Dopo il mitico Diomede, papa Orsini, Benedetto XIII, e' considerato anch'egli fondatore della citta' capoluogo del Sannio
In occasione dei trecento anni dalla elezione al soglio pontificio dell'arcivescovo di Benevento, presentato il libro "Una citta' nel cuore di un Papa. Benedetto XIII Orsini a Benevento (1727 e 1729) nella testimonianza del canonico Giuseppe Limatola"
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Dopo il mitico Diomede papa Orsini, Benedetto XIII, è considerato anch'egli fondatore della città di Benevento. In questa frase di uno dei relatori, monsignor Tiziano Ghirelli, è contenuto il senso dell'attenzione, della conoscenza ed anche dell'ammirazione per il cardinale arcivescovo di Benevento, a capo della più grande arcidiocesi del Mezzogiorno con 16 Diocesi suffraganee, che da papa non volle mai rinunciare al titolo anche di arcivescovo di Benevento dove tornò per due volte, durante il suo pontificato, nel 1727 e nel 1729.
Tutto è ben spiegato e raccontato nel libro curato da don Mario Iadanza, con la splendida bibliografia di Ferdinando Miele (nella quinta foto in basso), dal titolo: "Una città nel cuore di un Papa. Benedetto XIII Orsini a Benevento (1727 e 1729) nella testimonianza del canonico Giuseppe Limatola".
Ad aprire i lavori nel Salone “Leone XIII” dell’Arciepiscopio completamente occupato da un attento pubblico, è stato il sindaco Clemente Mastella invitato a tanto dal conduttore dell'evento, Alfredo Salzano, giornalista.
Il sindaco ha sottolineato come Orsini venne elevato al soglio pontificio all'età di 75 anni anche senza una sua precisa volontà.
La sua è stata una grande presenza a Benevento nei 40 anni di guida vescovile affrontando anche due devastanti terremoti. E' venuto a Benevento due volte.
Ho letto che con la carrozza è passato per la Valle Caudina ma non è mai giunto a Ceppaloni, ha detto Mastella ma l'arcivescovo Accrocca lo ha "consolato": A Ceppaloni è passato Celestino V.
Ho capito, ha detto Mastella, da noi il papa del gran rifiuto...
Superato egregiamente il siparietto, il sindaco ha proseguito dicendo che Orsini possedeva una foma di umiltà sincera ed è una figura che resta nella storia di Benevento.
Ho letto anche che un ragazzino si sente male e che guarisce, rimettendosi in cammino, dopo che il pontefice gli aveva posto la mano sul capo.
Non è mestiere mio, ha proseguito Mastella, ma se fosse tutto vero, bisogna avviare questo pontefice alla causa di santità (la causa di beatificazione in realtà è già stata avviata agli inizi del 2010 ndr).
Posso affermare, ha proseguito Mastella, che la città ha memoria di papa Orsini, è nella idea popolare non è un estraneo ed è sentito come un familiare, uno di noi.
Poi il sindaco ha confermato che è stato deciso di allargare e riqualificare piazza Orsini, uno dei due grandi ostacoli alla bellezza di quell'area. Il primo lo leviamo, per il secondo, su piazza Duomo, vedremo.
Poi ha ricordato che il segno del passaggio dal Regno di Napoli a quello Pontificio era segnato all'Epitaffio da un grande monumento che ora sarà restaurato anche con un po' di apporto economico del Comune di Apollosa.
Lo rimetteremo a posto con le luci e non solo con una spennellata di vernice.
Mastella ha anche ricordato la bella mostra su papa Orsini in atto a Casa Pisani affidata all'Archeoclub (il presidente Francesco Morante era presente in sala ndr) nella settima foto in basso è a destra, e poi l'allestimento di una sala nel Museo Diocesano.
La verità è che forse avremmo anche potuto e dovuto essere più forti ed incisivi nel proporre questa figura di uomo di Chiesa, ha concluso Mastella che poi ha subito lasciato la sala per altri impegni.
La parola è quindi passata all'arcivescovo Felice Accrocca che ha sottolineato l'importanze della bibliografia curata da Miele, frutto di lunghe e pazienti ricerche.
Il libro è la testimonianza di Giuseppe Limata relativa alle due visite che Orsini ha fatto a Benevento dopo la sua elezione al soglio pontificio, una Diocesi che lui non volle mai lasciare.
In realtà si sentiva a casa sua più a Benevento che a Roma.
Sul piano affettivo per noi quest'uomo ha amato la Chiesa beneventana.
Come analogia potremmo prendere la figura di Giacobbe che aveva quattro mogli ma in realtà lui amava solo Rachele.
E così fu per papa Orsini che amava Benevento mentre la sposa romana gli fu imposta, proprio come a Giacobbe.
Quindi monsignor Accrocca ha tratteggiato la figura dei cardinali che dall'XI secolo in poi prendono in mano la elezione del Papa per toglierlo dalla influenza dell'imperatore e delle grandi famiglie romane.
Ora da oltre 10 secoli i cardinali eleggono il pontefice ed esso è scelto tra uno di loro ma potrebbe anche non essere così.
Si racconta, infatti, che Giovanbattista Montini, poi papa con il nome di Paolo VI, prese qualche voto in Conclave, in quello che poi elesse Giovanni XXIIII, Angelo Roncalli, quando non era ancora cardinale.
Anche papa Celestino V era un prete e dovette esser fatto vescovo.
Il cuore di Francesco Maria Orsini è sempre stato qui a Benevento, ha proseguito monsignor Accrocca, dove da papa venne due volte nel 1727 e nel 1729.
Questi viaggi si consideri che volevano anche dire lasciare Roma per almeno due mesi consentendo necessariamente che altri la governassero.
Ora chi vorrà fare uno studio su Papa Orsini per il futuro non potrà fare a meno di questo volume, ha concluso l'arcivescovo.
A seguire c'è stata la prima relazione che è stata quella affidata a mons. Tiziano Ghirelli, dello Studio Teologico Interdiocesano - Reggio Emilia, canonico del Capitolo di San Pietro, che ha tenuto subito a spiegare che Mieli, nativo di Circello, vive a Reggio Emilia e che qui stasera c'è anche una rappresentanza di Reggio Emilia e di Parma dove Mieli collabora con il Circolo "Reggio Ricama" che sta lavorando alla realizzazione della tovaglia per l'altare della Confessione a San Pietro che dovrà essere pronta per l'apertura della Porta Santa del Giubileo.
Questa è una pubblicazione di "circostanza", ha ancora detto monsignor Ghirelli, essendo legata alla circostanza, appunto, del terzo centenario dalla elezione al soglio pontificio di Francesco Maria Orsini.
Questo termine però, ha detto mons. Ghirelli, non lo uso con accento negativo ma in rappresentanza del rapporto viscerale che esisteva tra l'arcivescovo e la sua Diocesi.
Spesso in una città si fa fatica a ricordare i propri vescovi.
Qui magari si ricorda certamente San Gennaro ma già non si ricorda Alessandro Farnese, poi papa Paolo III o Giovanni Della casa, inventore del galateo, tutte figure che ressero la Diocesi nel XVI secolo.
Diversa è la conoscenza che si ha di papa Orsini, una figura complessa la sua sia come arcivescovo che come pontefice.
Orsini è celebrato come un santo a furor di popolo ma allo stesso modo venne criticato da papa perché accusato di non saper governare e definito una marionetta nelle mani di altri.
Questo libro, ha proseguito monsignor Ghirelli, presenta una serie di fonti che aprono ad ulteriori indagini.
Il volume ha anche il merito di aver reso fruibile al grande pubblico il diario di Giuseppe Limatola relativo alle due visite di papa Benedetto XIII a Benevento.
Una appendice del volume tratta anche di 43 Sinodi diocesani e 3 Concili con materiale edito anno per anno.
E questo un lavoro che ha richiesto tempo e fatica dove nulla è scontato o lasciato al caso.
E' memoria, radice ed entità.
A seguire la seconda relazione è stata di Marcella Campanelli (nella foto di apertura è con l'arcivescovo Accrocca), docente all'Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
Questa è un'opera che ha vari motivi per essere innovativa e che ci aiuta a fare nuova luce su Orsini, ha detto Campanelli.
E' un libro peraltro ricco di suggestioni e che ci invita a continuare ad occuparci di Orsini.
Nel 1770 c'è l'effemeride del canonico Limatola, scritto conservato nella Biblioteca Centrale nazionale di Roma.
A Benevento Orsini torna anche per sciogliere un voto, quello di innalzare a sue spese una chiesa intitolata a San Filippo Neri per ringraziare di essere scampato a rimanere sotto le macerie del terremoto.
E dunque c'era questo voto da sciogliere, è vero, ma torna a Benevento anche perché questa città lui la porta nel cuore dove giunge da arcivescovo il 30 maggio 1686.
Egli si muove nella scia della svolta innocenziana, definito un pontefice riformatore ma le cui idee e disposizioni non avevano prodotto grandi risultati.
Il più rappresentativo del pensiero di Innocenzo XI fu proprio Orsini che era a capo della più grande arcidiocesi del Mezzogiorno con 16 diocesi suffraganee, un episcopati dei primati con 344 Confraternite e circa 2mila visite pastorali da lui poste in essere.
Nel 1694 papa Orsini crea anche i monti frumentari che agiscono con anticipazioni di fondi ai contadini impegnando il futuro raccolto e volle che in tutte le Diocesi ci fossero questi Istituti.
Nel 1725, poi, parlando a braccia, si scaglia contro i vescovi che non visitavano gli oratori perché da questi, al contrario dei palazzi dei potenti, potevano ricavarne al massimo un caciocavallo.
Orsini era un vescovo tra i vescovi ed un curatore di anime, ha concluso Campanelli.
Infine, la serata si è conclusa con l'intervento di don Mario Iadanza che ha sottolineato come i proventi della vendita del libro edito da Iuorio, andranno alla Fondazione "Benedetto Bonazzi" per il lavoro di restauro di manoscritti per fare così in modo che questo immenso patrimonio cartaceo possa passare alle future generazioni.
Dobbiamo proprio a papa Orsini se teniamo ancora tanta documentazione.
Il libro è nato occasionalmente e l'accelerata è stata data dal trecentesimo anniversario dalla elezione al soglio pontificio.
Parole di ringraziamento don Mario Iadanza ha anche avuto per il suo compagno di viaggio, Ferdinando Miele.
comunicato n.167576
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