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Benevento, 25-06-2025 15:17 ____
Quando si parla di Universita' si lede il principio di verita'. Io francamente questo ruolo di Mastella nella vicenda dell'autonomia non l'ho visto
Pasquale Viespoli contesta questo fare stucchevole, fastidioso, irritante perpetuato dal sindaco. Contesta poi le argomentazioni politiche dell'arcivescovo Accrocca. Quanto spreco di acqua santa seguendo questo itinerario inaugurale... Il vescovo dovrebbe dire qualcosa di piu' sulla salvezza delle anime piu' che sulla salvezza della Repubblica
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Pasquale Viespoli, già sindaco della città, senatore e sottosegretario di Stato, alla lettura del nostro articolo di cronaca circa la cerimonia di inaugurazione del Parco "De Mita" (foto), ha voluto dire la sua sia per confutare la "paternità" della nascita dell'Università che le argomentazioni, squisitamente politiche, pronunciate dall'arcivescovo Accrocca nel suo intervento.
Alla fine diventa addirittura stucchevole, fastidioso, irritante, caro direttore, ci ha detto Viespoli.
Si può capire tutto, la propaganda, la mediaticità, la politica ridotta a spettacolo, ma quello che diventa veramente inaccettabile è questo intervento di manipolazione e di mistificazione, della storia, della memoria, dei fatti, rispetto alla scelte del passato.
Questa lettura tutta personalizzata, interiorizzata, egocentrica, fatta di autocompiacimento, è veramente un segno di degrado, altro che di valorizzazione e di centralità delle istituzioni e della politica.
Quando si dice dell'Università e si banalizza in quel modo, si "commettono" errori enormi.
Si lede il principio di verità, nel senso che francamente io questo ruolo di Mastella nella vicenda dell'autonomia dell'Università non lo ricordo e non mi pare ci sia stato.
Ma poi si dà l'idea che quella che è stata una conquista che ha riguardato un po' tutti, che è stato il segno della coesione di una comunità, il frutto di un lavorio lungo iniziato addirittura negli anni Sessanta con la Destra politica con Fuccio e poi con la Democrazia Cristiana e con Giovanni Zarro, e man mano è cresciuta come elemento di coesione di una comunità, con un obiettivo da tutti condiviso e che ha dietro questo retroterra di impegno, di lotta, di sacrificio, tutto viene banalizzato e mortificato come se fosse una benevolenza, una gentile concessione.
Credo che tutto questo sia una offesa anche allo stesso Ciriaco De Mita.
E dunque è una manipolazione, una contraffazione e contemporaneamente il segno di una cultura istituzionale e del senso del valore della politica che è deleterio ed è diseducativo e magari avrebbe richiesto ben altri interventi rispetto a quelli che poi effettivamente ci sono stati.
Puoi fare quello che vuoi, denominare le strade, le piazze, dice Viespoli a Mastella, ma se questo agire non c’è nell’animo popolare è tutto inutile.
Questo modello autocratico non funziona e non fa risultati.
Fa solo comunicato stampa.
Non ricuce lo strappo, la lacerazione, che c'è nel riconoscersi da parte della città.
Di fronte a questo non c'è una stigmatizzazione, non c'è una presa di posizione, un intervento.
C'è, invece, una sorta di tentativo di svuotare la memoria per cui assistiamo a questo esercizio, a giorni alterni. Una volta è tutta colpa del passato; su altre questioni il passato diventa motivo di vanto e Mastella dice: Abbiamo fatto quello che non era stato fatto prima...
Per cui questo utilizzo a fisarmonica del passato è veramente paradossale.
Quando il passato è per lui cattivo, non è buono e Mastella non c'era. Quado il passato è buono o presunto tale, Mastella era lì.
Insomma, ha proseguito Viespoli, siamo di fronte ad una sorta di schizofrenia mediatica e di fronte a tutto questo non c’è una coscienza critica, una apertura di confronto, di dibattito ed anche chi, magari, dovrebbe cercare più le vie che ricongiungono e che fanno coesione che quelle che dividono, magari te lo ritrovi con un comizietto di circostanza.
E qui il riferimento di Viespoli è a quello che ha detto l'arcivescovo Accrocca.
Sono rimasto francamente sconcertato per tutto ciò.
Questo è un altro elemento di riflessione.
Non voglio contestare il ragionamento, noto però i salti in esso contenuti anche perché dopo Cossiga ci sono stati altri presidenti della Repubblica e Cossiga, nello specifico, non è stato certamente il presidente che De Mita pensava potesse essere.
Non a caso Cossiga passò per essere stato il "picconatore", per quello che ha denunciato la crisi, la difficoltà la criticità del modello di democrazia parlamentare.
Parliamo di un soggetto che alla fine è stato quasi considerato un matto mentre è stato uno dei pochi soggetti di rilievo istituzionale che andò a parlare al Bundestag, al Parlamento tedesco.
A proposito della sua commemorazione, fui io a fare l'intervento al Senato.
Dopo Cossiga, prosegue Viespoli sempre a proposito del ragionamento del vescovo, c'è stato Napolitano e Mattarella non è stato certamente il primo ad ottenere il secondo mandato.
Ed è strano che si abbia questa sorta di strano meccanismo per cui si lodano i presidenti della Repubblica, e giustamente peraltro, che hanno una interpretazione molto presidenzialista della Costituzione.
Troviamo in una chiara presenza di un sistema parlamentare con una sorta di inutilità più volte denunciata del Parlamento e contemporaneamente una forza che negli ultimi anni ha avuto una forte accelerazione nella personalizzazione e nel ruolo molte volte deciso posto in essere.
Insomma, ha detto ancora Viespoli, mi è venuta una battuta: Quanto spreco di acqua santa seguendo questo itinerario inaugurale...
Dall’altra però non credo che questa genericità della contestazione della vecchia classe dirigente, non so a chi si riferisse in particolare l’arcivescovo, sul piano locale o nazionale, sarei costretto, se locale, a ricordare diverse cose nel dialogo che c’è stato tra la politica, le istituzioni e la chiesa nella seconda metà degli anni Novanta e tutto ciò credo che abbia avuto un rilievo addirittura a carattere nazionale.
Proprio per l'approccio culturale prima ancora che per la concretizzazione dei fatti in sé.
Superando il vecchio collateralismo nel nome del riconoscimento del ruolo delle funzioni delle istituzioni che a sua volta riconosceva il ruolo della parrocchia in quanto soggetto sociale e civile.
Ma il vescovo, abbiamo detto a Viespoli, non ci pare ce l'avesse con la politica locale tanto è vero che ha detto che Mastella non c'entrava nulla con il suo dire.
E Viespoli ci ha risposto dicendo che da una parte c'è il consumo di acqua santa mentre dall’altro il vescovo dovrebbe dire qualcosa di più sulla salvezza delle anime più che sulla salvezza della Repubblica.
Mastella è Mastella e non mi meraviglia più.
E’ calante, confusionario. Per lui la comunicazione è fondamentale. Lui ha l’idea della comunicazione che è quella della valorizzazione perenne e quotidiana del ruolo e della funzione di Mastella.
Lui ha una idea dell'informazione egemonica. L'unica cosa che non sopporta dell'informazione è chi non lo adula, chi non lo elogia quotidianamente.
Insomma ha l’idea de "Il Mattino" e non di quella di "Gazzetta", per intenderci.
E dunque quando si dice lui ce l’abbia con i giornalisti è parzialmente vero perché c'è l'ha con Colarusso e con Pietronigro, non con altri che fanno una informazione al servizio e non di servizio.

comunicato n.171645




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