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Benevento, 22-11-2024 22:42 ____
Sandro Ruotolo porta in teatro gli scritti di una vita. I monologhi da teatro civile di chi si e' occupato di camorra per 40 anni
Credo che il mio ingresso tra Patrizio Trampetti e Gennaro Romano funzioni perche' proponiamo anche questioni di attualita' vissuta. Quando c'era la guerra di camorra io partivo da Napoli ed andavo sul posto con l'operatore mentre gli altri operavano con le agenzie da dietro ad una scrivania... Al Mulino Pacifico tutto esaurito per lo spettacolo 'O sud e' fesso
Nostro servizio
  

Tutto esaurito al Teatro Mulino Pacifico per lo spettacolo proposto dall'Associazione "Harmonia", "'O sud è fesso" con Patrizio Trampetti, Jennà Romano e Sandro Ruotolo (nella foto di apertura).
Prima che lo spettacolo avesse inizio, sotto lo sguardo attento dei "motori" di Solot Compagnia Stabile di Benevento, Michelangelo Fetto ed Antonio Intorcia, abbiamo fatto una breve chiacchierata con Sandro Ruotolo, un giornalista di lungo corso, sempre in prima linea con le sue inchieste di lotta alla camorra, oggi europarlamentare del Pd.
Abbiamo con lui innanzitutto ricordato della sua venuta a Benevento, una delle tante, ai tempi di Città-Spettacolo diretta da Ugo Gregoretti.
In quel periodo, ci ha detto Ruotolo, feci un pezzo al Tg2, trattando di quella storia d'amore tra due minorenni di Benevento di cui una era figlia di un borghese e l'altro era un giovane fricchettone, una storia che fece scalpore...
Il nostro mestiere di giornalista, abbiamo ripreso noi, ci dà la possibilità di essere protagonisti nella società che viviamo e di essere a contatto continuo con la gente...
Testimoni, non protagonisti, ci ha corretto Ruotolo...
E dunque perché, abbiamo detto noi, questa esigenza e questa necessità di proposti anche in teatro, a cospetto con la gente, con il pubblico, in un rapporto diretto che è distante da quello che si può avere con la televisione...
Ho fatto il giornalista per 50 anni, ci ha risposto Ruotolo. Dopo 40 anni di servizio sono andato in pensione. Ora sono un europarlamentare ed in tutto questo tempo ho scritto tanto.
Poi dal rapporto con Patrizio Trampetti e Jennà Romano che conoscevo, peraltro durante la pandemia e dunque a distanza, abbiamo messo insieme alcuni pezzi.
Io non canto, ovviamete, ma recito.
Faccio dei miei monologhi e dunque teatro civile, quello che una volta così veniva definito.
Sono i temi che ho sviscerato come giornalista e di cui oggi mi occupo anche come politico e quindi parliamo di camorra, della pace, della guerra, dei migranti.
E' il teatro civile. Abbiamo scritto anche delle canzoni. Io vergo il testo e Trampetti e Romanio le musiche.
In pratica è un linguaggio e penso che il tutto si amalgami anche bene, il monologo con la musica.
Secondo me funziona anche perché non è tutto uno spettacolo musicale con interventi parlati. Insomma è bene intrecciato ed ha una sua conseguenza.
Sono testi in una forma diversa.
Il teatro civile si estende tra una inchiesta giornalistica ed un intervento politico e, come dicevo, è un linguaggio.
Quando parlo della guerra lo faccio in prima persona perché sono stato in zona di guerra; quando parlo di camorra, come lei ben sa, lo faccio dopo essermene occupato per 40 anni.
Il mio giornalismo è stato sui luoghi, è stato di strada.
Poi le carte servono, ha proseguito Ruotolo, ma ci sono colleghi che trattano solo quelle, le carte.
Anche quando c'era la guerra di camorra io partivo da Napoli ed andavo sul posto con l'operatore mentre gli altri operavano con le agenzie da dietro ad una scrivania.
Perché questo titolo "'O sud è fesso", che peraltro non è così...
E' un titolo ironico, ci ha risposto il giornalista, ed appartiene ad un disco di Patrizio Trampetti dove ci siamo inseriti con questo spettacolo.
Ci sono alcuni pezzi suoi insieme a Gennaro Romano e poi ci sono io che sono entrato dentro questo canovaccio loro.
Credo che il tutto funzioni perché proponiamo anche questioni di attualità vissuta.
Dedicheremo questa serata, ad esempio, alle due gemelle ed al ragazzo di Ercolano che hanno perso la vita l'altro giorno.
Così come ad un certo punto leggerò delle lettere dei detenuti di Nisida e che oggi acquistano un peso maggiore per le note vicende napoletane degli omicidi del carcere e via dicendo.
E' insomma uno spettacolo che non ha una data. Il passato è presente, ha concluso Ruotolo.
Che messaggio possiamo dare ai nostri giovani, abbiamo ripreso noi, che vivono con ogni probabilità un momento certamente più difficile di quello che abbiamo attraversato noi nel corso della nostra formazione giovanile.
Forse la strada da seguire per noi era più facile perché più netta e più delineata. Quella di questi giovani si perde e spesso si tramuta in atti di violenza...
La mia generazione e la sua (siamo nati esattamente lo stesso anno ndr), sapevamo da piccoli che avremmo migliorato la nostra condizione rispetto a quella dei nostri genitori, ci ha risposto Ruotolo.
Oggi sappiamo chei nostri figli vivranno peggio di noi e di questo ne pigliamo atto.
Il grande invito che faccio ai giovani di oggi è: Leggete!
E' la penna che salverà il mondo.
Oggi con l'analfabetismo di ritorno ci troviamo di fronte ad un problema a carattere generale.
Avremmo bisogno di assistenti sociali, di psicologi, di psicoterapeuti.
Un ragazzino di 13 anni oggi alle 3 di notte è fuori casa. E' normale?
No, non lo è. Là viene meno la famiglia, che non c'è più e la scuola.
Questa famiglia abbiamo contribuito un po' tutti negli anni a distruggerla, diciamoci la verità..., abbiamo sottolineato noi.
Sì', ci ha risposto il giornalista, però il messaggio di speranza è già quello di ritrovarsi e di stare insieme e da questo punto di vista segnali forti ci sono.
Prenda il tema del clima.
Certo, c'è anche quell'estremismo giovanile che ci dà fastidio che però si occupano degli altri.
Preferisco i giovani di un centro sociale, piuttosto che un giovane che vive in camera davanti ad un computer.
Ovviamente purché tutto resti nei limiti, questo lo diamo per scontato..., abbiamo sottolineato noi.
Certamente, è ovvio, ci ha risposto Ruotolo anche se la vulgata ci dice di associare i centri sociali alla violenza ma posso dire che non è sempre così.
Io ne conosco tantissimi che sono impegnati nel sociale e che anzi sono delle esperienze bellissime.
Mettere insieme è già una risposta come far discutrere due vecchi o due giovani di un problema ma è chiaro che per noi la violenza è fuori.
Questi giovani sono meglio di quelli della solitudine e del computer, ha concluso Ruotolo.

 

 

comunicato n.167464




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