Ha lasciato la Diocesi la reliquia maggiore di San Francesco ma non e' andato va il suo ricordo ed il suo spirito che ci vorrebbe vicari di Cristo
Monsignor Felice Accrocca ha parlato di sorella morte ed ha detto che non bisogna averne paura. Facciamo come quegli studenti che non sapendo quando sarebbero stati interrogati, studiavano sempre, tutti i giorni, per essere pronti in ogni momento e cosi' erano tranquilli
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Nell'ottavo centenario delle stimmate di San Francesco (1224-2024), una Reliquia, cosiddetta maggiore, un pezzetto di panno di lino, intriso del sangue del costato di San Francesco, che 800 anni fa, appunto, nel settembre del 1224, ricevette le Sacre Stimmate sul monte della Verna, ha lasciato stasera la Diocesi di Benevento dopo essere stata qui da noi da venerdì scorso, 15 novembre.
L'occasione, ha detto l'arcivescovo monsignor Felice Accrocca che ha concelebrato la Santa Messa, ci invita alla meditazione sull'esistenza.
Stasera la reliquia lascia la nostra Diocesi ma non va via il suo ricordo ed il suo spirito che ci vorrebbe vicari di Cristo anche se questo non sempre accade, ha detto monsignor Accrocca all'inizio della Messa.
Questa è la penultima domenica dell'anno liturgico.
Dal primo vespro di dicembre, entreremo nel nuovo anno liturgico.
Ed allora, commentando il Vangelo all'Omelia, qual è il nostro destino, dove andiamo e come conseguire il premio, ha detto l'arcivescovo?
Questi discorsi non devono incutere paura però ed infatti bisogna diffidare da chi ne fa uso per intimorirci.
Non si può avere paura di chi si ama mentre c'è il desiderio di questo incontro, alla fine del nostro tempo, che segnerà il vertice della nostra esistenza.
Sorella morte, come la definiva San Francesco, porta solo ad abbracciare Dio. Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole no, ha detto il Signore.
E dunque, ha proseguito l'arcivescovo, lasciate perdere le parole di Tizio o di Caio e concentriamoci tutti su quelle del Vangelo.
Vivere bene significa farlo nella volontà di Dio e possa realizzarsi così la nostra vita.
Viviamo nella volontà di Dio senza avere paura.
Facciamo come quegli studenti che non sapendo quando sarebbero stati interrogati, studiavano sempre, tutti i giorni, per essere pronti in ogni momento e così erano traquilli.
Con moderna sensibilità san Francesco aveva fatto copiare nel suo breviario, dice fra' Leone, una collezione di brani evangelici per modo che egli potesse meditare il Vangelo ogni giorno, anche quando non poteva andare a Messa e nutrirsi del corpo del Signore.
Noi per tanti anni, ora molto meno, siamo andati avanti invece nel "dilemma" di quando e da che punto la Messa fosse ancora valida a seguire.
Io non lo ricordo più (bisognava essere in chiesa prima dell'Omelia e quindi della lettura del Vangelo, ci pare di ricordare... ndr).
Ma non è così. Non si possono saltare i pezzi della Messa e lui san Francesco, questo lo aveva intuito e per questo voleva costantemente nutrirsi di quella parola di Dio.
Ed allora, possa questa sensibilità modificare anche la nostra vita.
Come san Francesco seguiamo le orme di Cristo.
Sulla neve chi viene dopo cerca di mettere il piede sull'orma di chi lo ha preceduto per modo da camminare più spedito.
Noi cerchiamo di mettere il piede sulle orme di Dio.
Oggi le reliquie di San Francesco ci lasciano, ma non così il suo esempio, ha concluso l'arcivescovo all'Omelia.
La parola, alla fine della Santa Messa, è passata a padre Antonio Tremigliozzi, ministro provinciale dei Frati Minori del Sannio e dell'Irpinia, che ha sottolineato essere questo il momento di conclusione di questa eccezionale peregrinazione.
Ora la reliquia, viene affidata a fra' Vincenzo Palumbo, guardiano della Fraternità di Santa Maria Capua Vetere.
In questi tre giorni essa è stata portata anche nel carcere e nei due ospedali cittadini.
Padre Antonio ha ringraziato i frati minori di Averna, dove la reliquia è custodita, per averla momentaneamente concessa ed ha ringraziato anche l'asrcivescovo mons. Felice Accrocca che ha lasciato Roma per trovarsi qui stasera con noi visto che aveva già aperto la cerimonia di accoglienza della reliquia.
Il ministro provinciale ha quindi detto che sull'altare c'è l'opera di Carmelo Ciaramitaro "L'ora di Francesco", tecnica mista su tela, 2024, che raffigura proprio il momento in cui San Francesco riceve le stimmate con accanto a lui fra' Leone ed al centro dei due la pergamena che si conserva ad Assisi scritta di suo pugno dopo aver ricevuto le stimmate.
Ci lascia lo spirito con cui san Francesco affronta la fatica di vivere con queste ferite.
Chi di noi, ha proseguito padre Antonio, non convive con le ferite?
In questa nostra prova non dobbiamo smettere di credere in Dio. Rimettiamoci alla sua ricerca proprio noi che spesso malediciamo anche la vita.
Al termine dell'intervento di padre Antonio Tremigliozzi, una riproduzione del quadro è stata consegnata all'arcivescovo, monsignor Accrocca, a don Maurizio Sperandeo e all'assessore alla Cultura, Antonella Tartaglia Polcini, già direttore, per la Curia, della Pastorale Universitaria, che oggi per la prima volta in pubblico ha indossato la fascia tricolore in rappresentanza del sindaco.
La benedizione dell'arcivescovo è stata impartita sostenendo con la pesante teca contenente la reliquia.
In tanti, a fine Messa, seguita da una massa di fedeli che ha riempito completamente l'intera e capiente Basilica, si sono portati vicino alla reliquia per avvicinare ad essa un fazzoletto, l'immaginetta sacra con la preghiera dedicata a San Francesco vergata da papa Francesco lo scorso 5 aprile o semplicemente per toccarla con la mano.
Le fasi più salienti della intera celebrazione, sono state sottolineate dal Coro della Basilica diretto da fra Vincenzo Romano.
comunicato n.167351
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