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Benevento, 04-05-2025 09:25 ____
"...vado via per l'ambiente difficile in cui mi sono trovato costretto a lavorare" scrisse, dimettendosi da commissario dell'Asl, Enrico Di Salvo
Prima di lasciare Benevento ritenne doveroso telefonarmi e rispondere, malgrado tardi, alla mia lettera di benvenuto. "Ti chiedo scusa, mi disse, per il mio silenzio. Oggi, devo darti atto che avevi ragione. Tu sei stato vittima di questo ingranaggio perverso"
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, questa settimana, ricorda Enrico Di Salvo, chirurgo e docente universitario alla "Federico II" di Napoli. Sannita di origine, De Lorenzo si sofferma su di un episodio del tempo in cui Di Salvo fu commissario dell'Azienda Sanitaria Locale di Benevento.
"Un vecchio adagio, a ragione, recita che, in ogni circostanza della vita, il tempo rimanga sempre un giudice supremo ed imparziale.
Ed al noto adagio, appunto, ho pensato nell'apprendere che Enrico Di Salvo (nella foto di apertura), docente di Chirurgia Generale alla "Federico II" di Napoli, nato a Benevento, si è spento, all'età di 76 anni, lo scorso 21 febbraio.
In questa circostanza, sarebbe superluo e ripetitivo descrivere i meriti umani e professionali di Enrico Di Salvo,  già noti ai più.
E', invece, mio desiderio soffermarmi, segnatamente, su di una particolare esperienza avuta con lui.
Dopo l'episodio, increscioso e deplorevole, in cui fui coinvolto, nel lontano 2009, che, in ultimo, portò allo smantellamento dell'intera Asl Bn 1, a seguito dell'indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli, con l'ausilio dei Carabinieri di Caserta, quale commissario della locale Azienda Sanitaria fu nominato Enrico Di Salvo.
Nel momento dell'insediamento di quest'ultimo, a seguito della sua nomina da parte della Giunta Caldoro, avvenuta lunedì 9 agosto 2010, nel plaudire alla nomina di Di Salvo, scrissi a lui una lettera aperta, ancora oggi, reperibile su molti motori di ricerca.
In essa, tra l'altro, si leggeva: "Caro Enrico..., questa mattina, nel corso della mia quotidiana visita al cimitero, mi sono fermato dinanzi al sepolcro dei tuoi cari ed una miriade di ricordi, uno più piacevole dell'altro, sono riemersi dall'oramai polveroso magazzino della mia memoria.
Ho ricordato i tuoi nonni quando andavano fieri del tuo papà, il giudice Corrado Di Salvo, prima magistrato del Tribunale di Benevento e, poi, destinato alla Corte d'Appello di Napoli, ove trasferì la sua famiglia.
Tuo padre, di lì a breve, fu ghermito dalla morte, nel pieno vigore della maturità intellettuale, quando dinanzi a lui si schiudeva una radiosa carriera.
Quanti discorsi, io ero bambino, come, allora, lo eri tu, avvenivano in casa Delcogliano, famiglia di mia nonna materna.
Oggi, delle persone di quell'epoca non c'è più nessuno e Raffaele Delcogliano, nostro coetaneo (nella prima foto in basso), come sai, fu trucidato proprio a Napoli. Pagò per essersi opposto al malaffare del tempo.
Ti rivedo, Enrico, quanto tu, assistente universitario del professore Giuseppe Zannini (nella seconda foto in basso), se la memoria non mi tradisce, sbalordivi le studentesse, non solo per il bisturi incisivo, ma per la tua bellezza.
Ricordo i volti trasognati delle giovani studentesse del tempo.
Tu, oggi, ritorni a Benevento. La vita è strana, davvero imprevedibile.
Ho sempre sostenuto che i manager, il più delle volte, non abbiano alcuna competenza specifica del mondo sanitario e che, senza ulteriori indugi, dovrebbero essere sostituiti da gente competente.
Con te, il mio asserito si è concretizzato. La tua presenza, qui da noi, è, quindi, garanzia di rinnovamento dopo anni bui...".
A questa lettera, ricca di toni malinconici, nostalgici e faceti, come ebbe a commentare un giornalista, appariva doverosa una risposta.
Invece, il silenzio totale da parte di Enrico Di Salvo che, anzi, ad onor del vero, evitò, durante la sua presenza qui da noi, qualsiasi contatto con me.
All'epoca, dirigevo il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, dipendente proprio dall'Asl.
In breve tempo, però, Di Salvo, da galantuomo, si rese conto del luogo ove si era venuto a trovare.
Svariate le richieste da parte della politica, per lui, giustamente assurde, sono ancora elencate sui motori di ricerca.
Fu così che la sua presenza a Benevento ebbe una breve durata, solo sei mesi. Andò via, infatti, nel febbraio 2011, giustificando le sue dimissioni con questa testuale affermazione: "...vado via per l'ambiente difficile in cui mi sono trovato costretto a lavorare".
Prima di lasciare Benevento ritenne doveroso telefonarmi e rispondere, malgrado tardi, alla mia lettera di benvenuto.
"Ti chiedo scusa, mi disse, per il mio silenzio. Oggi, devo darti atto che avevi ragione. Tu sei stato vittima di questo ingranaggio perverso".
Ci salutammo, affettuosamente.
Oggi, mi inchino dinanzi alla sua memoria.
Anche in quella occasione, il vecchio adagio, che invita ad attendere, si rivelò giusto.
Ho sempre pensato che, arrivato a Benevento, Enrico Di Salvo, nel leggere la mia lettera aperta, seguì il consiglio della segretaria della direzione dell'Asl che, nelle intercettazioni, aveva, in precedenza, consigliato l'allora direttore, Bruno De Stefano, a "stare lontano da De Lorenzo essendo, quest'ultimo, pericoloso".
Enrico Di Salvo, invece, da uomo intelligente ed onesto, dopo un pò, comprese a fondo la situazione, verificando sulla sua pelle l'infondatezza di pessime consigliere".

 

comunicato n.170599




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