La Corte Costituzionale ha stabilito chiaramente che trasferire intere materie non e' possibile, si possono trasferire solo singole funzioni
Tale trasferimento deve essere giustificato in base al principio di sussidiarieta', afferma Massimo De Pietro, avvocato, a proposito dell'autonomia differenziata
Redazione
Ci scrive Massimo De Pietro, avvocato, per una riflessione in merito alle decisioni della Corte Costituzionale (foto) sull'autonomia differenziata.
"Gentile direttore - si legge - la Corte ha svuotato la riforma.
Decidendo sui ricorsi presentati da Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, la Corte Costituzionale ha giudicato illegittimi aspetti fondamentali della legge firmata dal ministro degli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli.
La Corte non solo ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di ben sette profili della legge ma ha riscritto la ratio su cui s'è edificato l'edificio dell'autonomia differenziata ed indicato il tracciato costituzionale da percorrere.
La legge così com'è stata approvata dal Parlamento non c'è più.
Esponenti della maggioranza esprimono l'intenzione di proseguire, quasi come se nulla fosse cambiato: il ministro Calderoli ha persino ringraziato i giudici per le indicazioni fornite, per poi confermare l'iter legislativo attualmente in corso.
La Corte Costituzionale ha stabilito chiaramente che trasferire intere materie non è possibile, si possono trasferire solo singole funzioni, e tale trasferimento deve essere giustificato in base al principio di sussidiarietà.
Com'è richiamato nella prima parte del comunicato della Corte, la lettera dell'articolo 116 terzo comma deve essere inserita nel suo contesto sistematico e non può prescindere dalle garanzie fornite dalla nostra forma di Stato e dai principi fondamentali della Repubblica.
Si devono sempre rispettare i principi di solidarietà, eguaglianza, garanzia dei diritti, unità della Repubblica, sanciti dagli articoli 2, 3, 5 della Costituzione.
Un sistema politico consapevole e rispettoso della superiore legalità costituzionale, quale che sia il suo orientamento politico, dovrebbe prendere atto, azzerare tutto e ricominciare da capo in modo "costituzionalmente orientato".
Non è solo la legge numero 86 del 2024, sottoposta al giudizio di legittimità e ora destrutturata ma è l'intero "sistema" perseguito dall'attuale maggioranza che non ha mai voluto prendere in considerazione i diritti da garantire, concentrandosi solo sulle materie e i conseguenti poteri da trasferire alle regioni più ricche, in ragione della presunta loro maggiore efficienza.
La Corte ricorda che non si tratta di trasferire materie ma garantire diritti e rispettare la forma di Stato e le regole costituzionali.
La Consulta afferma anche che il governo non può determinare la tutela o effettuare trasferimenti di diritti (e non di indistinte funzioni-materie) con atti propri, come sono i Decreti Presidente Consiglio dei Ministri (Dpcm).
C'è bisogno dell'intervento del Parlamento che deve definire i princìpi e i criteri direttivi con deleghe specifiche e non generiche.
Non siamo di fronte a misure d'ordine tecnico o dinanzi ad atti di natura esclusivamente organizzativa, stiamo parlando di diritti fondamentali delle persone, ovunque residenti.
I Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) non possono ridursi a un rilevamento specialistico definito da esperti e affidato ad una commissione di saggi; sono temi politici, riferibili ai diritti civili e sociali da garantire equamente su tutto il territorio nazionale, di competenza del Parlamento che non deve generare discriminazioni territoriali. Non si possono devolvere intere materie, per di più senza motivare il perché dello spostamento, si deve considerare il trasferimento di funzioni che coinvolgono diritti che devono essere garantiti in base ai principi propri della nostra forma di Stato.
Il governo deve fermarsi!
Il ministro Calderoli, nel dire di voler andare avanti, è irrispettoso della decisione della Consulta.
La Corte esclude che si possa continuare a estromettere il Parlamento e fornisce una chiara indicazione: spetta al Parlamento assicurare la piena funzionalità della legge.
Al Parlamento, non al governo.
Sottolineare la centralità del Parlamento è molto rilevante non solo rispetto all'autonomia differenziata ma pone il tema del riequilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo.
Questa sentenza vuole rimettere in ordine le idee molto confuse e approssimative sulla cosiddetta autonomia differenziata, per indirizzarla in un verso, se non opposto, certamente diverso da quello che è stato sin qui perseguito.
Forse ha anche un'ambizione in più, quella di ridefinire gli equilibri complessivi tra i poteri della nostra forma di Stato.
Il tema del riequilibrio nei complessivi rapporti tra Stato e Regioni, indicando la strada di un regionalismo ancorato ai princìpi di unità della Repubblica, solidarietà tra le Regioni, eguaglianza e garanzia dei diritti dei cittadini.
Alcuni passaggi significativi del comunicato fanno riferimento anche al ruolo del Parlamento, evidenziando lo squilibrio molto forte che sussiste tra governo e Parlamento, e che ha portato a una sostanziale emarginazione dell’organo della rappresentanza politica, fino a privarlo di un suo solido ruolo costituzionale.
Il Parlamento non è un organo di mera ratifica.
Il governo non è un potere assoluto e deve rispettare gli altri poteri: il Parlamento anzitutto, ma anche tutti gli altri, a iniziare dalla magistratura.
Ancor più, la questione del riequilibrio potrebbe anche essere intesa come la necessità che il governo faccia una riflessione sull’eccesso di concentrazione del potere che riguarda non solo l'autonomia, ma anche il premierato che è parte della stessa logica".
comunicato n.167439
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