Ai tempi di Arnaldo De Longis il sanitario interveniva in ogni situazione anche quelle delicate e complesse evitando il ricorso all'Ospedale
Avevo otto, nove anni, quando, per un trauma al dito medio della mano sinistra, provocato mentre ero intento ai giochi con i miei coetanei, mi procurai una violenta forma ascessuale che, in ultimo, si rivelo' ribelle ad ogni cura... Peppino De Lorenzo ricorda anche Mario Scala ed Antonio Miele
Nostro servizio
Questa domenica, Peppino De Lorenzo ricorda tre medici che svolsero la professione nel periodo del dopoguerra, e, qui da noi, furono da tutti conosciuti.
Si tratta di Arnaldo De Longis, Mario Scala ed Antonio Miele.
Arnaldo De Longis
Fu un medico di famiglia negli anni Cinquanta, Sessanta, nel tempo in cui non vi erano tutte le innovazioni che, poi, con il trascorrere del tempo, si sono succedute, l'una dopo l'altra, svilendo, appunto, il ruolo e la professionalità.
Ai tempi di Arnaldo De Longis (nella foto di apertura), il sanitario interveniva in ogni situazione, anche quelle delicate e complesse, evitando, in questo modo, il continuo ricorso all'ospedale.
Di lui serbo un ricordo particolare.
Avevo otto, nove anni, quando, per un trauma al dito medio della mano sinistra, provocato mentre ero intento ai giochi con i miei coetanei, mi procurai una violenta forma ascessuale che, in ultimo, si rivelò ribelle ad ogni cura.
In ultimo, si decise di asportare l'unghia. E fu il dottore Arnaldo De Longis (nella prima e seconda foto in basso, con suoi colleghi dell'epoca) ad effettuare il delicato intervento nel suo ambulatorio privato.
Oggi, queste pratiche si effettuano, esclusivamente, in ambiente ospedaliero.
Nel corso dell'intervento, il dottore De Longisincontrò non poche difficoltà considerando che io, malgrado contenuto, mi dimenavo con tutte le forze profferendo parole scurrili verso di lui.
Ricordo, nitidamente, che mi ripeteva: "Ne conosci altre?".
L'unghia al dito medio della mano sinistra, da allora, mi è cresciuta sempre diversa dalle altre e rimane per me un ricordo del dottore De Longis.
Questi erano i medici di un tempo.
Il figlio del dottore De Longis, Achille, spentosi qualche anno fa, era funzionario al "Rummo", mentre il nipote, che rinnova il nome del nonno, Arnaldo, è dipendente amministrativo della nostra Asl.
Mario Scala
Il dottore Scala (nella terza foto in basso) era medico dipendente della vecchia Cassa Mutua Inam negli anni Cinquanta, Sessanta.
Nato a Benevento nel 1909, sposò Amalia Bruno (nella quarta foto in basso), una delle storiche insegnanti di lettere nella nostra città. La mamma di quest'ultima, Angelina, era una Delcogliano, sorella di mia nonna materna.
In quei tempi, la struttura assistenziale dell'Inam era molto diversa dal Servizio Sanitario Nazionale di oggi che ha, poi, unificato tutte le mutue di allora.
Mario Scala svolgeva con abnegazione e disponibilità il suo compito. Unico suo cruccio fu quello di non avere avuto figli.
Era molto legato alle due sorelle, nubili entrambe, che vivevano al viale Principe di Napoli. Ogni pomeriggio, d'estate e d'inverno, si vedeva Mario Scala, accompagnato dal suo autista, recarsi in visita alle due sorelle, appunto, che lui non lasciò mai sole.
Raggiunta la pensione, si ritirò a vita privata vivendo con la moglie Amalia e la suocera Angelina Bruno, prima, in via Traiano e, poi, in via Salvemini.
Il destino volle che quella casa si chiudesse in pochi mesi.
Mario Scala morì il 6 luglio 1978, mentre la suocera il 27 dello stesso mese.
A settembre, il 12, per la precisione, anche la moglie, Amalia, andò via, improvvisamente, una domenica mattina.
Io ero agli inizi della professione e, senza volerlo, mi trovai ad affrontare la dolorosa situazion di stilare, uno dopo l'altro, tre certificati di morte.
Il che, a chi come me in quel tempo era privo di esperienza, mi colpì non poco.
Antonio Miele
Sicuramente, per gli anni che sono trascorsi dalla morte, settantadue, per la precisione, saranno in pochi a ricordare la dolorosa storia che, il 7 aprile 1953, sconvolse la nostra città.
Bene. Antonio Miele era nato a Benevento nel 1914. Dopo gli studi liceali, si laureò in medicina e chirurgia.
Con l'entusiasmo dell'età, iniziò la professione che si intravedeva fulgida per l'avvenire che gli si presentava innanzi.
Un suo fratello, Gaetano, che Benevento ricorda con una piazza a lui intitolata, che sorge nel centro storico, di cui, tempo fa, gia si è scritto, cadde nel corso del secondo conflitto mondiale.
Nel pieno vigore della giovinezza, a 39 anni, Antonio Miele morì, improvvisamente, colpito da un infarto che non gli dette scampo.
I tempi erano diversi da quelli attuali e l'intera città partecipò a quella indescrivibile tragedia.
Lasciò la giovane sposa, Luisa Barbieri, con tre figlioletti, mentre il quarto, al quale fu imposto il nome del padre, nacque dopo la sua morte.
Luisa Barbieri, che è scomparsa, avanti negli anni, nel 2017, si rimboccò le maniche portando avanti i suoi quattro figli che, poi, hanno, professionalmente, occupato posti di prestigio nella società, anche nel campo medico, sulle orme del padre.
Giuseppe, fino a qualche anno fa, è stato cardiologo al "Rummo".
Questa tragedia, singolare nel suo genere, dovrebbe indurci a riflettere, segnatamente, nell'attuale periodo difficile che attraversiamo.
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