travi concave, fasci di tubi contenenti scale e ascensori, finestre in lunghezza.
Citazioni brutaliste da Le Corbusier, quindi, ma a ben vedere non mancano moderni riferimenti alle idee futuriste di Antonio Sant'Elia, alle sue architetture "simili a macchine gigantesche", qui con un di più di felice, aggressiva sfacciataggine.
Il sospetto è che i beneventani non abbiano mai amato questa nave, attraccata a Benevento con i suoi ponti e i suoi fumaioli, così come non l'hanno amata l'amministrazione comunale e i dirigenti che ne hanno decretato la fine.
Dispiace che l'opera, quando ancora esisteva, non fu censita dal Ministero della Cultura: si sarebbe potuto salvarla.
Ma forse no, vista la fine miseranda di un altro bene censito, la scuola media "Federico Torre".

comunicato n.171751




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