Genius loci ed architettura razionalista a Benevento. La lettura di un momento della storia di Benevento agli albori della modernita'
Con l'avvento del fascismo la citta' continua a darsi una rinnovata immagine. Vengono realizzati alcuni luoghi di passaggio tra quella antica e quella nuova, come piazza Risorgimento con il Liceo Giannone di Piccinato, la scuola Mazzini di Frediani, gli edifici dell'Inail di Pane e della Gioventu' Italiana del Littorio, poi sostituita dal piu' moderno edificio della Banca d'Italia di Mazziotti, Nunziata e Pagano. Poi gli avamposti della rinascita educativa della citta' con la "Federico Torre" di Miccolupi e la "San Filippo" di Pagliara
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Su "Genius loci ed architettura razionalista a Benevento", tema attualissimo, interviene con una propria nota Carmine Calzone (nella foto è il primo a destra), architetto, oggi docente, per il passato ha fatto parte della Giunta comunale quale assessore all'Urbanistica.
"Bisogna che un luogo diventi paesaggio interiore, perché l’immaginazione prenda ad abitare quel luogo, a farne il suo teatro, Italo Calvino "Eremita a Parigi".
Ambiente e contesto risultano determinanti in architettura, anzi funzioni proprie dell'architettura sono leggere, modificare e costruire un luogo.
Abitare è lo scopo dell'architettura sostiene Heidegger.
L'uomo abita quando riesce ad orientarsi in un ambiente e ad identificarsi con esso, stabilendo un rapporto necessario tra costruire, abitare ed essere al mondo.
Centrale è il genius loci, cioè il luogo inteso come spazio dotato di un proprio carattere distintivo e capace di "radunare molteplici significati".
L’architetto deve conoscere e rendere intellegibile il carattere del luogo, attraverso opere ed artifici che diano senso ad esso, ne reinterpretino il significato e aiutino l'uomo ad abitare, "ad abitare poeticamente”.
Quello tra natura e artificio, tra architettura e paesaggio è un rapporto continuo e di reciproca dipendenza.
Questa premessa risulta necessaria per comprendere il senso dello scritto seguente, che vuole essere una lettura di un momento della storia di Benevento agli albori della modernità.
Con l'Unità d’Italia la città medioevale, rimasta pressoché integra entro le sue mura, subisce un processo di disgregazione e diradamento.
Intere parti di murazione storica, comprese le porte urbane,subiscono demolizioni.
La città comincia ad espandersi (nella prima foto in basso il panorama agli inizi del 900) nelle campagne scavalcando i fiumi, per secoli limite tra costruito e natura.
L'istituzione della nuova Provincia con le funzioni amministrative annesse, insieme a crescita demografica e inurbamento, accentuano l'implosione del centro storico e l'estensione della città.
L'immagine di una città compatta cambia ed il rapporto tra città e paesaggio non è più quello descritto e rappresentato nei documenti storici.
L'espansione della città prosegue il percorso di antiche vie di collegamento per colline o avvallamenti naturali senza una logica insediativa ed attestandosi intorno ai nuovi snodi di comunicazione o ai primi poli artigianali ed industriali.
La città cerca di dotarsi di quelle funzioni necessarie ed adeguate a una provincia del Regno, ridefinendo la sua immagine con riferimento ai luoghi di rappresentanza e di potere: con l'allargamento e la rettifica dell'antica via Magistrale (corso Garibaldi ndr); la realizzazione della Villa Comunale che, di fatto, apre allo sviluppo lungo la collina; la costruzione del nuovo edificio della Prefettura; il ridisegno di piazza Castello e piazza Roma.
Con l'inizio del Novecento ed il formarsi di una classe borghese, professionale e impiegatizia, si diffonde qualche segnale di cambiamento ed elementi di novità.
Palazzo Roscio (di fronte la Prefettura ndr), al corso Garibaldi, i palazzi dei Catenelli al Rione Ferrovia ed una serie di villini borghesi, lungo viale degli Atlantici, mostrano le nuove influenze del gusto Liberty ed impostazioni proto-razionaliste e già moderniste.
Con l'avvento del fascismo la città continua a darsi una rinnovata immagine, talvolta esprimendo contenuti e forme costruttive del tutto innovative.
Questa volta ad una classe professionale locale, inaspettatamente più colta ed avveduta, quella dei Miccolupi e dei De Rienzo, si unisce un gruppo di personalità, imbevute di una cultura architettonica più ampia, quella del Razionalismo e del nascente Movimento Moderno, come gli architetti Luigi Piccinato, Frediano Frediani ed Angiolo Mazzoni.
Piccinato redige nel 1932 il nuovo Piano regolatore che definisce le linee di sviluppo della città moderna, le logiche insediative e le funzioni, tenendo in forte considerazione gli aspetti ambientali, con la definizione dell'affaccio sui fiumi e con la sistemazione delle aree paesaggistiche di pregio. Vengono realizzati alcuni luoghi di passaggio tra la città antica e quella nuova, come piazza Risorgimento con il Liceo Giannone di Piccinato, la scuola Mazzini di Frediani (1935, nella seconda foto in basso), gli edifici dell’Inail di Pane e della Gil (Gioventù Italiana del Littorio ndr), poi sostituita dal più moderno edificio della Banca d'Italia di Mazziotti, Nunziata e Pagano.
Altri interventi seminano i germi insediativi e identitari dei nuovi quartieri: edifici pubblici importanti come le Poste Centrali di Mazzoni, nella zona dell’ormai demolita Porta Rufina, o la Colonia elioterapica di Frediani al Rione Ferrovia.
Si arriva a realizzare un quartiere d'abitazioni, il Rione Libertà, secondo i principi dell'urbanistica razionalista: case popolari, basse, allineate, grandi viali alberati, impianto funzionale, aggregazione intorno a grandi piazze pubbliche.
Molti altri interventi vengono eseguiti anche dopo la guerra secondo la lezione dell’architettura razionalista.
Intere generazioni di architetti hanno fatto tesoro di quella stagione, come è accaduto per importanti edifici scolastici, avamposti della rinascita educativa della città: la "Federico Torre" di Miccolupi e la "San Filippo" di Pagliara.
Pur realizzati a distanza di anni, si rifanno alla stessa matrice razionalista.
A Benevento il Razionalismo non ha avuto quel carattere utopico, come accaduto altrove sotto la spinta delle Avanguardie.
Ha avuto, però, il merito di interpretare i bisogni di una comunità, sapendone leggere stratificazioni storiche e culturali.
Si è fatto portatore del genius loci, cioè di quello spirito di luoghi e memorie condivise, plasmando l'identità e l'immagine di una città del novecento.
L'architettura razionalista a Benevento, pur imbrigliata nei limiti ideologici del suo tempo, laddove non si è piegata ad impostazioni di maniera, ha coltivato i segni di una cultura architettonica pubblica, popolare e democratica, svolgendo anche nel dopoguerra un ruolo decisivo per la rinascita della città, contribuendo alla creazione di quel senso di appartenenza al proprio territorio per intere generazioni di cittadini.
Da qui prende l'avvio il dibattito architettonico ed urbanistico del secondo novecento ma non sempre la prassi costruttiva conseguente ne ha saputo cogliere gli aspetti.
Anche oggi alcuni interventi in corso di realizzazione rischiano di trascurare la storia e l’identità della città, mancando di una visione complessiva e di una reale cultura del progetto architettonico".
comunicato n.167026
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