Quanto tempo ha avuto la Provincia per decidere cosa fare della nostra istruzione? Come si puo' estinare a uso scolastico locali senza riscaldamento?
La protesta di alcuni allievi del Liceo Classico "Giannone" che domani si trasferisce a via Calandra
Redazione
Alcuni studenti del Liceo Classico "Pietro Giannone" hanno inviato alla Stampa una nota rivolta alla cittadinanza con la quale trattano la vicenda della interruzione delle frequentazione del loro vecchio istituto a piazza Risorgimento ed i disagi nei nuovi ambienti loro assegnati.
Annunciata anche una manifestazione domani, martedì 19 novembre, alle 10.00, agli Uffici della Provincia a via Nicola Calandra.
"Beneventani, dopo l'ennesimo sopruso, noi studenti del Liceo Classico "Pietro Giannone" riteniamo doveroso - si legge - protestare.
Tutta la comunità studentesca non può restare ferma e continuare a subire le strampalate decisioni dell'amministrazione provinciale.
In quest'anno scolastico, ci è stato tolto tutto: dal senso di comunità, ai luoghi in cui svolgevamo la nostra formazione, all'esercizio di quei diritti, per ottenere i quali, studenti come noi in passato hanno combattuto e, in alcuni casi, hanno addirittura perso la vita.
Ci hanno privato di ogni possibilità di socializzazione tra amici-studenti e professori a pochi anni dalle chiusure imposte dal Covid, spargendoci in quattro plessi differenti, con vari scambi di posti, in una specie di insensata quadriglia, grazie alla quale non abbiamo più contatto con gli altri studenti del Liceo, situati in altri plessi rabberciati dall'amministrazione all'ultimo momento, lontani gli uni dagli altri, tutti zitti e fermi, come nelle carceri.
La cosa più grave, però, è che hanno totalmente eliminato la democrazia, hanno spazzato via uno dei diritti fondamentali che riguarda gli studenti: il voto.
Per noi è stato impossibile votare alle elezioni scolastiche quest'anno liberamente e serenamente, non avendo potuto ascoltato i programmi e i discorsi dei vari candidati alla rappresentanza d'Istituto, perché non è stato concesso dalla Provincia un luogo, alternativo alla nostra sede istituzionale chiusa per i lavori decisi dall'amministrazione, in cui svolgere il solito dibattito annuale, in base al quale, noi elettori potevamo avere le idee più chiare sui candidati, scegliendo, di conseguenza, chi risultasse più convincente.
Invece, abbiamo espresso il voto, basandoci sul sentito dire, affidandoci ai social, invece che alla discussione reale.
Che cosa accadrebbe se alle elezioni, i politici non potessero fare la campagna elettorale? Anche la società avrebbe eletto rappresentanti a "scatola chiusa"?
Inoltre, la situazione nei vari edifici assegnatici fa rabbrividire: al "Calandra" sono già caduti calcinacci e la ex mensa universitaria del "Calandra" trasformata per l'occasione in edificio scolastico, in cui alcune classi sono in attesa (così dicono i nostri amministratori) di essere trasferite, ma i lavori sono bloccati da settimane, è totalmente priva di riscaldamento; all'ex Istituto Alberti (che deve essere abbattuto), l'igiene è inesistente: funziona, soltanto un bagno per le donne e uno per gli uomini, se si è fortunati, perché a volte è intasato e quando si scarica, lo sciacquone spruzza acqua.
In più, non c'è la connessione Internet, quindi non ci sono le lavagne interattive che avevamo nel nostro istituto, né ci sono computer, per cui i professori sono obbligati a usare la propria connessione e i propri dispositivi elettronici per accedere al registro e per far lezione, nonostante si sappia che i lavoratori non debbano usare strumenti personale per lavorare.
Cosa accadrebbe, se i docenti si rifiutassero di usare i propri device? Quale legge impone al docente di arrangiarsi?
Quanto tempo ha avuto la Provincia per decidere cosa fare della nostra istruzione? Come è possibile destinare a uso scolastico locali senza riscaldamenti funzionanti?
Quanto vale la nostra salute e quella di tutti gli operatori della scuola?
Per non parlare del balletto degli autobus extraurbani e della questione del terminal.
E' troppo grave creare così tanti disagi ai cittadini! Perché noi giovani siamo cittadini. Non veniteci a parlare di sacrifici in nome dei bei progetti per il nostro futuro.
Il nostro futuro è ora!
Perché ora lo stiamo costruendo, ma rischiamo di farlo in modo approssimativo e scadente.
Invitiamo a unirsi alla nostra protesta non solo gli studenti, i professori e i collaboratori di tutte le scuole in segno di solidarietà, ma anche tutti i cittadini di Benevento.
Infatti, cari nostri concittadini, se questi nostri disagi non vi stanno toccando direttamente, ne starete certo vivendo altri per i parcheggi (vedi chiusura del Terminal) o per il commercio (basti pensare al trasferimento del mercato rionale di piazza Risorgimento).
Beneventano, il tuo futuro è il nostro futuro. Unisciti alla nostra protesta!"
comunicato n.167371
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