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Benevento, 29-03-2025 09:31 ____
Quanto si sta verificando a proposito degli ipotizzati atti sessuali sui cani e' frutto dei tempi. Ci troviamo dinanzi ad uno psicotico
Esperite le doverose indagini il giovane sicuramente come tale dovra' essere trattato. E' stato chiesto al sindaco addirittura di richiedere l'arresto del presunto autore dei questi gesti. Siamo all'assurdo. L'episodio attuale mi ha fatto andare indietro nel tempo, agli anni Novanta. Si tratto' anche allora di un episodio gravissimo, ma non si seppe nulla e per questo alcuno, oggi, ne conserva memoria commenta De Lorenzo
Nostro servizio
  

In queste ore, non solo in città, ma anche a livello nazionale, non si fa che parlare del giovane che, per lungo tempo, a ripetizione, avrebbe violentato i cani.
Un episodio terribile, senza ombra di dubbio.
In proposito, abbiamo chiesto al nostro Peppino De Lorenzo, che ha trascorso l'intera vita nel reparto psichiatrico del "Rummo", un suo giudizio in proposito.
A breve, in città, a quanto è dato sapere, è previsto anche un pubblico incontro.
De Lorenzo, tra l'altro, si è riportato, in merito, fra i tanti cui ha assistito, ad un episodio che si verificò negli anni Novanta, ma, anche se anch'esso grave, non ebbe lo stesso clamore di quello odierno.
Lo stesso è riportato nel suo libro "Quarant'anni tra le sbarre" (foto).
"La storia - così ha esordito De Lorenzo - è allucinante, da qualsiasi angolazione la si valutii.
Rimane, mi si creda, allucinante anche per me che, in quarant'anni di attività tra le mura di un reparto psichiatrico, ho avuto modo di vederne di tutti i colori.
Ciò che, però, oggi, non condivido, mi si permetta, è il clamore eccessivo che al fatto si sta offrendo.
Frutto, quest'ultimo, dei tempi che viviamo.
Come, allo stato, si verifica dinanzi ad ogni episodio che desti scalpore, tutti si sentono autorizzati a parlare, giudicare, emettere sentenze, ergersi, in definitiva, ad attenti e preparati opinionisti del momento. Di qui, giudizi d'ogni tipo.
Ed, allora, si ascolta di tutto e di più.
E' stato finanche accusato il sindaco di non avere provveduto, in queste ore, a fare quanto doveroso, addirittura chiedere di disporre l'arresto del giovane autore del macabro gesto.
Qui, siamo, veramente, all'assurdo.
Il mio rapporto con Clemente Mastella non è, di certo, idilliaco, ma, in questa circostanza, non posso che difendere, convinto, il suo operato.
Lui ha posto in essere quanto previsto dal ruolo di primo cottadino, ma non compete a lui disporre arresti nei confronti di chicchessia.
Allora, si taccia, una volta per sempre.
In questo modo gli organi giudiziari competenti potranno svolgere, con tranquillità, ogni indagine, a conclusione delle quali prendere, in ultimo, le decisioni opportune.
Quanto si sta verificando è, ripeto, frutto dei tempi. Nello specifico, ci troviamo dinanzi ad uno psicotico. Per questo, esperite le doverose indagini, il giovane, sicuramente, come tale dovrà essere trattato.
L'episodio attuale mi ha fatto andare indietro nel tempo. Agli anni Novanta, per la precisione. Si trattò, anche allora, di un episodio gravissimo, ma non si seppe nulla e, per questo, alcuno, oggi, ne conserva memoria.
Una volta scoperto, con una sinergia tra magistratura, carabinieri ed io, quale dirigente del reparto psichiatrico, tutto si svolse nel silenzio più assoluto. L'accaduto, come tanti altri, è narrato nel mio libro "Quarant'anni tra le sbarre" ed, integralmente, in questa occasione, di seguito, lo riporto.
Voglio sperare che sia di esempio al fine che sulla bufera mediatica odierna cada il silenzio.
I tempi sono, veramente, mutati, non credo in meglio, ma in peggio.
"Le salme profanate", il titolo del capitolo che descrive la squallida storia.
"Non era temprato dalla pietà non solo verso se stesso, ma anche verso le vittime. Limitato nell'intelligenza, non aveva alcun grado di istruzione, ma era, comunque, educato nei rapporti.
Era uno schizofrenico ed i suoi disturbi avevano avuto il loro esordio sin dalla giovane età e, poi, si erano ingiganditi nel corso del tempo.
Quando si sentiva più ansioso del solito era lui stesso a decidere di ricoverarsi e giungeva in reparto nelle ore più impensate, senza distinzione, di giorno e di notte.
Arrivava da un paese poco distante da Benevento a bordo della sua bici che, sistematicamente, fermava all'ingresso del reparto e vi rimaneva fino alle dimissioni.
Chiuso ad ogni sentimento affettivo, con uno sconforto interiore, privo di speranza. Le facoltà mentali apparivano compromesse. Di carattere timido e modesto.
Notammo, però, che, nel corso di alcuni ricoveri, ad un tratto, appariva più stravagante del solito, nervoso, svogliato. Non mangiava e non dormiva. Talvolta, restava mutacico nei confronti delle domande che gli venivano rivolte, sembrava quasi astratto.
Il viso era spento più del passato. Il contegno era ancora più strano, di sicuro, diverso.
In definitiva, qualcosa ci sfuggiva, non filava.
Sì, era disordinato nel contegno, i rapporti affettivi più spenti, l'intelligenza limitata, il carattere irritabile, permaloso, mutabile, taciturno, poco incline alle confidenze, autore di azioni lesionistiche nei confronti di alcuni compaesani, ma, tuttavia, sfuggiva qualcosa di impercettibile che non riuscivamo a giustificare, malgrado i tentativi posti in essere.
Poi, notammo che questo peggioramento caratteriale era vieppiù manifesto quando veniva in reparto in bici di sua volontà. In sostanza, non costretto dagli operatori santari del distretto di competenza.
Cercavamo di dare una spiegazione, ma niente.
Poi, un giorno una terribile verità.
Un orrore, certamente, indice di un cinismo incarnato per cui la sua vita rimaneva oramai, drammaticamente, spenta per sempre.
Da tempo, nel suo paese, si assisteva ad un fenomeno strano per cui le forze dell'ordine, inizialmente, non seppero dare una spiegazione.
Infatti, ogni volta che moriva una donna, al di sotto dei cinquant'anni, l'indomani, nel momento in cui gli addetti si apprestavano alla sepoltura della salma e magari permettevano ai congiunti di porgere l'estremo saluto, notavano che il corpo aveva subito degli spostamenti dal modo in cui era stato composto nella bara.
Non mancavano mai, però, oggetti o qualsivoglia ricordo che i familiari avevano ivi adagiato.
Ad un esame più attento, con il trascorrere del tempo, si notò che le salme erano state svestite, e, poi, ricomposte. Segni evidenti, in modo particolare, per gli indumenti intimi.
Si pensò, allora, che l'opera fosse di qualcuno che, di notte, indisturbato, si portava nel cimitero per la profanazione.
Una delle ultime volte, quale residuato trofeo, dei fazzolettini intrisi di sperma.
Quindi, si decise, al prossimo decesso, di effettuare un appostamento.
Macabra scoperta. Era il nostro psicotico ad essere l'artefice del tragico rituale.
Dinanzi alla realtà, fu costretto ad ammettere.
Nel corso del colloquio nella locale stazione dei Carabinieri, confermò che, ogni volta, dopo avere portato a termine l'impresa, quasi per protezione, veniva in reparto. Ecco perché giungeva anche di notte.
Era in questi casi che assumeva un comportamento diverso.
Si dimenava nel sonno. Non era tranquillo, era ciarliero ed esaltato. Talvolta, cantava a squarciagola.
Finì, ed era naturale, all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Non l'ho più rivisto".
Ecco, l'episodio testé descritto, uno dei tanti, passò sotto silenzio.
Oggi esiste internet e ad ogni evento particolare, una bufera. Di volta in volta, sempre più accesa".

comunicato n.169888




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