Anna De Nigris la ricordo tra le mie prime pazienti. Lei era ragazzina, io giovane medico L'insorgere di una malattia non le ha dato scampo...
Peppino De Lorenzo ricorda inoltre anche Rosario Petretti, Fernando Panarese, Luigi Ionico, Giovanbattista Ricciuti e Corrado Papa
Nostro servizio
Peppino De Lorenzo, oggi, sofferma la sua attenzione su alcuni figli del nostro territorio scomparsi in questi ultimi mesi.
Colleghi medici che, il destino, nel corso di pochi giorni, ha portato via, l'uno dopo l'altro, con una successione disarmante, Rosario Petretti, Fernando Panarese e Luigi Ionico, per passare ad altri nostri concittadini, Anna De Nigris, Giovambattista Ricciuti e Corrado Papa.
Rosario Petretti (nella prima foto in basso)
Quando, un mese fa, una mattina, imprevista ed inattesa, la notizia della scomparsa di Rosario Petretti, medico di famiglia per decenni in città, assalì, d'improvviso, tutti noi, in quelle ore terribili, solo un saluto fugace, con la promessa di rievocarne, a breve, più degnamente, la figura di uomo e di sanitario di una incarnata umanità.
Poi, giorno dopo giorno, senza, forse, neanche accorgermene, ho fatto un meraviglioso viaggio nei sentimenti e nei ricordi, riandando al periodo in cui si viveva di poco, ma quel poco era di tutti.
Con il trascorrere del tempo, mi accorgo di perdere tanti amici, persone che ho conosciuto, pazienti che ho curato, che sono andati via, molti anche prematuramente.
Rosario, per me, non è stato un collega come tanti.
La mia amicizia giovanile con lui si rivelò ricca di sfide affrontate nei banchi del Liceo Scientifico, nella vecchia sede di via Orbilio Pupillo, e nelle aule universitarie, di viaggi meravigliosi quando insieme partecipavamo a congressi medici fuori sede, ma anche di dolori, la morte del suo papà, prima, l'indimenticato don Alberto, e quella di mio padre Giovanni, poi.
Un'amicizia, la nostra, che non potrò mai dimenticare fino a quando la vita mi concederà la gioia di ricordare.
La sua professionalità era unita ad una disarmante semplicità, l'essere disponibile sempre, ed empatia senza confronti.
Pochi, come lui, potevano vantare tanta competenza e tenacia.
Il giorno del funerale non poco mi hanno colpito le parole del fratello Pio e della sorella che, di certo, non erano di circostanza.
"Tu, Peppino, mi hanno ripetuto, hai sempre fatto parte della nostra famiglia. Non sei mai apparso un estraneo. Ricorderai, sicuramente, quanto nostra madre ti volesse bene".
Parole, queste, che mi hanno commosso. Il che dimostra che l'affetto, quello vero, segnatamente, se iniziato nella prima giovinezza, dura per la vita intera.
Nel periodo universitario, avendo la mia famiglia un appartamento a Napoli, nella zona di Fuorigrotta, ospitai Rosario per proseguire insieme gli studi e lui fu per me una preziosa compagnia.
Quella casa, poi, Rosario, tale era il legame che ci univa, la considerava, e giustamente, sua al punto che, in estate, non essendoci frequenze universitarie, la usava, con i suoi fratelli, raggiungendo di lì, agevolmente, il mare a pochi chilometri di distanza.
In questo modo si viveva, allora.
Ecco perché, nell'osservare quella bara nella chiesa dei Cappuccini, ho rivisto, come in un film, parte della mia giovinezza.
Addio, Rosario. Con i tuoi fratelli, segnatamente con Pio, con il quale continuo ad avere contatti frequenti, proseguirò l'affetto dei bei tempi, ringraziando ancora la tua mamma, la cara signora Manina, che mi considerava uno dei suoi figli.
Fernando Panarese (nella seconda foto in basso)
Fernando Panarese era un medico molto conosciuto in città.
Con sacrifici, raggiunta la laurea, giorno dopo giorno, era riuscito a crearsi uno spazio tutto suo in un settore molto delicato nella sanità, quello della medicina legale.
Sicuro di una preparazione non comune, era divenuto il punto di riferimento nel settore ed erano tanti i casi, alcuni complessi e delicati, che seguiva con scrupolo e professionalità.
La vita, anche se spesso non ci si renda conto, è davvero strana.
Nel pieno vigore dell'attività, un giorno di qualche anno fa, mentre, seguendo una incarnata passione, praticava la corsetta quotidiana nella parte alta della città, fu colpito da un improvviso ed imprevisto accidente vascolare.
Malgrado i tempestivi soccorsi, i danni, da subito, si evidenziarono irreversibili.
Di lì ebbe inizio un lungo calvario che, in ultimo, non gli ha dato scampo.
Il caso volle che, dopo un pò, cercai di rintracciarlo. Ero, sì, a conoscenza di quanto si fosse verificato, ma ignoravo la gravità.
Era, infatti, mia intenzione, per rinverdirne la memoria, avere notizie più dettagliate del nonno materno, Roberto Covone, una bellissima figura di medico della nostra città, che io avevo conosciuto nel periodo in cui ero studente universitario.
Mi meravigliai, lo confesso, del silenzio di Fernando, ignorando, ripeto, la gravità dell'accaduto.
Fu Sonia, sua moglie, che, dinanzi alla mia insistenza, prese contatti con me.
Conobbi, così, Sonia, una donna dolcissima che mi spiegò ogni cosa, nonchè particolari a me sconosciuti.
Fernando, nella disgrazia, ha avuto la fortuna di avere accanto questa donna che lo ha seguito con affetto ed amore.
Ed a Sonia, unitamente a Martina, frutto del loro amore, che, in questo delicato momento, rivolgo un abbraccio affettuoso.
Oggi, Fernando riposa in pace, mentre la nostra città è stata privata di un professionista di raro valore.
Luigi Ionico (nella terza foto in basso)
Gigi Ionico un altro sanitario scomparso in questi giorni.
Cardiologo per anni al Rummo, intenso anche il suo decennale impegno politico.
Tra l'altro, mio collega assessore nella prima Giunta guidata da Fausto Pepe.
Sempre autorevole rappresentante della sinistra locale, non bisogna dimenticare che fu tra i fondatori del movimento "Piazza Grande".
Professionista preparato e sempre disponibile, Gigi Ionico ha fatto parte di quella classe medica che, giorno dopo giorno, sta scomparendo.
Gli anni della sua presenza in Ospedale, con la moglie, Maria D'Agostino, anestesista, rimangono indimenticabili per l'intesa che ci univa tutti.
L'opera di Gigi Ionico sarà proseguita dai cinque figli.
Il suo ricordo rimarrà sempre vivo e presente.
Anna De Nigris (nella foto di apertura)
Era nata nella nostra città ove, ancora oggi, vivono i suoi familiari e la mamma, la signora Angela.
La ricordo tra le mie prime pazienti. Lei era ragazzina, io giovane medico.
Ebbi in cura, fino alla morte, il padre Orazio.
Non molti anni fa, Anna (nella quarta foto in basso, ancora lei) decise di trasferirsi al nord ove aveva trovato un lavoro che svolgeva con passione.
Un equilibrio, il suo, purtroppo, durato poco.
L'insorgere di una malattia, in ultimo, non le ha dato scampo dopo averla costretta a cure continue e difficili da sopportare.
I resti mortali sono ritornati a Benevento ed, oggi, lei riposa nel cimitero cittadino.
Ai familiari tutti la mia vicinanza. Un abbraccio particolare alla mamma, Angela Truglio, che, avanti negli anni, ha dovuto sopportare un dolore tanto grande.
Giovanbattista Ricciuti
E' impossibile dimenticare e non rivolgere, in questa occasione, un pensiero affettuoso a Giovanbattista Ricciuti che, a 46 anni, improvvisamente, è andato via senza che nulla facesse prevedere quanto si è verificato.
Originario di Frasso Telesino, ove era uno dei più apprezzati rappresentanti del Pd locale, oggi, si era stabilito, qui da noi, in città, svolgendo il suo lavoro alla Provincia di Benevento.
Di carattere aperto, associato, quest'ultimo, ad una incarnata squisitezza d'animo, si faceva apprezzare per la sua disponibilità verso l'interlocutore.
Con la compagna di vita, Teresa, ed i due figlioletti aveva deciso di trascorrere a Firenze il ponte della festa della Repubblica, il 2 giugno scorso, dal cognato Pellegrino Giornale, per anni, giornalista nella nostra città che, oggi, ricopre un importante incarico fuori sede.
E' stato lì che Giovanbattista, senza segni premonitori, ha avvertito un malore, accasciandosi al suolo.
Malgrado i soccorsi, nulla è stato possibile fare per strapparlo alla morte.
Lo avevo incontrato, solo qualche settimana prima, nel mio studio.
E' ritornato nella sua Frasso che tanto amava.
A noi mancherà non poco. Alla famiglia il nostro pensiero affettuoso.
Corrado Papa
Nel pieno delle festività di Pasqua, è andato via Corrado Papa, un'altra figura di galantuomo del nostro territorio.
Soffermarmi a descrivere i meriti umani e lavorativi di quest'ultimo, nel caso specifico, apparirebbe una comune rievocazione di circostanza.
E' mio desiderio, invece, ricordare una esperienza, una terribile esperienza, che la vita gli riservò.
Sono convinto che, ancora oggi, saranno in tanti ad averne memoria in quanto la disgrazia coinvolse l'intera nostra comunità con la partecipazione della città tutta.
I tempi, allora, erano diversi da quelli odierni ed ancora sopravvivevano, contrariamente allo stato attuale, partecipazione viva e sentita dei concittadini nei confronti di chi, talvolta d'improvviso, era sopraffatto dalla sofferenza.
Corrado Papa conobbe il dolore più grande che un uomo possa provare. La morte del figlio, giovanissimo, che le cure attente e già innovative non riuscirono a strappare alla morte.
Quel dolore trafittivo e lancinante, racchiuso nel profondo del suo cuore, lui lo ha portato con sè fino al momento della dipartita, poche settimane fa.
La sofferenza per la morte di un figlio accompagna, giorno dopo giorno, finchè la vita duri.
Ogni funerale è contro natura quando, a seguire la bara, sia un genitore.
In questo modo, ho inteso ricordare Corrado Papa che, anche se non l'ho conosciuto, mi è rimasto, comunque, nitido nella mente il ricordo del tempo, di tanti anni fa, intriso di profonda sofferenza.
Chissà quante notti ha trascorso insonni, chissà quante volte avrà soffermato il suo sguardo alle foto del suo ragazzo, mentre i suoi occhi si inumidivano, chissà quante volte sarà ritornato ai progetti futuri non più realizzati, chissà quanto dolore ha accompagnato l'intera sua vita!
Oggi, ha raggiunto il suo amato figliuolo e, forse, finalmente, ha ritrovato la serenità, in terra, non per sua volontà, tanto crudelmente, smarrita.
In questo momento, abbraccio Leopoldo, noto avvocato, l'altro figlio di Corrado Papa, un professionista che, degnamente, perpetua il nome della sua stimata famiglia.
Ho avuto l'opportunità di avere contatti con Leopoldo e, mi si creda, non posso che rivolgerli che lodi, schiette e sincere.
comunicato n.171580
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